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Summit arabo: legittimo armare i ribelli siriani

Summit arabo: legittimo armare i ribelli sirianiIl vertice annuale arabo a Doha

MUAZ AL KHATIB: chiediamo alla Nato l'ombrello dei missili Patriot per proteggere le "aree liberate". Da Bruxelles rispondono che non ci sarà un intervento in Siria

Pubblicato più di 11 anni faEdizione del 27 marzo 2013

A Mouaz al Khatib non piacciono le interferenze politiche esterne. Al presidente (dimissionario) della Coalizione Nazionale dell’opposizione siriana (Cn) piace però l’intervento della Nato nel suo paese. Da Doha, dal vertice arabo che ha sancito – su pressione del padrone di casa, l’emiro Hamad bin Khalifa al Thani – che ad occupare il seggio vacante della Siria sia da oggi in poi un rappresentante della Cn, al Khatib ha rivolto un appello affinchè sia assegnato all’opposizione anche il seggio all’Onu e nelle altre organizzazioni internazionali. Più di tutto ha chiesto alla Nato il dispiegamento di betteria anti-missile “Patriot” a protezione delle cosiddette “aree liberate” nel nord della Siria. In sostanza al Khatib vuole la creazione di una «no fly zone», una zona di interdizione al volo per ridurre o eliminare del tutto la supremazia dell’aviazione di Damasco, l’arma più efficace in possesso delle forze armate governative.

«Ho chiesto al Segretario di stato (Usa) John Kerry di estendere l’ombrello dei Patriot a copertura della Siria settentrionale e lui mi ha promesso di esaminare la questione », ha affermato tra gli applausi al Khatib, seduto accanto a Ghassan Hitto, il “premier” nominato la scorsa settimana dall’opposizione, alludendo ai Patriot inviati l’anno scorso da Usa, Germania e Paesi Bassi alla Turchia.

Da Bruxelles è giunta poco dopo la replica della Nato, che ha escluso iniziative di tipo militare (almeno per ora). «L’Alleanza non ha alcuna intenzione di intervenire militarmente in Siria», hanno fatto sapere dal Belgio. Positiva è stata al contrario la risposta della Lega araba a trazione qatariota. I Paesi arabi hanno «il diritto di armare la ribellione siriana, il diritto di offrire tutti gli strumenti di autodifesa, inclusi quelli militari, per sostenere la resistenza della gente siriana e del Libero esercito siriano»: recita un passo della bozza di risoluzione del summit di Doha che sarà diffuso a conclusione del vertice. Solo tre i voti contrari al testo: Libano, Algeria e Iraq. Rabbiosa la reazione del governo ufficiale di Damasco: «Vergognatevi fratelli arabi» ha scritto on line il quotidiano di stato Tishreen definendo la decisione della Lega araba di assegnare il seggio all’opposizione «un crimine legale politico e morale».

La protesta è giunta mentre la capitale siriana veniva sconvolta da un nuovo attentato compiuto da una delle tante formazioni ribelli che, peraltro, dicono di non volere riconoscere il “governo provvisorio” che si prepara a formare il “premier” dell’opposizione, per amministrare le aree a nord e a est della Siria in mano a chi combatte in armi contro Bashar Assad. Si è trattato di un attentato suicida, che ha fatto tre morti e diversi feriti nel quartiere di Rukn al-Din, nei pressi di un centro logistico militare. Ieri le forze governative hanno ripreso il pieno controllo del quartiere Baba Amr di Homs dopo oltre due settimane di battaglia e di continui bombardamenti, facendo anche vittime civili. Cessati gli scontri, gli abitanti hanno tentato di fare ritorno alle proprie case, trovandole però quasi tutte rase al suolo. Il quadro militare in ogni caso si sta complicando per il regime. I ribelli sono riusciti a prendere il controllo di molti dei valichi di frontiera con Iraq, Giordania, Turchia e Libano e ora per i rifornimenti di armi (dall’Iran e, più in segreto, anche da altri paesi) il governo centrale ha a disposizione gli scali aerei di Damasco e Aleppo e alcuni aeroporti minori. Anche per questo le forze ribelli – in particolare quelle jihadiste di al Nusra -, meglio armate grazie all’aiuto occidentale e arabo, fanno il possibile per conquistare o mettere fuori uso gli aeroporti. A ciò contribuiscono anche gli Usa. L’altro giorno a Baghdad il Segretario di stato John Kerry ha chiesto al premier Maliki di vietare all’Iran di usare lo spazio aereo iracheno per i suoi trasporti diretti a Damasco. Dovesse perdere la «via del cielo», Bashar Assad sa che non avrebbe possibilità di rimanere al potere ancora a lungo.

Al vertice di Doha non è stata rivitalizzata l’iniziativa di pace araba del 2002 – ideata dai sauditi: normalizzazione piena con Israele in cambio del ritiro dello Stato ebraico alle linee del 4 giugno 1967 – e ben poco si è parlato di Palestina. Fa eccezione la proposta, presentata in apertura del summit, dall’emiro del Qatar della creazione di un fondo di un miliardo di dollari per i palestinesi di Gerusalemme e di un vertice arabo straordinario al Cairo per favorire la riconciliazione tra Hamas e Fatah.

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