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Svezia, il governo cade a destra su bilancio e immigrati

Svezia, il governo cade a destra su bilancio e immigratiImmigrati in Svezia – Reuters

«Faremo delle prossime elezioni anticipate un referendum pro o contro l’immigrazione». Annunciando nei fatti l’avvio di una nuova campagna elettorale nel segno della xenofobia, gli Sverigedemokraterna (Democratici Svedesi) movimento euroscettico […]

Pubblicato quasi 10 anni faEdizione del 6 dicembre 2014

«Faremo delle prossime elezioni anticipate un referendum pro o contro l’immigrazione». Annunciando nei fatti l’avvio di una nuova campagna elettorale nel segno della xenofobia, gli Sverigedemokraterna (Democratici Svedesi) movimento euroscettico ed anti-immigrati la cui ascesa sembra inarrestabile, hanno deciso di staccare la spina al fragile governo progressista di Stoccolma. Dopo essere stato messo in minoranzasulla finanziaria, il primo ministro socialdemocratico Stefan Löfven, in carica solo dall’inizio di ottobre, è stato costretto ad annunciare lo scioglimento delle camere e nuove elezioni politiche per il prossimo 22 marzo. Una prima volta per gli svedesi che non erano mai stati chiamati a un voto anticipato negli ultimi 56 anni.

Dopo essere stati i grandi protagonisti delle legislative di settembre, quando erano diventati la terza forza politica del paese, gli estremisti di destra hanno deciso di giocare fino in fondo le loro carte, facendo dei 49 parlamentari di cui dispongono l’ago della bilancia nel Riksdag, il parlamento locale. Ruolo che hanno esercitato prima di tutto contro le sinistre. Così, il progetto di budget presentato dall’esecutivo formato da socialdemocratici e verdi, che non ha mai superato la maggioranza relativa, fermandosi al di sotto del 44%, è stato prima criticato duramente in aula e quindi silurato dai parlamentari degli Sd che hanno dichiarato di «non essere disposti a condividere nessuna norma che non preveda una riduzione significativa dell’ingresso di stranieri nel paese». L’estrema destra ha invece fatto convergere i suoi voti sulla «finanziaria alternativa» presentata dall’Alleanza, la sigla che riunisce i partiti di centro-destra, che è stata approvata e resterà in vigore fino alle elezioni.

In realtà non si tratta di una gran novità, se si tiene conto del fatto che tra il 2010 e il 2014, pur se ufficialmente all’opposizione i Democratici Svedesi avevano già votato a favore dell’80% delle proposte avanzate dall’allora esecutivo conservatore. Solo che in questo caso, la loro decisione è risultata determinante.

Non solo: visto che il centrodestra svedese non ha fin qui mostrato una gran permeabilità alle tesi xenofobe – a differenza di quando avvenuto nella vicina Danimarca, dove il governo del liberale Rasmussen, poi passato alla guida della Nato, ha usufruito tra il 2001 e il 2011 dell’appoggio esterno dei razzisti del Dansk Folkeparti, ottenendo in cambio un drastico giro di vite su immigrati e richiedenti asilo -, la scelta appare decisamente strumentale.

Dopo aver fatto dimenticare le loro origini nel suprematismo bianco e nel neonazismo -, i Democratici Svedesi, sotto la guida del giovane leader Jimmie Åkesson sentono ora che il vento soffia a loro favore. «Siamo gli arbitri della politica svedese», aveva dichiarato Åkesson, attualmente «in congedo» per malattia e sostituito da Mattias Karlsson. I numeri confermano il loro ruolo crescente: 5,7% nel 2010, hanno raccolto il 10% alle europee di maggio e il 12,9% alle politiche di settembre. E stando ai sondaggi guadagnerebbero altri 3 punti.

La retorica incendiaria degli Sverigedemokraterna, che in Europa sono alleati dell’Ukip britannica di Farage e dei 5 Stelle di Grillo, sembra trovare ogni giorno nuovi consensi in un paese che ha visto venir meno negli ultimi 8 anni – di crisi economica e governi di destra – alcune delle tradizionali protezioni del «modello scandinavo».

La disoccupazione, dell’8% ma con punte del 23% tra gli under 25, molti dei quali spinti a emigrare in Norvegia, e la crescita di forme di emarginazione urbana, rese evidenti dalle rivolte nelle banlieue di Stoccolma dello scorso anno, sono tra gli elementi che rischiano di giocare a favore dell’estrema destra che denuncia come eccessivo l’afflusso di rifugiati da Siria e Iraq e promette ai suoi elettori di ridurre il numero degli immigrati che si stima entreranno l’anno prossimo: circa 90mila su 9,7 milioni di abitanti.

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