Tamponi in Israele, confusi i sani con i malati
Coronavirus Un errore di battitura ha costretto il ministero della sanità a congelare per alcune ore la diffusione dei dati aggiornati del contagio. Si è scoperto che alcuni di quelli testati avevano ricevuto i risultati di altre persone.
Coronavirus Un errore di battitura ha costretto il ministero della sanità a congelare per alcune ore la diffusione dei dati aggiornati del contagio. Si è scoperto che alcuni di quelli testati avevano ricevuto i risultati di altre persone.
Il contagio corre anche in Israele dove il numero dei positivi al coronavirus è salito a 3.460, con 12 decessi. Il governo Netanyahu ha dato istruzioni di inasprire le restrizioni per i cittadini ed è pronto ad arrestare completamente il paese se nei prossimi giorni non ci sarà un calo delle infezioni. Il ministero della sanità da parte sua intende aumentare il numero dei tamponi a 30.000 al giorno entro la fine di aprile. Ieri però ha dovuto congelare l’aggiornamento dei dati del contagio a causa di un banale ma grave errore di battitura avvenuto nei 20 laboratori abilitati ad analizzare i test. Si è scoperto, hanno riferito i media locali, che alcuni di quelli testati avevano ricevuto i risultati di altre persone. Quindi cittadini non ammalati sono stati o stavano per essere messi sotto terapia mentre persone che avevano bisogno di essere curate sono state rimandate a casa, con il pericolo di diffondere il virus in famiglia e tra gli amici.
Non è chiaro quanti siano quelli coinvolti dall’errore compiuto nei laboratori. In serata le autorità hanno assicurato che solo otto risultati dei test sono stati riportati erroneamente. Ma la rete televisiva Canale 12 qualche ora prima aveva riferito che i risultati di circa 1.200 persone erano stati inseriti non correttamente nel sistema del ministero della sanità. «Siamo in uno stato di incertezza» ha detto un alto funzionario all’emittente televisiva «sono solo i test di ieri (venerdì) o vanno indietro di alcuni giorni o più di una settimana?».
I tamponi sono stati un problema anche per il Mossad. Netanyahu ha coinvolto nell’emergenza coronavirus anche il famoso, per molti famigerato, servizio segreto con l’incarico di procurare ovunque macchinari per le terapie intensive e materiali per la lotta al Covid-19. Qualche giorno fa il Mossad aveva portato in Israele 100mila kit per i test. Poi si è scoperto che erano incompleti. «Nei kit ci sono vari componenti e mancano proprio quelli che non abbiamo. Il nostro problema è che non ci sono i tamponi», aveva detto il vicedirettore del ministero della sanità, Itamar Grotto. Al servizio di spionaggio è andata meglio nelle ultime ore poiché è riuscito a procurarsi i reagenti per 400mila kit per testare l’infezione, acquistati in un Paese che non ha relazioni con lo Stato ebraico.
L’impiego dei servizi segreti israeliani nella lotta al Covid-19 è cosa nota. Lo Shin Bet – il servizio interno di sicurezza – è stato incaricato di tracciare i cellulari dei cittadini israeliani e di scandagliare i social per tenere sotto controllo chi viola la quarantena e seguire i movimenti dei positivi al virus, in modo da avvisare quelli che sono entrati in contatto con loro.
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