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Sull’uranio l’Iran rispetta i patti

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Rapporto confidenziale L'Agenzia Atomica internazionale conferma lo stop parziale all’arricchimento. MA Washington attacca gli accordi commerciali tra Tehran e Mosca

Pubblicato più di 10 anni faEdizione del 18 aprile 2014

L’Agenzia internazionale per l’Energia atomica (Aiea) ha confermato lo stop parziale dell’arricchimento dell’uranio da parte di Tehran. Secondo un report confidenziale dell’Aiea, che sarà reso noto integralmente la prossima settimana, l’Iran ha abbassato del 50% il suo livello di arricchimento dell’uranio a partire dal 20 gennaio scorso. In quella data è entrato in vigore l’accordo sul programma nucleare, siglato a Ginevra il 24 novembre 2013, e che permette all’Iran di arricchire l’uranio al 5% per la produzione di energia atomica a scopo civile. La possibile intesa ha prodotto già primi segnali positivi per le esportazioni iraniane di greggio. Secondo l’Agenzia internazionale per l’Energia, che raggruppa i principali paesi importatori di petrolio, l’Iran ha esportato 1,65 milioni di barili di petrolio al giorno, nel febbraio scorso, il livello più alto degli ultimi 20 mesi.

Fino al prossimo 20 luglio, quando dovrebbe essere siglato l’accordo definitivo tra Iran e P5+1 (paesi del Consiglio di sicurezza delle Nazioni unite e Germania), l’Aiea proseguirà un’intensa attività ispettiva nelle centrali nucleari iraniane, come stabilito nei round negoziali di Vienna. L’ultimo incontro si è chiuso lo scorso 9 aprile nella capitale austriaca, dopo una fase di gelo tra Mosca e i paesi coinvolti nei negoziati, a causa della crisi in Ucraina. Secondo gli Stati uniti, Russia e Iran stanno negoziando un accordo per petrolio in cambio di beni del valore di 20 miliardi di dollari, che potrebbe mettere a repentaglio il buon esito dei colloqui. Non solo, Tehran e Mosca hanno sottoscritto un contratto che impegna la Russia a costruire quattro nuove centrali nucleari in Iran.

Il mese scorso, Asghar Zarean, dirigente dell’Organizzazione iraniana per l’energia atomica, aveva annunciato l’imminente avvio della costruzione della seconda parte dell’impianto nucleare di Bushehr. Nel progetto è coinvolta la russa Rosatom.

La guida suprema Ali Khamenei, scettico rispetto al raggiungimento di un accordo finale che metta fine alle sanzioni internazionali contro Tehran, aveva assicurato, per contenere il malcontento dei radicali iraniani, che mai il paese avrebbe rinunciato al suo programma nucleare. Il capo dell’Organizzazione iraniana per l’energia atomica, Ali Akbar Salehi aveva assicurato solo pochi giorni fa che l’Iran ha bisogno di altre 30 mila centrifughe per l’arricchimento dell’uranio necessario ad alimentare la centrale nucleare di Bushehr. «Se vogliamo utilizzare il sito di arricchimento di Natanz per produrre ogni anno il combustibile destinato alla centrale di Bushehr dobbiamo costruire 30 mila centrifughe di nuova generazione», aveva detto Salehi. L’Iran dispone di circa 19 mila centrifughe di prima generazione (di cui quasi 10 mila in funzione) e di mille macchinari di seconda (IR-2m).

Ma a rendere sempre estremamente fragile l’intesa tra Tehran e comunità internazionale è il caso Hamid Aboulatebi. Gli Stati uniti hanno rifiutato di concedere il visto al diplomatico iraniano, ex ambasciatore in Italia, Australia e Belgio, per la sua partecipazione nel rapimento di 52 cittadini americani per 444 giorni nella sede diplomatica statunitense a Tehran, nel 1979. L’Iran ha presentato una contestazione ufficiale alle Nazioni unite in seguito alla decisione del Senato Usa di non concedere né gradimento né visto ad Aboulatebi. Il vice rappresentante di Tehran all’Onu, Hossein Dehghani ha assicurato che gli Usa hanno violato i loro obblighi legali. «La decisione potrebbe creare un pericoloso precedente e influire negativamente sul lavoro degli organismi internazionali», ha dichiarato Deghani. Secondo i diplomatici iraniani, Aboulatebi avrebbe agito per favorire il rilascio degli ostaggi come traduttore e non come parte del commando che fece irruzione nell’ambasciata Usa.

Infine, dure sono state le reazioni dei politici iraniani in seguito alle critiche del parlamento europeo alle violazioni dei diritti umani in Iran. 250 deputati hanno condannato la risoluzione, mentre un gruppo di paramilitari ha protestato alle porte dell’ambasciata greca a Tehran.

 

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