Economia

Taglio del cuneo e reddito minimo. Il governo ora ci prova coi sindacati

Taglio del cuneo e reddito minimo. Il governo ora ci prova coi sindacatiIl ministro dell'Economia Fabrizio Saccomanni

Il tavolo a Palazzo Chigi Domani Letta incontra Cgil, Cisl e Uil per fare il punto. Mano alle forbici. Saccomanni: «La legge di stabilità si finanzia con la spending review»

Pubblicato circa 11 anni faEdizione del 6 ottobre 2013

A dieci giorni dalla presentazione della legge di stabilità, si susseguono e accavallano le varie ipotesi su stanziamenti, tasse, nuovi tagli. In particolare, il ministro dell’Economia Fabrizio Saccomanni ha spiegato ieri che «l’unico sistema per liberare risorse da destinare alla riduzione del carico fiscale e agli investimenti è la spending review». Il governo si appresterebbe dunque a un nuovo piano di tagli, con un nuovo Commissario, Carlo Cottarelli, di fresca nomina. Ci si attende non solo la solita «razionalizzazione» (che però spesso si traduce in taglio delle prestazioni sociali) ma anche una serie di privatizzazioni e dismissioni di beni pubblici – a partire dagli immobili – il cui piano non potrà essere pronto prima di fine mese: troppo tardi per reperire le risorse necessarie nell’immediato, ad esempio gli 1,6 miliardi per la correzione del deficit.

Si fa sempre più spazio l’ipotesi che parte della legge – neppure poco consistente, ovvero 4-5 miliardi – dovrà essere destinata al taglio del cuneo fiscale, ovvero la tassazione che pesa sul lavoro, e che insieme appesantisce i costi delle imprese e non va nelle tasche dei lavoratori. La misura potrebbe essere già definita lunedì, per portarla sul tavolo dell’incontro Letta-sindacati.

Altre misure previste sarebbero destinate ai comuni, messi in difficoltà da anni di tagli, dal patto di stabilità e da ultimo dalle peripezie vissute a causa dell’Imu (che normalmente veniva trasferito a loro dopo il pagamento). Sarebbero tra i 3 e i 4 miliardi le risorse destinate alle amministrazioni locali, tra allentamento del vincolo di stabilità e la nuova service tax. Su quest’ultimo fronte, sarebbero 2 i miliardi destinati ai Comuni, che potranno utilizzarli per detrazioni e deduzioni in modo da alleggerire la service tax dei loro cittadini. Mentre 1,5 miliardi circa sarebbero i soldi finalizzati all’allentamento del patto di stabilità, che quindi potrebbero essere usati ad esempio per lavori di edilizia urbana o per l’allestimento di altri servizi.

A questi 7-8 miliardi (al massimo 9) si devono aggiungere ovviamente gli 1,6 miliardi per la correzione del deficit (questi da reperire subito, mentre gli stanziamenti di cui si è parlato finora sono previsti per il 2014), e tutte quelle voci rimaste in sospeso per il 2013 (l’ultima rata dell’Imu, per 2,4 miliardi; il rifinanziamento della cig in deroga, la social card, le missioni internazionali ). In questo modo ci si avvicina facilmente, tra le poste di quest’anno e quelle previste per il prossimo, alla cifretta niente male di 15 miliardi di euro.

Dal ministro del Lavoro Enrico Giovannini è arrivato l’annuncio che l’Italia istituirà finalmente un reddito sociale, utile al sostentamento di chi ha perso il lavoro e non ha nessun ammortizzatore, o per i casi di estrema povertà senza possibili soluzioni alternative. La misura sarà però, per il momento, soltanto avviata e non coprirà quindi chi ne ha bisogno a pieno regime (principalmente perché, manco a dirlo, non ci sono risorse: e anche qui si parla di reperirle grazie a una spending review).

Il cosiddetto «sostegno di inclusione attiva» sarà dunque introdotto con gradualità e prevederà una integrazione per chi ha un reddito sotto la soglia di povertà che «si riceverà solo a condizione che ci si attivi seriamente a cercare un lavoro, e che, se si hanno figli, si mandino a scuola e si portino ai controlli medici». Ma i sindacati, o perlomeno Cisl e Uil, appaiono fredde verso questa misura: «Primum vivere deinde filosofare – commenta Raffaele Bonanni – prima bisogna trovare i soldi per la cassa in deroga. Poi ci sarà tempo, finita la crisi, per discutere le riforme del mercato del lavoro». Per il 2014 il governo si appresta infatti a ridurre le risorse per la cassa in deroga (dai 2,8 miliardi spesi nel 2013 a 1 miliardo), tagliando la durata del sussidio e inasprendo i criteri per ottenerlo.

Infine, una nuova ricerca della Cgia: tra il 2000 e il 2013 l’aumento del costo del servizio rifiuti è stato del 67%. Con il debutto della Tares l’incremento dei costi dovrebbe essere di quasi 2 miliardi di euro in più rispetto all’anno scorso, e se 13 anni fa ogni famiglia pagava mediamente 270 euro, oggi l’esborso medio per ciascun nucleo familiare dovrebbe attestarsi sui 451 euro.

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