Forse è stato l’unico sollievo per la Juventus, travolta dai casi giudiziari, dalla penalizzazione per mano della corte federale, in attesa dell’avvio del processo penale, a fine marzo, a Torino. Ma la sentenza arrivata qualche giorno fa da un tribunale di Madrid che sembrerebbe autorizzare sogni di gloria sul varo della Superlega, in realtà potrebbe, anzi dovrebbe, essere solo un fuoco di paglia. Si è trattato del terzo atto di una battaglia legale tra Juventus, Real Madrid e Barcellona contro l’Uefa, ostile al progetto Superlega, dal montepremi potenziale di sette miliardi di euro annui, sorto ed evaporato ad aprile 2021 nel giro di 48 ore. Un torneo che avrebbe dovuto rappresentare la scialuppa di salvataggio per club alla deriva nei conti. Il ricorso sistematico al sistema plusvalenze a scopo di frode, secondo la Procura della Figc e secondo la Procura di Torino, dimostra la complessità della situazione dei conti alla Juventus, mentre il Barcellona resta indebitato per oltre un miliardo di euro di debiti e non che è il Real madrid navighi nel benessere economico.

DOPO la decadenza della Superlega e la furia dell’Uefa per il progetto autonomista dei top club europei – con l’eccezione di Bayern Monaco e Paris Saint Germain – i membri fondatori avevano chiesto di essere tutelati di fronte alla possibile sanzione da parte della stessa Uefa per aver organizzato un nuovo torneo. Si è quindi proceduto per vie legali: un tribunale spagnolo aveva inizialmente dato ragione ai tre club separatisti, poi è stato accolto l’appello di Uefa e Fifa, con sentenza rovesciata, ovvero mani libere su punizioni ed esclusione dalle Coppe. Ora, colpo di scena, un altro tribunale spagnolo delibera per le tre società. Ora, la sentenza proibisce a Fifa e Uefa di poter procedere alle sanzioni ai danni dei club fondatori della Superlega, che non dovrebbero neppure vedersi ostacolati nella creazione di una nuova competizione. Una sorta di cappello per Juve, Barça e Real Madrid.

MA C’E’ POCO sulla fattibilità dell’operazione Superlega e sul destino in Europa dei club che hanno aderito al progetto, due anni fa, che aveva coinvolto anche un sestetto di club inglesi, che poi innestarono immediatamente la retromarcia, tra le minacce del governo Johnson e la furia delle rispettive tifoserie. Prima dell’appello della Corte Ue, c’è stato a metà dicembre il parere, non vincolante ma politicamente rilevante, dell’Avvocato Generale della Corte Ue, Athanasios Rantos, secondo cui Uefa e Fifa avrebbero tutti i diritti di impedire a club che giocano sotto il suo cappello in Champions, Europa e Conference League, di aderire a tornei alternativi a quelli organizzati dall’Uefa. Un comportamento compatibile, secondo il legale della Corte Ue, con la normativa antitrust. Ora, decide tutto la Corte Ue, non ci saranno altri passaggi. L’Uefa ha deciso di non punire i club, in attesa di questo giudizio. Un redde rationem che deciderà il futuro del calcio in Europa.