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Tagli e precariato: in Italia è la notte della ricerca

Tagli e precariato: in Italia è la notte della ricercaProteste all'università – Ansa

EDUCAZIONE CINICA 5 mila firme in poche ore per la petizione dei docenti di ruolo: «Bernini aumenti i fondi»

Pubblicato circa un mese faEdizione del 28 settembre 2024

«Passiamo insieme la Notte della Ricerca: una notte per prepararci insieme all’alba più bella». La ministra dell’Università e della Ricerca Anna Maria Bernini ha mandato un messaggio quanto mai appropriato per la manifestazione che coinvolge i ricercatori di tutta Europa. Non c’è dubbio infatti che la ricerca in Italia vaghi nella notte profonda, tra i tagli al Fondo di finanziamento ordinario (Ffo) e la proposta di riforma sul pre ruolo che, per sindacati e opposizioni, aumenta il precariato. Il dubbio è su cosa il governo di destra intenda con «alba più bella».

MENTRE NEGLI ATENEI italiani sono in programma eventi, mostre e conferenze con gli scienziati, in rete sta girando una petizione «Contro la precarizzazione dei giovani ricercatori e i tagli alla ricerca» che ha già raggiunto 5mila firme in poche ore. «Ai primi di agosto, il consiglio dei ministri ha approvato un ddl di revisione delle figure pre ruolo nell’Università, prevedendo cinque figure post laurea, tutte precarie, per alcune delle quali non è neanche previsto il riconoscimento di un reale rapporto di lavoro – si legge nel testo -. La borsa di assistente alla ricerca junior, la borsa di assistente alla ricerca senior, il post doc, il professore aggiunto e il contratto di ricerca non sono tutele crescenti: sono solo laureati e dottori di ricerca che svolgono attività ma a cui non si riconoscono diritti, rappresentanza e minime tutele (come malattia, ferie e altro)».

PER I PROMOTORI della petizione la riforma immaginata da Bernini non è altro che «una moltiplicazione infinita dei sentieri e dei tempi con cui vedersi riconoscere il ruolo, che espande la precarizzazione e le incertezze». I docenti ricordano anche i tagli all’università e alla ricerca (oltre 500 milioni in meno sul Ffo) e la cancellazione degli ultimi due anni del Piano straordinario avviato dall’ex ministra del governo Draghi, Maria Cristina Messa, che avrebbe dovuto ampliare la facoltà di assumere degli atenei. Nonché la mancata stabilizzazione delle risorse alla ricerca provenienti dal Pnrr. Il documento chiede invece un unico rapporto di lavoro preruolo a tempo determinato «che garantisca diritti, tutele e rappresentanza» e la «ripresa di un finanziamento congruo alla ricerca di base, per riportare la spesa pubblica e gli organici in questo settore in linea con quelli degli altri Paesi europei».

«I PRECARI DELLA RICERCA sono ormai 30mila, una bolla che scoppierà presto perché tra tagli e riforma non ci sarà alcun futuro per loro – spiega Lorenzo Zamponi, professore associato di Sociologia generale alla Normale di Pisa -. Il progetto di Bernini concede agli atenei la possibilità di modellare i contratti in totale spregio di trasparenza e merito». Zamponi fa notare anche la particolarità di questo appello, partito da docenti di ruolo e non dai precari. Tra i primi firmatari ci sono figure note nel mondo accademico come i costituzionalisti Alessandra Algostino e Francesco Pallante e l’economista Gianfranco Viesti. «Anche chi è già strutturato deve prendere posizione contro i passi indietro nel campo della ricerca e dell’università», dice Zamponi che vede la possibilità di una mobilitazione su larga scala. Francesco Luca Basile, Ordinario di Chimica Industriale all’Alma Mater di Bologna, spiega l’urgenza dell’appello: «La carenza di finanziamenti combinata alla moltiplicazione di figure precarie produce una miscela letale per una generazione destinandola all’espatrio o ad una lunga e incerta attesa. Entrambi i meccanismi annichiliscono la carica di saperi e innovazione che giovani brillanti e appassionati possono portare al paese».

LA PRIMA AD ATTIVARSI è l’Università di Pisa che ha indetto una assemblea pubblica per il prossimo martedì. «A queste due misure si somma la delega al governo su altri punti come l’organizzazione e la governance interna degli atenei, l’autonomia didattica, il diritto allo studio, il reclutamento – spiega il collettivo di studenti Exploit -. Il governo darà così nuova concretezza ai frequenti attacchi indirizzati all’università negli scorsi mesi, intervenendo drasticamente sul suo attuale funzionamento».

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