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Suoni/Dialoghi senza parole

Mi dite se vi ricordate i nomi degli strumentini musicali Orff che avete in mano? «Nacchere». «Maracas». «Sonagli». «Nacchere». «Tamburello». «Legnetti». «Guiro» «Blok». «Piattini». «Guiro». «Guiro». «Campana». «Nacchere». «Tamburello a […]

Pubblicato più di 10 anni faEdizione del 23 gennaio 2014

Mi dite se vi ricordate i nomi degli strumentini musicali Orff che avete in mano? «Nacchere». «Maracas». «Sonagli». «Nacchere». «Tamburello». «Legnetti». «Guiro» «Blok». «Piattini». «Guiro». «Guiro». «Campana». «Nacchere». «Tamburello a sonagli». «Triangolo». «Xilofono». «Nacchere». «Gong». «Tamburo». «Tamburello». «Piatti». «Maracas». «Xilofono». «Piattini». Bravissimi. Adesso proviamo, senza parlare, a suonare a turno gli strumenti. (…) Ottimo. Avete qualche commento da fare? «Io mi sono sbagliato perchè ho iniziato a suonare prima che Maja avesse finito col triangolo». «Anche io, perchè il suono del triangolo di Maria non finisce mai». Quali sono i suoni più brevi? «Quello del tamburo». «Anche delle nacchere, se non le sbatti sempre». «Anche il suono del tamburello finisce subito». «I legnetti».

E i suono più lunghi? Che vanno avanti nel tempo anche se batti una sola volta? «I piatti». «No, il gong». «Vampana». «Triangolo». «Più il triangolo è grande e più il suono è lungo». «Un po’ anche lo wilofono».

Bene. Adesso ci sono solo due strumenti al centro del nostro cerchio: triangolo e tamburo. La regola è la stessa: si parla uno alla volta. Sentiamo cosa si dicono. (…)

«A me faceva ridere il suono del triangolo perchè sembrava calmo, dolce, e poi riusciva a fare bene quel suono anche se non aveva fatto prima delle prove». «Anche a me, perchè sapeva suonare anche pianissimo. Invece il tamburo suonava fortissimo. Mi sembrava che il tamburo urlasse, invece il triangolo gli diceva di stare calmo, di non essere nervoso». «A me piaceva il triangolo, era rilassante, invece quello del tamburo stordiva».

Cosa si dicevano? «Stavano litigando». «Il tamburo urlava e il triangolo gli diceva di rimanere calmo». «Sì. Il tamburo urlava».

«Per me il tamburo si arrabbiava tanto e il triangolo gli diceva: Ma cosa è successo, amico mio? Cosa ti hanno fatto? Perchè sei così disperato? Perchè sei così arrabbiato? Posso fare qualcosa per te?». «Il triangolo voleva fare la pace». «Il triangolo cantava una canzone dolce, come una ninna nanna».

Adesso invece siete in quattro: il dialogo è più difficile. Non potete parlare prima di suonare per mettervi d’accordo su chi deve iniziare per primo. La regola è sempre la stessa: si parla uno alla volta. Cioè, si suona uno alla volta. Via.

(…) «Quello che parlava di più, secondo me, era il tamuro. Diceva: Io sono il capo e nessuno mi può cambiare». Parlava un po’ troppo. Era un po’ arrabbiato con qualcuno. «Sì, è vero: ero arrabbiato con Antonio perchè ha preso lo xilofono e lo volevo prendere io». «C’erano tre bambini che giocavano tranquillamente al parco e poi è arrivato lui col tamburo e voleva comandare, voleva che tutti lo guardassero e giocassero con lui, ma loro gli hanno detto di no, se voleva giocava lui al loro gioco, altrimenti se ne poteva andare. Lui ha urlato, si è arrabbiato. Ma loro hanno continuato a giocare al loro gioco come prima che lui arrivasse senza paura». Bene, adesso facciamo un altro quartetto. Ci sono quattro femmine con quattro strumenti. Guardiamo cosa si dicono. (…) «Il tamburo era una maestra che diceva: Basta, ascoltate tutti me!. E le altre invece non le ubbidivano». «Secondo me il tamburo voleva essere quella che comandava, invece il triangolo diceva di non fare così, di smetterla e lo xilofono forse era una mamma che aveva la voce più calma». «Secondo me il tamburo e il guiro si erano arrabbiate e il guiro diceva: Ma perchè? Cosa ti ho fatto?” E lo xilofono e il triangolo erano altre due loro amiche c he cercavano di far tornare tra tutte e quattro la pace».

 

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