Sylvano Bussotti, il sogno di danza
L'opera Il 25 novembre presso il teatro Vascello di Roma, all’interno della programmazione del 61° Festival di Nuova Consonanza, andrà in scena per la prima volta nella sua versione integrale «Syro Sadun Settimino o il trionfo della Grande Eugenia»
L'opera Il 25 novembre presso il teatro Vascello di Roma, all’interno della programmazione del 61° Festival di Nuova Consonanza, andrà in scena per la prima volta nella sua versione integrale «Syro Sadun Settimino o il trionfo della Grande Eugenia»
Il 25 novembre presso il teatro Vascello di Roma, all’interno della programmazione del 61° Festival di Nuova Consonanza, andrà in scena per la prima volta nella sua versione integrale Syro Sadun Settimino o il trionfo della Grande Eugenia, operina monodanza in un atto di notte, del poliedrico compositore fiorentino Sylvano Bussotti, lavoro del 1974 su un poema di Dacia Maraini. Un omaggio che il Festival di Nuova Consonanza rende a uno dei protagonisti della musica contemporanea italiana del secondo Novecento a tre anni dalla sua scomparsa.
Compositore sempre attento alle problematiche sociali del presente, nelle sue opere ne ha esplorato le mille sfaccettature sempre con arguta originalità, contribuendo all’evoluzione e al rinnovamento non solo del linguaggio musicale, ma anche di quello teatrale. Conosciuto anche come regista teatrale, pittore, scenografo, costumista e poeta, Bussotti ha sempre abbracciato quella multidisciplinarietà che ritroviamo spesso nelle sue opere, Syro Sadun Settimino si inserisce proprio in questa ricerca, in cui musica, teatro, poesia e danza si intersecano creando un lavoro che difficilmente può essere inquadrato in un genere specifico: operina monodanza in un atto è il sottotitolo che lo stesso compositore inventa per definire tale lavoro. L’opera venne eseguita per la prima volta in forma di concerto nel 1974 presso il Festival di Royan sotto la direzione di Marcello Panni e con lo stesso Bussotti nella veste di lettore del testo di Maraini, alcuni estratti per coro vennero poi riutilizzati dal compositore all’interno di Ballet blanc andato in scena al Maggio Musicale Fiorentino nel 1976, l’opera non venne però mai rappresentata nella sua versione teatrale che prevedeva un unico danzatore in scena in contrappunto con l’ensemble strumentale, il coro e il melologo recitato da un attore.
Le tematiche scabrose che il testo di Dacia Maraini affrontava, in maniera anche molto diretta per l’epoca, risultavano sicuramente scomode e lontane dai gusti del pubblico e probabilmente questo non ne favorì la programmazione nei teatri italiani. La trama ruota attorno a un adolescente nato settimino che aspira a diventare ballerino. La sua storia è segnata da una profonda ambiguità sessuale e combatte le sfide legate alla sua identità in un contesto sociale spesso ostile. Nel corso dell’opera la sessualità del protagonista oscilla tra quella maschile e femminile affrontando numerosi ostacoli, sia familiari che sociali, mentre cerca di realizzare il suo sogno di danza. È significativo sottolineare anche il velato riferimento presente nel titolo Il trionfo della grande Eugenia che rimanda proprio al famoso cabaret di travestiti di Parigi degli anni ‘70 la Grande Eugène.
Nonostante il testo risalga al 1969, risulta estremamente attuale e contemporaneo, la scrittura di Maraini ci restituisce un ritratto della diversità attraverso una narrazione cruda e sincera delle difficoltà del giovane protagonista. Per l’occasione di questa prima assoluta Dacia Maraini ha revisionato e riscritto alcune parti del poema.
Le varie componenti dello spettacolo si alternano con grande originalità: testo, balletto, cori a cappella e la parte strumentale affidata a un ensemble di sette strumenti, si intrecciano creando una singolare e insolita trama drammaturgica. La lettura del poema è affidata a Manuela Kustermann, amica storica di Bussotti, mentre la coreografia è curata e interpretata dal giovane coreografo e danzatore Carlo Massari. Oltre all’ensemble strumentale di Roma Sinfonietta, sarà presente l’EVO ensemble, un coro di 12 voci «non visibile» così come prescritto da Bussotti in partitura, guidato da Virginia Guidi. La direzione, così come 50 anni fa, è affidata a Marcello Panni, amico e interprete di riferimento di Sylvano Bussotti di cui ha diretto le prime esecuzioni di alcuni dei suoi più importanti lavori: Bergkristall all’Opera di Roma, Cristallo di Rocca alla Scala, Passion selon Sade a Genova. Faranno da scenografia mobile le proiezioni di alcuni filmati tratti dal film di Bussotti stesso, RARA del 1970 nell’edizione restaurata dalla Cineteca di Bologna. La serata verrà introdotta al pubblico da Alessandro Mastropietro che dialogherà con Dacia Maraini, Marcello Panni e Rocco Quaglia.
A completare l’omaggio che Nuova Consonanza rende al compositore, domenica 24 novembre nella Sala Cinema di Palazzo delle Esposizioni, verrà proiettato il documentario del 1976 di Carlo Piccardi Bussotti par lui-même.
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