Alias

T La Rock, assalto rap

T La Rock, assalto rapT La Rock

Anniversari/Nel '94 un drammatico incidente e poi il ritorno Vent’anni fa l’artista debuttava con «It’s Yours», primo singolo della Def Jam e primo pezzo ad intercettare segni e linguaggi di strada

Pubblicato più di 10 anni faEdizione del 8 febbraio 2014

È un pomeriggio di settembre nel quartiere di Washington Heights ad Harlem. Nell’appartamento al primo piano di un project identico a quelli che caratterizzano diversi isolati in quest’area si trova uno studio di registrazione con diversi campionatori, drum machine e tastiere che appartengono a un tempo lontano. Il tutto appare come rivestito da una patina che conferisce all’insieme un sapore vintage, se non fosse per il bagliore di un computer di ultima generazione. Intorno le pareti sono stracolme di foto, una sorta di galleria di momenti «storici» della carriera di un rapper di successo. L’abbigliamento, le capigliature, i gioielli in quelle foto rimandano esplicitamente agli anni Ottanta. E proprio su come saranno raccontati quegli anni e quelle esperienze – in un film sulla sua vita con LL Cool J come attore protagonista – è impegnato l’Mc che con il suo primo singolo ha impresso una nuova direzione all’hip hop. Parliamo di It’s Yours e di T La Rock, disco di cui si celebra il trentesimo anniversario. Dalla produzione musicale allo stile caratteristico nel rappare, T La Rock ha influenzato, con le sue idee e attitudine, una generazione di Mc. Purtroppo la brillante carriera dell’artista del Bronx fu interrotta a causa di un grave incidente nel 1994 mentre cercava di sedare una rissa davanti alla casa del fratello nel Bronx. Riemerso nel nuovo secolo, T La Rock è di nuovo sulla scena…
In quale zona di New York City sei cresciuto e quali sono state le tue prime ispirazioni a livello musicale?

Sono nato a Manhattan e mi sono trasferito nel Bronx quando avevo circa 8 anni. Sono stato introdotto alla musica sin da giovane poiché mio padre ascoltava molto funk e soul e così diventai a mia volta un grande appassionato e collezionista di funk. Il primo dj che vidi suonare fu Kool Herc. C’erano molti dj locali (Dj Blackjack, Dj Whitehead) ma Herc aveva la personalità che spiccava. Lui mi spinse a fare il dj all’inizio della mia carriera mentre la mia successiva passione per il rap derivava più che dall’abilità linguistica dei primi rapper da quelle di personalità come Muhammad Alì o dell’attore bianco Danny Kay che sapeva giocare con le parole con ritmo.

Quali sono state le tue prime esperienze con la cultura che in quei giorni stava nascendo nel Bronx?

Vivevo nella zona ovest del Bronx, vicino a una scuola media inferiore chiamata PS 82, non lontano da Sedgwick Avenue. Vivevo al centro della zona dove si svolsero le prime feste di Herc. Alla Stevenson High School ho incontrato diversi membri della Zulu Nation e dei Zulu Kings. Ho iniziato a praticare il bboying davvero presto. All’intervallo delle lezioni ci sfidavamo sempre. Uno dei primi soci che ho avuto come bboy fu Dj Breakout, del gruppo dei Funky Four. Parlando dei Funky Four, uno dei miei amici d’infanzia era Keith Keith, rapper di quel gruppo.

E così come molti tuoi coetanei sei passato dalla breakdance ai piatti? Quali erano i tuoi break preferiti?
Ho ancora la mia collezione di break beat sebbene sia ora difficile per me ricordare il nome della canzone o di un gruppo. Ma voglio esser sincero con te: non te li direi comunque! Ecco come ho fatto ad avere sempre tanti break e sempre diversi dagli altri, semplicemente non rivelando i miei segreti. Provengo da un’era in cui se avevo un break nuovo facevo di tutto per strapparne l’etichetta o per nascondere quel titolo, non mi bastava coprirla. Molti dj dell’epoca si ritroveranno di sicuro nelle mie parole. Dopo anni riprendendo quei dischi, capita che non ricordi nemmeno che pezzi fossero.

