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«Supervagina» ignora 19 anti-abortisti

«Supervagina» ignora 19 anti-abortisti

Bologna La «preghiera nazionale» ultracattolica fa flop. E la Favolosa coalizione si prende il centro

Pubblicato più di 9 anni faEdizione del 14 giugno 2015

Diciannove antiabortisti rinchiusi in una piazza assolata a pregare e a denunciare, in completa solitudine, il «massacro di 6 milioni di feti». In giro per la città le attiviste e gli attivisti della Favolosa colazione, rete di associazioni e collettivi che ha deciso di accogliere la veglia cattolica con una manifestazione colorata e ironica, a colpi di «frivolezze tattiche» e slogan dissacranti. Parola chiave su twitter: #Moltopiùdi194. Segno che chi ha sfilato per le vie di Bologna considera la legge sull’aborto un perfettibile punto di partenza, non certo di arrivo.

«Super vagina combatte per l’autodeterminazione», recitava un cartello portato in piazza da una ragazza. Perché se è vero che per l’associazione cattolica anti-aborto «No194» ieri a Bologna si sono presentati solo in 19, è anche vero che c’è ancora molto da fare per rendere reale il diritto all’autodeterminazione quando si parla di scelte affettive, sessuali e riproduttive.

A cominciare dal problema dell’obiezione di coscienza, negli ospedali così come nelle farmacie. Per questo il corteo della Favolosa Coalizione ha fatto tappa di fronte a molte farmacie del centro città. «Siamo state fortunate, questa volta nessuno ci ha negato la pillola dei 5 giorni dopo. Ma sappiamo benissimo che non sempre le cose vanno così». E poi ancora la richiesta di potenziare i consultori, di vietare l’ingresso ai volontari pro vita negli ospedali e di eliminare non la legge 194, che dal 1978 disciplina l’interruzione volontaria di gravidanza, ma l’articolo 9 di quella stessa legge, poche righe che hanno aperto la porta all’obiezione di coscienza dei medici. «Aborto libero, gratuito e sicuro», questo lo slogan delle manifestanti in marcia dietro lo striscione fuxia di apertura del corteo: «Autodeterminate oltre il 194%».

In piazza il collettivo queer e transfemminista Smaschieramenti, il circolo Arcigay Il Cassero e poi a seguire Tpo e Làbas, esponenti di Sel e tanti altri gruppi cittadini. Un corteo che ha ignorato la veglia dei No194, evitando così il confronto muscolare con gli oltre 300 agenti a difesa degli ultracattolici, e ha invece preferito vagare per il centro città per comunicare il più possibile con i bolognesi. Senza però rinunciare ad alcuni attacchinaggi di fronte alla sede dalla Curia e all’Istituto Veritatis Splendor, luogo dove si tengono corsi che affrontano ad esempio il tema dell’omosessualità nei suoi «aspetti medici ed etici». «In piazza ci siamo andate non solo per difendere la legge 194 – ha spiegato Barbara, attivista di Smaschieramenti – vogliamo anche richiamare l’attenzione sulla contro riforma catto-fascista che qualcuno sta provando a imporre sulla questione del genere».

I 19 antiabortisti invece sono rimasti in piedi a pregare per ore. Un flop se si considera l’attenzione mediatica nata attorno a quella che era stata annunciata come una «preghiera nazionale». Di fronte ai preganti un crocifisso con raffigurati dei piccoli bambini insanguinati, una bibbia, l’immagine della Madonna. I 19 sono riusciti anche a litigare fra di loro. Un signore piuttosto anziano ha tentato di spiegare il suo punto di vista sul diritto alla vita dell’embrione e l’organizzatore della veglia l’ha subito allontanato. «Non è nemmeno a favore del referendum contro l’aborto», è stata la giustificazione.
«E se nascesse frocio?». Quando la domanda che campeggiava su uno dei cartelli della Favolosa coalizione è stata rivolta ai No 194, la risposta è arrivata subito. «Sono persone che si possono curare, ci sono delle ottime cliniche a cui rivolgersi», si è lasciato sfuggire un pregante violando la regola del silenzio con i media imposta dagli organizzatori. «Anche gli zoppi possono imparare a camminare. Bisogna aiutare quei bimbi a vivere», ha aggiunto una sorridente suora paolina mentre staccava uno a uno i cartelli appesi dalla Favolosa coalizione di fronte alla sede della Curia.

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