Lavoro

Taranto, tregua sindacati-Mittal: lunedì al Mise (non l’Usb)

Taranto, tregua sindacati-Mittal: lunedì al Mise (non l’Usb)Il ministro Luigi Di Maio all'uscita del Mise dopo un tavolo su Taranto

Sicurezza sul Lavoro Ancora disperso l'operaio. Lo sciopero ad oltranza indetto da Fim, Fiom e Uilm dopo il grave incidente di mercoledì è stato interrotto a fronte di una convocazione ufficiale per lunedì a Roma

Pubblicato circa 5 anni faEdizione del 13 luglio 2019

L’Usb di Taranto nella giornata di ieri ha mandato comunicazione ufficiale al Mise di aver formalmente revocato la propria firma dall’accordo sindacale dello scorso 6 settembre. A detta del sindacato di base, ArcelorMittal sarebbe venuta meno agli impegni sottoscritti in sede ministeriale, sia per quanto concerne la gestione degli impianti del sito di Taranto, sia per quanto riguarda la decisione di collocare 1395 lavoratori in cassa integrazione ordinaria per tredici settimane a partire dallo scorso 1 luglio. Il cambio di rotta dell’Usb appare radicale e senza ripensamenti: il siderurgico di Taranto va chiuso perché non garantirebbe gli standard minimi di sicurezza e, soprattutto, per il sindacato di base la multinazionale avrebbe già deciso di lasciare gli impianti di Taranto al suo destino. Per questo per l’Usb, che proseguirà con lo sciopero indetto mercoledì sino a lunedì, «è giunto il momento di pensare e dare concretezza ad una riconversione economica del territorio tarantino, che non guardi più alla presenza obbligata del siderurgico».
Di opinione contraria i sindacati metalmeccanici di categoria Fiom, Fim, Uilm e Ugl, che nelle ultime 48 ore hanno incontrato due volte il Prefetto alla presenza del sindaco e dei vertici dell’azienda. Lo sciopero ad oltranza indetto mercoledì scorso, dopo l’incidente che ha visto precipitare in mare una gru con al suo interno un operaio tutt’ora disperso, è stato interrotto nella serata di giovedì soltanto a fronte di una convocazione ufficiale da parte del Mise per lunedì a Roma.
A quel tavolo i sindacati chiederanno che l’azienda presenti un piano di investimenti chiaro e certo, sia nelle risorse che nei tempi di realizzazione, per quanto concerne la manutenzione ordinaria e straordinaria degli impianti, che di fatto si è ridotta al lumicino se non proprio scomparsa, durante i quasi sei anni di commissariamento e amministrazione straordinaria. Sarà inoltre chiesto un tavolo tecnico permannente che possa monitorare costantemente la realizzazione dei lavori.
La convocazione del tavolo romano ha inoltre permesso la ripartenza dell’altoforno 4 e il mancato stop dell’altoforno 1: nella serata di giovedì infatti, il rischio di uno stop di tutta l’area a caldo del siderurgico è stato molto concreto, a causa dello sciopero indetto dai sindacati. Così come al momento non sono nemmeno iniziate le procedure di spegnimento dell’altoforno 2, che secondo un’ordinanza del pm De Luca della Procura di Taranto va fermato in quanto l’amministrazione straordinaria di Ilva non avrebbe adempiuto a tutte le prescrizioni pattuite con la Procura nel 2015, dopo l’incidente che causò la morte dell’operaio Alessandro Morricella dopo quattro giorni di agonia in ospedale, perchè investito da un getto di ghisa incandescente.
Proseguono infine con grande difficoltà le operazioni dei sommozzatori dei Vigili del Fuoco, impegnati nell’individuazione e nel recupero del corpo di Cosimo Massaro, l’operaio che mercoledì scorso è precipitato in mare con la gru nella quale stava lavorando, investita da una folata di vento a 120 kmh. Sulla vicenda è stata aperta un’inchiesta da parte della Procura, oltre al sequestro di tutta l’area, perché di fatto quelle gru non avrebbero dovuto nè cedere perché dotate di strumenti così detti «anti-urugano», nè muoversi sui binari come è invece accaduto per altre due gru che sono crollate sulla banchina del molo.

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