Supereroi, sesso e altre storie. L’«Aenigma» dei miti di carta
L’autore Alberto D’Amico con una copia di «Aenigma»
Visioni

Supereroi, sesso e altre storie. L’«Aenigma» dei miti di carta

Fumetti Intervista con Alberto D’Amico, nel suo lavoro edito da Ifix restituisce l’eros negato ai libri di gioventù. L’influenza della pittura rinascimentale, la pop art e la pubblicità
Pubblicato 11 mesi faEdizione del 19 novembre 2023

Super-eroi, ma italiani e artsy: bastano queste poche parole per sintetizzare la ratio di Aenigma, prezioso libro-strenna con cui Ifix Editrice torna a calcare il palcoscenico del fumetto dopo le «fucilate a strisce» dispensate nella serie B Comix. Ma il volume pensato, scritto e disegnato da Alberto D’Amico (docente di cinema d’animazione presso il Centro Sperimentale di Cinematografia, videomaker, pittore, fondatore dello Studio Campo Boario di Roma…) non ha niente a che vedere con le riletture adulte dei super oggi ormai sdoganate tra fumetti, cinema e tv. Come nella migliore tradizione, tutto comincia dal trauma infantile patito dall’autore tra le quattro mura di casa.

«Ho sempre sentito in mio padre il pudore di nascondere, occultare la sua passione per la fantascienza e i fumetti, ritenuta infantile da mia madre. Gli albi venivano accuratamente rilegati e simulavano quindi libri “accettabili”, tollerati – attacca D’Amico – questo, per Flash Gordon, ma anche per un fumetto che adoravo, la parodia di Mandrake di Jacovitti, il misterioso Mandrago. Mi ricordo che verso i dodici anni, quando da Topolino e Nembo Kid ero passato a Diabolik, mia madre si preoccupò al punto da desiderare un incontro con uno psichiatra». Incontro sfumato, per fortuna. Ma da lì in avanti, la liaison tra fumetto e trasgressione si dipana nelle marachelle dell’artista da giovane. «Da bambino giocavo con i costumi. Una volta, avrò avuto più o meno otto anni, indossai una calzamaglia blu di mia madre, una maglietta dello stesso colore e sopra misi un costume da bagno rosso. Venne a trovarci una cugina con un suo figlio più grande di me. Pensavo di fare colpo con il mio abbigliamento, ma mi accorsi che gli apparivo ridicolo, se non patetico». Un formidabile corto circuito emotivo. Ma per motivi inspiegabili, «invece di rinunciare a quella ambizione di apparire in modo da provocare stupore, ho continuato segretamente a nutrirla, e quando mi è stata offerta l’occasione mi sono detto: perché non provare a far sorridere qualcun altro?».

Ecco dunque Aenigma. Un bel rompicapo a partire dal titolo. «Quando Maurizio Ceccato di Ifix mi ha chiesto quale titolo volessi dare al libro, la parola “enigma” mi è venuta spontanea: credo di percepire tutto sotto questo concetto, la difficoltà di capire cosa accade, in che mondo mi trovo, quali sono i significati, palesi o nascosti di tutto ciò che cade sotto la mia percezione, ecco, non credo che esista parola più adeguata per descrivere la nostra esperienza esistenziale».

OLTRE LA ROBUSTA rilegatura telata, in primis, fumetti «fatti in casa» con uno humour e un segno molto simile a quello delle «bibbie di Tijuana», parodie clandestine e sexy di Superman & C. molto in voga negli Stati uniti a partire dagli anni ’20. «Di recente, quando sono riuscito a sfogliare qualcuna di queste “bibbie”, mi sono accorto che gli elementi come il sesso esplicito e l’ironia erano gli stessi che avevo tentato di utilizzare. Possiamo dire che sono stati un omaggio all’idea che mi ero formato di quegli albi».

Non so se sia vero, ma un mio amico mi raccontò che in India, accanto alle divinità venerate, poteva anche comparire SupermanAlberto D'Amico
Ma lo sguardo nel buco della serratura degli eroi di carta non è mai superficiale, come dimostra il curioso autoritratto in costume di D’Amico al centro del volume: «I fumetti trasudano erotismo e sessualità sublimati. Oggi non c’è più bisogno della sublimazione, si può parlare di sesso in modo esplicito, in poesia, in letteratura, in pubblicità. Riportare tutto ciò anacronisticamente nei fumetti che ostentavano il sigillo “GM”, “Garanzie Morali”, può significare per me una rivisitazione del passato, il famoso “What If”: cosa sarebbe accaduto se da bambino avessi letto storie a fumetti in cui il sesso non fosse stato accuratamente eliminato?».

AL DI LÀ di ogni congettura sul vitalismo forzato dei character Kfs, Dc e Marvel, ecco dunque un piano del multiverso in cui l’eros tra titani ha diritto di cittadinanza. Ma accanto a questo piano di lettura più immediato e impattante, Aenigma vive di provocazioni che avrebbero fatto la gioia di un intellettuale come Gillo Dorfles. Per esempio, i mash-up tra le icone della Nona arte e quelle della pittura rinascimentale. Ancora D’Amico: «Crescendo nel clima postmoderno degli anni ’80, la passione per i fumetti si è fusa con la mia formazione scolastica al liceo artistico. Le deformazioni manieriste non potevano non ricordarmi i corpi dei supereroi, che sotto gli sgargianti costumi mostravano muscolature eleganti, dettagliate, quasi al limite del compiacimento. Credo che la Pop Art, aprendo il ristretto e sofisticato mondo dell’arte alle immagini quotidiane, ritenute da chi, come Greenberg, proponeva una contrapposizione netta tra Arte e Kitsch, sia un fenomeno ancora attivo, nonostante si siano avvicendate in seguito tendenze molto diverse».

E come un fiume carsico tra cultura alta e cultura bassa, Aenigma procede accostando linguaggi e immagini legate ai fumetti da un sottile ma persistente fil rouge. «Anche le cartoline, come i fumetti, uniscono immagini e testo. Tra quelle che più mi affascinano pongo sicuramente quelle che pubblicizzavano alberghi o saloni di bellezza. Immagini quotidiane, banali, che attraverso la stampa su carta e la pellicola che le rendeva lucide e brillanti diventavano degne dei monumenti delle grandi città». E che attraverso gli interventi dell’autore e all’inserimento delle icone dei comics trasformano le periferie urbane in fulminanti Ready-Made.

SENZA DIMENTICARE i contributi di un altro ragazzino degli Anni ’80, il poeta e fondatore del magazine on line Gammm.org Marco Giovenale. «A lui è venuta la fantastica idea dei “supererhaiku”. Non amando quella forma poetica e eludendo consapevolmente le regole che imporrebbe, Marco ha inventato componimenti stranianti, ironici, destabilizzanti». Testi che completano un progetto narrativo e artistico capace di raccontare con più precisione di tante recenti inchieste giornalistiche un mondo in cui a dettare la linea è una cultura semplicistica, infantilizzata e superficiale. «Non so se sia vero, ma un mio amico mi raccontò che in India, accanto alle divinità venerate, poteva anche comparire Superman». Consoliamoci pensando che almeno sulla carta la commedia potrebbe concludersi con la lettura del volume: «Da un lato, a un livello latente, coltivo altre idee che potrebbero assumere una forma grafica, dall’altro forse questo libro potrebbe avere invece estinto e concluso, come una terapia psicanalitica, la mia necessità di sessualizzare il mondo della mia infanzia e preadolescenza». Questo, sì, sarebbe super.

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