Chitarrista di formazione, nata a Gerusalemme, trasferita a Berlino per studiare elettronica, Maya Shenfeld esordisce su Thrill Jockey con In Free Fall, sette elegie elettroniche tra satori, bagliori e languori oscuri. Movimenti oscillatori, respiri di creature con cittadinanza in orbite cosmiche o in abissi dove si cristallizzano malinconie insondabili (Sadder Than Water). Lo stesso andamento ipnotico, fragile e monumentale dei drones di Ellen Arkrbo o Greg Haines (Cataphora): un lento, inesorabile salire a galla di benvenute memorie del minimalismo storico. Come da titolo, una caduta libera in un universo senza gravità, in un tempo stupefatto e dilatato dove incontriamo galassie kraut (Body, Electric) o sondiamo confini sci-fi (Voyager). Nulla di inaudito, ma una cura del suono certosina ed una manciata di composizioni nitide ed in perfetto equilibrio tra astrazione ed esplorazione, tra attitudine (nemmeno troppo) sperimentale, classicismo ed un mood nitido e corale. Un felice incontro tra il Deep Listening insegnatoci a suo tempo da Pauline Oliveros ed un lirismo da fine del mondo, toccante come una pellicola di Xavier Dolan vista in un cinema sulla luna.