La Banca centrale europea (Bce) non è arretrata davanti allo spettro di una nuova crisi bancaria e ieri ha deciso di aumentare i tassi di un ulteriore mezzo punto per combattere l’inflazione. «Il settore bancario dell’Eurozona è resiliente e ha posizioni solide in termini di capitale e liquidità» ha detto la presidente Christine Lagarde.

LA BCE È LA PRIMA GRANDE banca centrale a prendere una decisione monetaria dopo il crollo della Silicon Valley Bank e di altre due banche regionali statunitensi, e il crollo del Credit Suisse che hanno fatto riemergere il timore della crisi finanziaria del 2008. La situazione però oggi è diversa. Dall’estate scorso, anche a causa della guerra russo-ucraina che ha aumentato i prezzi delle materie prime energetiche e mandato alle stelle l’inflazione l’istituto di Francoforte era già impegnato in una stretta monetaria senza precedenti e ha iniziato ad aumentare i tassi di interesse che penalizzano i salari e peggiorano le condizioni dei mutui.

«LE NUOVE STIME sono basate su valutazioni che arrivavano alprimo marzo: ma da allora molto è successo e quindi quelle previsioni non incorporano le tensioni» di questi giorni. ha aggiunto Lagarde che ha rinnovato l’impegno di riportare l’inflazione al 2%. Entro due anni stando alle stime della Bce. Ora in Europa è all’8,6% in calo, mentre quella soggiacente, tranne energia e cibo, è al 5,6%.

SUGLI EVENTUALI RISCHI sistemici delle banche in Europa sono arrivate dai banchieri centrali nuove assicurazioni. «Le esposizioni a Credit Suisse sono limitate e non concentrate» ha detto il vicepresidente della Bce Luis de Guindos. «Il settore bancario dell’area euro è in una situazione molto migliore rispetto al 2008. In ogni caso la Bce ha gli strumenti per intervenire qualora questo si rendesse necessario. Sono stati fatti passi in avanti anche attraverso la vigilanza e l’introduzione di Basilea 3» ha aggiunto Lagarde.

È STATO ANCHE NOTATO il fatto che i guardiani dell’Euro non si sono pronunciati su un ulteriore inasprimento monetario e hanno fatto marcia indietro rispetto all’impegno di aumentare ulteriormente i tassi in modo «significativo» nei prossimi mesi. Il tono da «colombe» non nasconde tuttavia la possibilità che, tra qualche settimana, tornino i volare i «falchi» su Francoforte. La strategia è sempre la stessa: stare a guardare dove porta la crisi. E poi decidere. Dipenderà anche da cosa deciderà la Federal Reserve americana la prossima settimana sui propri tassi. Un eventuale rallentamento potrebbe riflettersi in Europa al prossimo giro.

LA BCE HA STIMATO che la zona euro registrerà una crescita più forte del previsto nel 2023, grazie a un calo dei prezzi dell’energia. La zona euro dovrebbe registrare una crescita del Pil dell’1% quest’anno, rispetto allo 0,5% previsto, prima dell’1,6% nel 2024 e nel 2025.

DOPO LA PAURA, ieri le borse europee hanno chiuso in rialzo. Ha pesato sia la rassicurazione della Bce sui tassi e la prudenza sui prossimi aumenti, sia la descrizione della stabilità del sistema bancario rispetto alla crisi del 2008. Hanno contato anche la socializzazione delle perdite del Credit Suisse pari a 50 miliardi di franchi pagati dalla Banca Nazionale Svizzera, oltre che le indiscrezioni su un intervento di grandi banche americane a difesa di First Republic Bank. Il titolo del Credit Suisse ieri è rimbalzato in borsa, chiudendo a 2,02 franchi, in progressione del 19,15%. Dall’inizio del 2023 la banca ha perso il 39%, il 71%del valore sull’arco di un anno.