Taranto, una Biennale del Mediterraneo
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Taranto, una Biennale del Mediterraneo

Le città visibili Per un futuro di pace e cooperazione attraverso l'arte, un progetto locale

Pubblicato più di 2 anni faEdizione del 4 giugno 2022

L’idea di realizzare a Taranto una Biennale del Mediterraneo sui temi dell’architettura, dell’arte contemporanea e del cinema nasce alla fine del 2019 da una sinergia pubblico privata che vede tra i promotori il Comune di Taranto e un gruppo di professionisti locali.

Questa idea è diventata oggi realtà grazie al lavoro dell’allora Sindaco della città, Rinaldo Melucci, che ha recentemente dichiarato: «Quel sogno che abbiamo coltivato a lungo, rendere Taranto sede di una Biennale del Mediterraneo di architettura e arte contemporanea, si sta avverando. Nei prossimi giorni il Comune di Taranto, la Regione Puglia e il Ministero della Cultura firmeranno l’accordo di programma che definisce tempi e modi dell’evento che partirà ufficialmente nel 2023» e continua dicendo: «Le basi gettate in questi ultimi cinque anni, con diverse iniziative, hanno portato a questo risultato».

Tra le iniziative ricordiamo la MAS WEEK, ideata e organizzata dalla società di architettura e ingegneria MAS – Modern Apulian Style, dedicata proprio all’architettura, all’arte contemporanea e al cinema, tenutasi a Taranto per tre anni consecutivi dal 2017 al 2019, un festival poliartistico in cui non si sono considerate le arti come sezioni ben definite ma piuttosto come un intreccio fluido dove possa esserci contaminazione.

La Biennale del Mediterraneo può essere l’occasione di rilancio nazionale ed internazionale di Taranto e può avere un ruolo importante nell’ottica di un confronto e di un dialogo con i Paesi interessati e con cui l’Italia ha da sempre un rapporto privilegiato, condividendo con essi storia, cultura e tradizioni millenarie.

Infatti tra gli obiettivi principali di questa Biennale c’è sicuramente quello di creare un ponte tra le culture che abitano le sponde del Mediterraneo, dove Taranto sarà il punto di ricongiunzione culturale tra Nord e Sud, tra Occidente ed Oriente del Mediterraneo, cercando di riscoprire un’origine culturale comune sulla quale edificare una nuova era di convivenza. Altro obiettivo è quello di aprire una nuova stagione di studio e di ricerca per analizzare le sfide del nostro tempo e le dinamiche contemporanee e diffondere le nuove tendenze, indagando il ruolo e l’impatto dell’architettura e delle arti nel mondo in cui viviamo: impatto politico, culturale, storico e sociale.

Città al centro del Mediterraneo, Taranto ha intrapreso, nel corso degli ultimi anni, una vera e propria trasformazione, immaginando il proprio futuro non più legato alla monocultura dell’acciaio ma a una nuova visione di città sostenibile, che aspira a diventare simbolo nazionale della transizione energetica, città creativa, inclusiva e dalla vocazione turistica.

Questo cambiamento è partito dal basso, dalle numerose associazioni e imprese attive sul territorio e ha trovato nelle istituzioni locali un confronto positivo. Per citare alcuni dei risultati raggiunti dalla città negli ultimi anni ricordiamo l’inserimento di Taranto nell’elenco delle città d’arte italiane e la sua proclamazione come sede, nel 2026, della XX Edizione dei Giochi del Mediterraneo. Oltre ai numerosi progetti e iniziative in campo culturale, urbanistico e sociale si rileva il crescente interesse per lo sviluppo di una nuova filiera locale della green e della blue economy.

Tra le ricadute della Biennale del Mediterraneo sul territorio tarantino, c’è il rafforzamento del senso di appartenenza del cittadino con la città e l’innesco di meccanismi di costruzione identitaria. Nell’ottica di un processo partecipativo è già cominciato il coinvolgimento della città grazie alla tavola rotonda «Aspettando la Biennale del Mediterraneo di Taranto» tenutasi il 21 maggio a Taranto e organizzata proprio per avviare un nuovo dibattito sull’argomento al fine di evidenziare, in particolare ai più giovani, le potenzialità di un così grande progetto culturale e le sue ricadute.

A questa tavola rotonda hanno preso parte diversi esperti tra cui Gianluca Peluffo, architetto e professore dell’Università degli Studi di Enna Kore che ha definito «la Biennale del Mediterraneo un’occasione straordinaria che va pensata come il modo attraverso il quale Taranto, come città che ha tutta una serie di aspetti di trasformazione in atto, possa interpretare la trasformazione del Mediterraneo».

Nel campo dell’arte contemporanea il critico, storico dell’arte e Presidente della Fondazione Burri, Bruno Corà, nota come nella scelta dei paesi da invitare «è importante trovare sempre i punti di contatto e non quelli di divisione, condividendo con gli stessi interessi e obiettivi»; mentre l’artista Giulio De Mitri sottolinea come «l’arte contemporanea potrà aiutarci a costruire una nuova e più ricca identità, fondata sullo scambio pacifico e operoso, sul rispetto e la valorizzazione delle differenze».

Inoltre, il giornalista e critico cinematografico Roberto Silvestri, soffermandosi sulla settima arte, ha evidenziato come il cinema abbia una rilevanza sociale «perché esso stimola la diffusione e la circolazione d’idee e contribuisce ad attivare l’interculturalità alla base della cooperazione fra i popoli delle tante sponde del Mediterraneo».

A seguire l’intervento di Giuseppe Fanelli, ingegnere e amministratore unico dello Studio MAS, che ha focalizzato il suo intervento sulle potenzialità di un evento di tale portata per il futuro della città: «Quello che stiamo andando a creare è una vera e propria industria che avrà ripercussioni economiche e genererà posti di lavoro. Con la Biennale del Mediterraneo di Taranto vogliamo creare un nuovo futuro per i nostri giovani che andranno ad occupare quei posti, quindi dobbiamo lavorare sinergicamente oggi per tenerli a Taranto».

In chiusura Rinaldo Melucci ha sottolineato l’importanza di questa manifestazione a livello locale: «La Biennale, così come l’abbiamo pensata, avrà sicuramente importanti effetti sulla qualità della vita dei cittadini di Taranto, soprattutto sulle nuove generazioni».

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