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Tajani segretario nel nome di Silvio, Fi prova a sopravvivere

Tajani segretario nel nome di Silvio, Fi prova a sopravvivereAntonio Tajani applaudito segretario – foto LaPresse

Politica Berlusconi resterà l’unico «presidente» e sarà nel simbolo. Il primo vero congresso «prima delle europee». Fascina assente

Pubblicato circa un anno faEdizione del 16 luglio 2023

Nel nome di Silvio, presidente per l’eternità. Nessuno si fregerà del titolo che fu di Cesare, pardon di Berlusconi: Antonio Tajani, portavoce e leader supplente quando l’augusto era in vita, si accontenterà di essere segretario, incarico consono al ruolo di chi giura di voler solo proseguire nel solco tracciato. Ci manca solo la tavoletta Ouija sul palco del Consiglio nazionale azzurro ma ci manca di poco. Nel frontespizio dello Statuto verrà aggiunta la formula «Silvio Berlusconi presidente e fondatore». Il nome dell’indimenticabile resterà per sempre nel simbolo: la decisione non è stata ancora presa ma lo sarà.

DOPO CINQUE MINUTI di frenetici applausi tributati alla buonanima, cinque volte più di quanto chiesto da Tajani, il segretario eletto per alzata di mano all’unanimità e benedetto dal presidente del Ppe Manfred Weber legge il messaggio-consacrazione della famiglia: «Grazie per l’appoggio e vicinanza che avete sempre dato al nostro caro papà e grazie per tutto ciò che farete d’ora in poi per continuare a far valere gli ideali di libertà, progresso e democrazia che hanno sempre contraddistinto il suo pensiero e la sua azione». C’è anche una seconda lettera, indirizzata al solo Tajani. Discreto, non la legge ma ne parla come di un testo «molto affettuoso e incoraggiante»: l’investitura. Nella giornata degli alti ideali non è il caso di affrontare la questione debiti e quattrini, ma anche da quel punto di vista i messaggi dei pargoli autorizzano ottimismo e Tajani ci tiene a ringraziare in particolare Marina: la sorte del partito azzurro è nelle sue mani.

Il segretario è stato eletto senza bisogno di dibattito e interventi: basta un discorso, il suo. È una carica pro-tempore, fino al congresso che lui stesso auspica di convocare prima delle europee. Non proprio tempi fulminanti ma per Forza Italia sarà il primo vero congresso e si può capire una certa difficoltà. Forse ci saranno altre candidature, Tajani giura di auspicarle. Che emergano davvero non è facile: Fi è troppo fragile per affrontare il rischio di una spaccatura. L’assenza di Marta Fascina, rimasta ad Arcore, conferma che la tregua imposta dall’istinto di sopravvivenza regge e il solo che possa tenerla in piedi è proprio Tajani. Ma qualcuno che a mezza bocca ipotizza speranzoso l’irruzione a sorpresa di un altro Berlusconi, senza specificare quale come se uno valesse l’altro, in realtà c’è. Solo in quel caso Tajani potrebbe passare la mano ed è un miraggio poco realistico.

AL DI LÀ DELLE FACILI ironie il compito di Tajani, come di chiunque provasse a far esistere il partito di Berlusconi senza Berlusconi, è titanico. Era inevitabile che, almeno in prima battuta, l’erede si proponesse come gran sacerdote del berlusconismo, senza alcun guizzo. Ma i tempi sono cambiati, il mondo del Cavaliere non c’è più, la liturgia non basta. Tajani indica il percorso su cui punta: «Dobbiamo diventare sempre più punto di riferimento del gran mondo dei moderati. Il Pd si sposta a sinistra e lascia ampi spazi deludendo elettori ex Dc ed ex Psi. Vogliamo essere garanti della stabilità di governo ma con nostre idee».

LE IDEE IN QUESTIONE sono cinque direttrici, tra cui svettano la giustizia con la separazione delle carriere e il fisco con la Flat Tax. Nulla di nuovo ma la proposta politica va oltre il particolare di questa o quella riforma. Dopo il disfacimento dell’embrione di Terzo Polo, il segretario post-berlusconiano mira a dimostrare che quel fantasmatico polo c’è già ed è il suo partito. Fino a ieri fioccavano scommesse su chi avrebbe lasciato il vascello azzurro per trasferirsi da Renzi e Calenda. Oggi proliferano ipotesi su chi, dalla smembrata galassia centrista, potrebbe bussare alle porte di Forza Italia. I nomi di chi bussa Antonio Tajani non li fa ma giura che ci sono e probabilmente è vero. Certo, una Fi spina dorsale del terzo polo sarebbe molto diversa dal partito dell’Immortale. Ma questa sarà, forse, storia di domani.

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