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Tap e non solo, Calenda firma anche Eastmed

Tap e non solo, Calenda firma anche Eastmed

È stata la pioggia il miglior alleato dei manifestanti in presidio permanente da 18 giorni all’esterno del cantiere dove dovrà passare il microtunnel del gasdotto Tap nel Salento. Dopo la […]

Pubblicato più di 7 anni faEdizione del 4 aprile 2017

È stata la pioggia il miglior alleato dei manifestanti in presidio permanente da 18 giorni all’esterno del cantiere dove dovrà passare il microtunnel del gasdotto Tap nel Salento. Dopo la protesta di sabato che ha portato alla sospensione dei lavori, anche ieri, come domenica, non si sono visti gli operai né i camion utilizzati per il trasporto degli ulivi espiantati (ne mancano 18 su 211).

Pochi anche gli agenti delle forze dell’ordine. Il cantiere è stato presidiato sin dalla mattina da oltre 500 persone che hanno dato manforte a chi era arrivato alle 4 del mattino per partecipare all’incontro «l’Alba di San Basilio» (la contrada di San Foca in provincia di Melendugno dove sorge il cantiere). Si sono aggiunti una trentina di giovani provenienti da Torino e dalla Val Susa. Complice l’interruzione dei lavori, tutte le strade intorno al cantiere sono state ulteriormente bloccate con massi e ostacoli vari per impedire l’accesso ai camion nelle prossime ore.

Prosegue anche la polemica a distanza tra i manifestanti, i sindaci del territorio e la società Tap. Sabato il sindaco di Melendugno, Marco Potì, ha lanciato una raccolta di firme per un appello a Mattarella, a Gentiloni e al governatore Emiliano: si chiede l’immediata sospensione dei lavori e la convocazione di un tavolo politico-tecnico urgente; hanno aderito 82 sindaci su 97 della provincia di Lecce.

Replica la società: «L’opera sarà invisibile perché interrata a una profondità di almeno 1,5 metri. Non avrà alcuna interferenza con le attività agricole e turistiche del territorio e l’uso delle best available technologies ridurrà al minimo il suo impatto ambientale».

Gli ulivi «verranno reimpiantati nel luogo d’origine» e «tutti i muretti a secco e le pajarè (trulli salentini, ndr) sono stati censiti per permetterne un’esatta ricollocazione».

Intanto, Legambiente Puglia porta l’attenzione sul progetto di un altro gasdotto che dovrebbe approdare ad Otranto: Poseidon. Anch’esso fa parte del «Corridoio Sud» e avrà una capacità di trasporto di 15 miliardi di metri cubi di gas naturale all’anno, collegando le aree del Mar Caspio con l’Italia e l’Europa attraverso la Turchia e la Grecia, per un investimento di 900 milioni di euro. L’Ue lo ha riconosciuto «progetto d’interesse europeo» con un finanziamento di 100 milioni.

La sezione Italia-Grecia ha ricevuto l’esenzione della Tpa (Third Party Access) per 25 anni e la Igi Poseidon è la joint venture paritetica tra Edison International Holding (100% Edison S.p.A.) e Depa SA, società di stato greca del settore idrocarburi, autorizzata alla costruzione del tratto Grecia-Italia. Il progetto ha ottenuto il decreto di compatibilità ambientale nel 2010, l’autorizzazione unica del Mise nel maggio 2011 e il rilascio dell’atto di concessione demaniale nel giugno 2013.

L’accordo chiuso tra Edison-Depa e Gazprom per la fornitura del gas è stato siglato un anno fa.

«Da anni invitiamo le istituzioni a lavorare all’ipotesi di un unico gasdotto con un punto di approdo il meno impattante possibile. Ora rischiamo di averne ben due – affermano da Legambiente -. Siamo favorevoli ad un solo gasdotto, per la drastica riduzione della fonte più inquinante, il carbone».

 

Ma non c’è due senza tre.

Proprio ieri il ministro dello Sviluppo Carlo Calenda ha firmato a Tel Aviv insieme ai ministri di Israele, Grecia e Cipro, il primo via libera a Eastmed, il più grande gasdotto sottomarino del mondo (sempre di Igi Poseidon), che dovrebbe portare in Puglia (e ci risiamo!) il gas naturale off shore dei giacimenti al largo di Israele e Cipro.

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