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Tanaami Keiichi, l’arte lisergica del Sol levante

Tanaami Keiichi, l’arte lisergica del Sol levante

Maboroshi La memoria degli orrori dei bombardamenti a tappeto su Tokyo durante le ultime fasi della Seconda Guerra mondiale rivisitati in chiave psichedelica attraverso colori sgargianti e forme tondeggianti e surreali. […]

Pubblicato 3 mesi faEdizione del 23 agosto 2024

La memoria degli orrori dei bombardamenti a tappeto su Tokyo durante le ultime fasi della Seconda Guerra mondiale rivisitati in chiave psichedelica attraverso colori sgargianti e forme tondeggianti e surreali. Il quadro Maternità di Picasso ricreato in più di cinquecento dipinti come infinite variazioni su uno stesso tema e quasi come una pratica religiosa durante la pandemia.

E ancora, l’attività come animatore sperimentale, quella come graphic designer e la direzione della prima edizione di «Playboy» nel Sol Levante nel 1975. Tutto questo e molto altro è stato Tanaami Keiichi, artista a tutto tondo che si è spento lo scorso 9 agosto a ottantotto anni, ma la notizia della morte è stata diffusa solo due giorni fa.Tanaami se n’è andato proprio nel bel mezzo di una grande ed importante retrospettiva, Keiichi Tanaami: Adventures in Memory, organizzata dalla National Art Center di Tokyo, aperta il 7 agosto e che si concluderà a novembre.

L’artista è stato uno dei membri più importanti di quella generazione di giovani giapponesi cresciuti ed influenzati dall’arte pop, ma con le immagini di distruzione del conflitto bellico, esperito in tenera età, indelebilmente impresse negli occhi e nella memoria. Tanaami si laurea all’Università d’arte Musashino nel 1960, l’anno delle proteste contro l’ANPO, il trattato di mutua cooperazione e sicurezza tra Stati Uniti e Giappone, che inaugureranno di fatto il lungo periodo di lotte e resistenze che cambieranno radicalmente il modo di pensare e fare arte nell’arcipelago.

È in questo contesto storico che il giapponese comincia a creare le sue opere e diventerà, assieme all’altro grande nome dell’arte lisergica nipponica, Yokoo Tadanori, la punta di diamante, in Giappone, del movimento psichedelico declinato nelle arti visive.

Risalgono alla metà degli anni sessanta i suoi primi esperimenti con l’animazione, attraverso la quale mette in immagine e in movimento i voli della sua immaginazione, si tratta per lo più di cortometraggi dal tono comico e talvolta surreale che toccano temi quali l’erotismo, la pervasività della cultura popolare, specialmente quella americana, e il desiderio di pace.

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In questo periodo si fa conoscere come filmmaker sperimentale soprattutto grazie alla sua partecipazione a due festival dell’animazione organizzati nel 1965 e 1966 al Sogetsu Art Center da Teshigahara Hiroshi. Dalla metà del decennio successivo, cambiano le coordinate storiche e sociali, così come evolve la storia personale dell’artista giapponese che viene ricoverato in ospedale per lungo tempo.

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Questa esperienza lo sprona a lasciare il suo lavoro come graphic designer e a dedicarsi a tempo pieno alla sua arte pittorica e di collage, ma allo stesso tempo, secondo le sue stesse parole, anche i tempi erano cambiati. Se gli anni sessanta erano gli anni del «corpo» in cui tutti si «mischiavano» con tutti a prescindere dalla classe sociale e dalla professione, i decenni successivi, sempre nelle dichiarazioni di Tanaami, sono un periodo più sofisticato e spirituale.

Comincia quindi anche lui stesso a interessarsi in maniera più diretta al significato della memoria e al senso di mortalità che questa porta necessariamente con sé. Lo stile rimane però riconoscibilissimo, sono soprattutto le esplosioni di colori a prendere qui il sopravvento, anche grazie all’uso del digitale nelle opere filmiche del nuovo millennio, sia che si tratti di sculture giallo fuoco raffiguranti enormi teschi, sia che si tratti di cortometraggi dove le bizzarre forme animate sembrano prendere forma dal magma di colori, quasi un brodo primordiale.
matteo.boscarol@gmail.com

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