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Svezia al voto, il tema della scuola: «È diventata classista, partiamo da qui»

Svezia al voto, il tema della scuola: «È diventata classista, partiamo da qui»Il Nacka Gymnasium di Stoccolma, in basso Daniel Riazat – Ap

Intervista a Daniel Riazat del Partito della sinistra «La legge della friskola (scuola libera), introdotta dai conservatori nel 1992 ha trasformato il nostro sistema scolastico nella punta più avanzata del neo liberismo in tutto il mondo»

Pubblicato circa 2 anni faEdizione del 11 settembre 2022

Daniel Riazat, 31 anni, ne aveva nove quando insieme a sua madre e sua sorella è fuggito da Teheran per arrivare a Falun, nel nord della Svezia. Dopo 4 anni dal loro arrivo, il governo svedese provò ad espellere tutta la sua famiglia ma la mobilitazione della comunità locale, soprattutto studentesca, portò le autorità a concedergli il permesso di soggiorno e a ricongiungersi con il padre. Questa vicenda ha segnato la sua vita portandolo a militare nel Vänsterpartiet (partito della sinistra) del quale è deputato dal 2014, eletto a soli 23 anni.

Incontriamo Riazat negli ultimi giorni di campagna elettorale, alla fine di un’assemblea in un Liceo del sud di Stoccolma dove ha discusso con gli studenti e un esponente dei Liberalerna, il partito della destra liberale svedese.

Deputato Riazat, qual è stato l’argomento più discusso nel dibattito che ha appena concluso?

Il tema è stato il sistema scolastico svedese e, in particolare, la legge cosiddetta della friskola (scuola libera), introdotta dal governo conservatore nel 1992 che ha trasformato il nostro sistema scolastico nella punta più avanzata del neo liberismo in tutto il mondo. La friskola si basa sulle teorie di Milton Friedman e prevede che lo Stato, attraverso i comuni, contribuisca fino a 100 mila corone (circa 10 mila euro) all’anno all’istruzione di ogni singolo studente, anche se frequenta una cosiddetta “scuola libera di mercato”. Questo sistema ha portato alla nascita di centinaia di scuole “libere” in mano a grandi gruppi finanziari che non solo stanno facendo profitti enormi sull’istruzione ma contribuiscono ad aumentare il divario sociale già a 6 anni.

La friskola è stata difesa per anni anche dal partito socialdemocratico e solo negli ultimi mesi, davanti ai molti scandali finanziari che hanno interessato le società e le fondazioni che gestiscono le scuole “libere”, la premier Andresson ha chiesto di vietare che le scuole producano profitto. Perché questo sistema è sbagliato e quali soluzioni proponete?

Come deputato e responsabile nazionale dell’istruzione del mio partito posso dire che sono anni che ci battiamo per archiviare la friskola e ci fa piacere registrare questa inversione di rotta dei socialdemocratici. Per questo proponiamo, se ce ne saranno le condizioni dopo il voto, una maggioranza rosso verde che abbia proprio la scuola in cima al suo programma di governo. Le scuole pubbliche (comunali) sono state messe in competizione con quelle “di mercato”, più studenti hai più soldi ricevi dal comune (circa il 50% del budget municipale) e puoi spenderli come meglio credi: dando servizi agli studenti, aumentando lo stipendio degli insegnanti o facendo speculazione finanziaria come si è scoperto recentemente. La divisione tra scuole comunali e “libere” ha prodotto una fortissima divisione di classe: i figli dei poveri vanno nelle scuole pubbliche, i ricchi in quelle private. Una divisione che a Stoccolma, per esempio, è anche geografica.

Oltre ad occuparsi di scuola lei è anche un sostenitore della causa curda. A luglio durante un incontro di tutti i partiti a Stoccolma è stato fotografato con dei militanti curdi e la bandiera del Pkk, ricevendo accuse dalla destra e anche dalla premier Andresson di essere un sostenitore del terrorismo.

Sì è vero sostengo la causa curda e la loro lotta e sono contro la richiesta di adesione del mio paese alla Nato ma, soprattutto, non sono d’accordo che la nostra adesione avvenga sulla pelle di quel popolo. Per questo continuerò a lottare, fuori e dentro il parlamento, per i diritti dei curdi e contro qualsiasi ipotesi di estradizione di esponenti della loro comunità nelle carceri del dittatore Erdogan.

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