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Superlega, va in scena lo scisma del pallone

Superlega, va in scena lo scisma del pallone

Colpo di stadio Tra soldi e potere: i 12 club fondatori contano di ripianare gli ingenti debiti con un montepremi annuale di 7 miliardi di euro

Pubblicato più di 3 anni faEdizione del 20 aprile 2021

In attesa di scenari, ricadute, conseguenze, ecco i numeri. Le 12 partecipanti alla Superlega nata un attimo prima del varo della nuova Champions League hanno accumulato negli anni 5,6 miliardi di euro di debiti. E il montepremi previsto ogni anno dalla nuova lega arriva a sette miliardi di euro. Ovvero, 5,5 miliardi in più rispetto all’ultima edizione di Champions League. Ecco il motivo della nascita della Superlega: i soldi, ogni anno, sul conto corrente. Anticipati, per ora, dalla banca americana JP Morgan, sei miliardi di euro, 3,5 miliardi di euro per l’ammodernamento degli stadi, disposta ad erogare un assegno immediato da 350 milioni di euro ai club in bolletta, sfiniti dalla pandemia e dai debiti accumulati in anni di gestioni gonfiate.

DUNQUE, la presa in giro di Andrea Agnelli, presidente della Juventus, ieri definito «bugiardo» e «la più grande delusione» dal numero uno dell’Uefa, Aleksandr Ceferin, di una lega creata «per i tifosi» è una battuta venuta male. Di sicuro, da meno di due giorni è in atto uno scisma nel pallone. Anzi, un ricatto dei club che rappresentano l’80% del tifo in Europa, con accelerata come effetto della pandemia, ma preparato con cura nei mesi, mostrando i muscoli alla Fifa, all’Uefa, colpevoli di non valorizzare al meglio il prodotto calcio e ai campionati nazionali, dalla Premier League alla Serie A. Real Madrid, Barcellona, Atletico Madrid, Arsenal, Chelsea, Manchester United, Manchester City, Tottenham, Liverpool, Juventus, Milan, Inter. È l’elenco provvisorio, a cui si sono rifiutate di aderire Bayern Monaco, Borussia Dortmund, Paris Saint Germain.

Una lega privata che prevede un format a 20 squadre (15 fisse e cinque per inviti, anno per anno), con due gironi da dieci squadre, prima della fase finale. Una trentina di partite per ogni club, con impegni infrasettimanali. La rivoluzione del calcio, la secessione del calcio, calcio per ricchi, per ricchissimi. Le opzioni linguistiche sono molteplici. L’effetto è uno: prendere il potere. È questo il motivo della Superlega che nasce 24 ore prima della nuova Champions League, presentata ieri in Svizzera, il via nel 2024, numero totale di squadre a 36 (da 32), unica fase a gironi con dieci partite per ogni club (ora sono sei), le prime otto della prima parte vanno direttamente alla fase finale del torneo, dal nono al ventiquattresimo posto si sfideranno in uno spareggio con partite di andata e ritorno per assicurarsi un posto tra le 16 degli ottavi di finale.

ERA LA MANO TESA dalla Uefa ai top club per incrementare i ricavi. Non è bastato: «Il loro è stato uno sputo in faccia. Uefa e mondo del calcio sono uniti contro questa proposta orribile, che è stata portata avanti da pochi club europei, che seguono soltanto l’idea dell’avidità», ha detto da Montreux il presidente della Uefa, Ceferin. Il progetto di Superlega, secondo l’Uefa, non passerà. Per ora è linea dura, prima di sedersi intorno a un tavolo per le trattative del disgelo. L’ipotesi è quella di escludere i 12 club dalle coppe europee, attendendo che le federazioni nazionali facciano lo stesso nei campionati nazionali.

Addirittura, eliminando dalla Champions in corso le semifinaliste Real, Chelsea, City. Una Serie A, dunque, senza Juventus, Inter, Milan: alcuni club di A ne hanno già chiesto l’esclusione. «Certo, possiamo fare le nostre coppe senza quei club – ha spiegato Ceferin -, ce ne sono molti altri che già hanno approvato i cambiamenti di formato per il 2024, li faremo con o senza di loro». E nella lotta a mani nude tra Superlega e il duo Uefa-Fifa, ci sarebbero anche i calciatori, gli arbitri, i tifosi. Se Uefa e Fifa terranno duro imponendo sanzioni forti, per gli atleti dei 12 club della Superlega sarà bandita la casacca nazionale. Niente Europei, niente Mondiali del Qatar del prossimo anno.

SINORA DEI TOP PLAYER mondiali, di quelli che spostano anche per l’opinione pubblica, non si è espresso nessuno. E non è detto che avvenga, spesso si segnalano per il silenzio. Si sono fatte sentire le federazioni. Il presidente della Figc, Gabriele Gravina, ha confermato la sua contrarietà alla Superlega, lo stesso è avvenuto in Spagna, Inghilterra, Germania. Eppoi, i tifosi. I primi segnali del dissenso, a Liverpool: esposto uno striscione fuori Anfield: «Vergognatevi, R.I.P. Liverpool» e dopo qualche ora un gruppo di fan dei Reds ha rimosso le bandiere del club dalla Kop, la storica curva dei Reds. La Premier League ha convocato una riunione per stamattina, ieri si è riunita la Lega di A, presenti anche Juve, Milan e Inter. Clima teso: Agnelli, sostenitore dell’ingresso dei fondi nel calcio italiano, ha rallentato pochi giorni prima della nascita della Superlega. Un caso? Si è solo al primo round. Per vedere le carte serve tempo, strategia, un piano. C’è solo una certezza: la Superlega non è un bluff.

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