Europa

«Syriza è come una bicicletta, può solo andare avanti»

Intervista Nikos Iannopoulos, della Rete per i diritti sociali: «I movimenti non possono schiacciarsi sul governo, ma rendere effettive le sue misure»

Pubblicato più di 9 anni faEdizione del 13 marzo 2015

«Il nostro modello? Quello latinoamericano. La sinistra? È come una bicicletta, può andare solo avanti. Il rapporto tra partito e movimento? L’uno deve incontrare l’altro». Nikos Iannopoulos è uno storico attivista del Diktio, la Rete per i diritti sociali più estesa in Grecia. «Sono comunista e cerco di tenere la mente sempre aperta», dice. Scambiamo qualche opinione sul governo Tsipras e le prospettive per la sinistra greca in un bar di fronte al centro sociale gestito da Diktio nel cuore del quartiere di Exarchia, ad Atene.
Il governo Tsipras si trova di fronte alle prime difficoltà, sia interne che esterne. Lo attende un compito non facile.
Indubbiamente quella di Syriza è stata una grande vittoria per la sinistra e per le classi sociali maggiormente colpite dalle politiche di austerità. Nonostante la situazione rimanga molto difficile sia in Grecia che nel resto d’Europa, siamo sicuri che il nuovo governo procederà come aveva annunciato e prenderà misure diametralmente inverse rispetto ai governi precedenti, di sollievo per la popolazione.
Ha sorpreso molti l’alleanza di governo con i Greci Indipendenti. Come la valutate, dal punto di vista sociale?
Ovviamente sarebbe stato molto meglio se Syriza avesse ottenuto la maggioranza assoluta, senza bisogno di fare il governo con l’Anel. Ma da quello che sembra non aveva molte altre alternative. Se si fosse andati di nuovo alle elezioni, nel momento in cui aveva la possibilità di formare un governo, a Syriza sarebbe stata addebitata la responsabilità di questo gesto. Noi crediamo che la collaborazione con l’Anel non creerà problemi sulle misure che Syriza vuole prendere. Hanno la stessa linea sulla ricontrattazione del debito e sulla fine dell’austerità, esiste però l’eventualità che possano crearsi problemi su temi di politica nazionale, in particolare per quanto riguarda i diritti democratici. Di fatto la composizione del nuovo governo e dei ministeri sociali ci rende fiduciosi. Per esempio il ministro della Giustizia ha parlato della chiusura delle carceri di massima sicurezza di tipo gamma, mentre il viceministro all’Immigrazione ha annunciato la concessione della cittadinanza ai figli degli immigrati e la chiusura dei centri di detenzione. Quello che non ci piace, piuttosto, è che la decisione di formare il governo con l’Anel è stata presa dalla stretta cerchia di Tsipras, senza consultare il partito. Questo è abbastanza preoccupante. Inoltre, abbiamo seri dubbi sul fatto che Syriza riesca a sostenere le pressioni che arrivano da Bruxelles senza arrotondare le posizioni, come già sta facendo.
Il dibattito su come stare al governo e sul rapporto tra questo e il partito è molto serrato, all’interno di Syriza. Come pensate si possa risolvere?
Secondo noi è essenziale, innanzitutto, che il partito non si fonda con lo Stato e mantenga la sua autonomia politica e organizzativa. Dovrebbe funzionare come un luogo di appoggio al governo, ma anche propositivo, che lo spinga in avanti. Faccio due esempi: Syriza si è impegnata a ripristinare i contratti collettivi, collegandoli allo stipendio-base di 751 euro e al ritorno delle tredicesime per le pensioni minime, una misura di dignità e di sopravvivenza per le persone. Affinché queste misure diventino realtà bisogna trovare il modo di fermare il terrorismo dei datori di lavoro, che possono pure firmare contratti collettivi, però poi tengono i lavoratori al nero per 300-400 euro al mese. C’è bisogno di ulteriori misure, come la proibizione dei licenziamenti di massa e l’impossibilità di licenziare in società che siano in attivo. Lì noi diciamo che è necessario che l’economia si incontri con la democrazia, perché non puoi prendere misure economiche se non riduci il campo d’azione dei datori di lavoro e aumenti lo spazio di libertà dei lavoratori. Un altro esempio riguarda i media, in particolare le tv. Rappresentano un pericolosissimo triangolo di denaro, potere e ricatto. È giusto limitare il loro ruolo, che venga posta la questione del pagamento delle frequenze. Un provvedimento del genere, per poter prendere carne e ossa, va collegato alla rimessa in funzione della tv pubblica, con il reintegro dei lavoratori che non hanno smesso di lottare e con l’autogestione. In questo modo, mettendo davanti la questione della democrazia si influenza l’economia.
E invece, per quanto riguarda il partito e i movimenti sociali?
Non c’è nessuna possibilità che il governo riesca nel suo lavoro se il movimento dei lavoratori non prende in mano la politica. Facciamo il caso della salute. Sicuramente il movimento dei lavoratori nel settore sanitario deve porre l’attenzione sul libero accesso alle strutture, visto che tre milioni e mezzo di greci non hanno diritto alla sanità, nonché sulla riapertura degli ospedali e dei centri diagnostici che sono stati chiusi. Però questo non basta. Noi abbiamo proposte precise sul modo in cui i lavoratori della sanità devono cambiare il modo di funzionare degli ospedali, ad esempio facendo incontri con i malati cronici, registrando i bisogni dei pazienti oppure chiedendo a tutti i medici che lavorano gratuitamente negli ambulatori sociali di mettersi a disposizione di chi non ha copertura sanitaria. Un altro esempio riguarda gli spazi pubblici. C’è l’ex aeroporto che è stato espropriato dagli interessi privati. Oltre a quello che farà il governo, bloccando la privatizzazione, i movimenti locali dovrebbero creare un programma di valorizzazione di quell’area e metterlo in atto.
Si tratta di misure che non andranno giù alle istituzioni europee.
Ci piace utilizzare, per questo, la metafora della bicicletta. Non può andare indietro, se non nei circhi, e se sta ferma cade. Può solo andare avanti. Ecco, per Syriza l’unica speranza di sopravvivere è andando avanti. Se va indietro scomparirà.

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