Quando ha formato il tuo primo gruppo?
Ci chiamavamo The Undefeated 4, un gruppo di giovani molto versatili capaci sia ai piatti, sia con le parole. C’era molta gente intorno alla nostra crew come mio fratello Special K e molti altri. Sono stato io a introdurlo al mondo dei rapper, era più giovane e cercava di imitare tutto ciò che facevo. Sono entrato nella scena hip hop all’inizio degli anni Settanta e ho iniziato a rappare prima di molti pionieri. Le mie prime performance sono state nelle feste nei parchi. Ho fatto show anche in qualche club ma gli house party erano quelli che andavano per la maggiore data la grande abbondanza di appartamenti e case abbandonate nel Bronx di quegli anni.

Quale fu la tua reazione ascoltando per la prima volta «Rapper’s Delight»?
Rapper’s Delight non era il tipico pezzo hip hop a cui eravamo abituati, sembrava più un pezzo disco, per questo fui felice quando ebbe successo e divenne mainstream. A molti non piaceva perché non suonava hip hop; dal mio punto di vista, invece, questo elemento avrebbe garantito l’apertura di nuove possibilità per tutta la scena.
Come sei riuscito a incidere invece il tuo primo disco, «It’s Yours»?

Quando mio fratello Special K mi propose di incidere un disco… a dirla tutta non è che fossi particolarmente convinto, lavoravo in una farmacia e guadagnavo bene, in più facevo a tempo perso il dj e l’Mc nelle feste. Fu lui, che aveva già avuto esperienze professionali con il suo gruppo, i Threacherous 3, a convincermi a incidere quel disco. Mi aveva parlato di un certo Rick Rubin che voleva produrre un disco. K non poteva perché era già sotto contratto. Registrai It’s Yours e me ne dimenticai immediatamente; il giorno successivo ero al lavoro come al solito. All’inizio fu in rotazione nei programmi notturni poi un giorno, mentre ero al lavoro il conduttore alla radio annunciava il disco più richiesto della giornata, ero convinto che stesse parlando dei Run Dmc o di qualche celebrità quando all’improvviso pronunciò il mio nome. It’s Yours fu suonato in tutte le radio e divenne un vero successo. Era il primo disco rap realizzato in quella modalità, un beat potente, qualche scratch e un contenuto intelligente e positivo per gli ascoltatori. È importante ricordare come il mio fosse il primo disco rap ad avere una reale rotazione radiofonica nonostante rappresentasse la vera essenza della strada: un rapper, l’interazione con il suo pubblico e un dj che fa scratch. Avevo vinto alla lotteria!
A proposito della produzione, che mi dici di quei bassi?

Eravamo tutti in studio e io continuavo a urlare che avevamo bisogno di più bassi e li spigemmo così tanto che i monitor in studio erano come impazziti. Ne uscì un beat crudo da bboy.

E che dire dei rapporti con Rubin e la nascente Def Jam?
Rick Rubin è sempre stato molto disponibile con me. A parte i giorni in studio, l’ho sempre incontrato saltuariamente mentre Jazzy Jay faceva il mio dj durante il tour. Gli scratch sul disco erano i suoi. Il successo di It’s Yours è durato oltre un anno dopodiché sono tornato a lavorare con il mio dj di sempre, Dj Louie Lou per la Fresh Records. Facemmo un ep con tre canzoni. Anche quell’ep fu un successo e attirò l’attenzione di Mantronix. L’intero album Lyrical King è stato prodotto da Louie Lou e dal sottoscritto con Mantronix al mixaggio. Con quell’album ho iniziato a viaggiare oltreoceano e ad avere un richiamo internazionale.

ABBONAMENTI

Passa dalla parte del torto.

Sostieni l’informazione libera e senza padroni.
Leggi senza limiti il manifesto su sito e app in anteprima dalla mezzanotte. E tutti i servizi della membership sono inclusi.

I consigli di mema

Gli articoli dall'Archivio per approfondire questo argomento