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Svizzera e droghe, oltre il consumo zero

Il governo svizzero ha adottato una strategia nazionale Dipendenze 2017-2024 che va oltre gli stupefacenti ed estende a tutte le sostanze (e al gioco d’azzardo) il modello dei quattro pilastri […]

Pubblicato più di 8 anni faEdizione del 11 maggio 2016

Il governo svizzero ha adottato una strategia nazionale Dipendenze 2017-2024 che va oltre gli stupefacenti ed estende a tutte le sostanze (e al gioco d’azzardo) il modello dei quattro pilastri nato per gli stupefacenti. Nel presentare un affinamento di quanto già approvato, le autorità ricordano d’aver sviluppato una politica non più incentrata sull’astinenza. La svolta è avvenuta quando è stata abbandonata l’idea di considerare il consumatore come un criminale. La nuova politica dei quattro pilastri – prevenzione, terapia, riduzione dei danni e repressione – è poi stata inserita nella legge sugli stupefacenti con un ampio sostegno popolare.

Si vogliono ora affrontare le dipendenze nel paradigma d’una società liberale, che ricorre a mercati accessibili 24h su 24. In tale contesto, che non consente obblighi e divieti efficaci, bisogna mirare ad alleanze con produttori e commercianti e al dialogo con i consumatori.

Da sempre l’essere umano è alla ricerca di stati di ebbrezza e ogni cultura conosce forme di dipendenza. Oggi, però, siamo di fronte a molte sostanze e comportamenti a rischio di dipendenza, cui si aggiungono sempre nuove forme di dipendenza. La regolamentazione dell’offerta di tali consumi e il rafforzamento di queste specifiche competenze al consumo saranno fattori strategici.

L’attenzione si concentra sulle modalità di consumo: consumi non problematici, consumi problematici e dipendenze che necessitano d’una presa a carico. Per la Svizzera, la politica delle dipendenze è a cavallo tra la responsabilità sociale e quella individuale. È compito della società elaborare condizioni quadro che permettano di evitare per quanto possibile che dai consumi si sviluppino dipendenze.

La strategia nazionale Dipendenze pone al centro le persone, la loro qualità di vita e la loro salute, perseguendo le pari opportunità nel campo della salute. Presuppone che le persone siano in grado d’assumersi la responsabilità del proprio stile di vita e intende rafforzare il senso di responsabilità promuovendo l’alfabetizzazione sanitaria, permettendo cioè a ciascuno di prendere una decisione conoscendone i rischi e le possibili conseguenze.

L’individuo e chi gli è accanto, le sue condizioni di vita e la sua capacità di influire in prima persona sul mondo in cui vive svolgono un ruolo cruciale. Uno degli obiettivi strategici consiste nel rafforzare le risorse e le potenzialità a livello di salute. L’alfabetizzazione sanitaria dipende però molto da formazione, professione e situazione familiare. Bisogna sostenere i gruppi a rischio e particolare attenzione è da prestare a chi un reddito o un livello di formazione basso e ai migranti. È comprovato, infatti, che i comportamenti dannosi per la salute sono sostanzialmente determinati dalle condizioni di vita. Per il loro miglioramento sono quindi necessarie misure strutturali, che promuovono la salute al di fuori del sistema sanitario, ad esempio la lotta alla povertà.

Per aiutare le persone a privilegiare un uso delle sostanze e comportamenti a basso rischio, bisogna creare condizioni quadro per favorire tale evoluzione. In particolare, lo stato di salute dei migranti è meno buono di quello degli autoctoni, poiché sono esposti a maggiori rischi per la salute e hanno più difficoltà ad accedere al sistema sanitario. Spesso le loro conoscenze in materia di promozione della salute sono insufficienti e hanno difficoltà di comprensione al contatto con le istituzioni sanitarie. Pertanto la strategia nazionale Dipendenze farà capo anche alle esperienze raccolte nel Programma nazionale migrazione e salute.

(Su fuoriluogo.it link agli approfondimenti citati nell’articolo)

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