Eminenza,
La sua omelia, trasmessa dal Duomo a reti unificate, ha suscitato in me una tristezza che non è solo tale – ma è anche mortificazione e sentimento di profanazione. Perché anche per chi non va a messa il Duomo ha un senso, e la parola dell’officiante si suppone aspiri al vero, che è uno dei nomi di Dio. Mi perdoni se riassumo i punti salienti dell’omelia, e mi perdoni se vi aggiungo le mie domande in parentesi.

«Tramontato nella luce di Dio l’uomo d’affari, l’uomo politico, il personaggio – che cosa resta? L’uomo: un desiderio di vita!». (Anche a costo di quella altrui? Il più grande fra gli artefici del lancio di quest’uomo al vertice della ricchezza e del potere sconta una condanna per mafia).


«Un desiderio d’amore!». (Per il serraglio di Papi? A ciascuna perla del quale fu promessa, e in moltissimi casi accordata, se non una carriera in televisione, almeno una in un parlamento).

«Un desiderio di gioia!». (Anche a prezzo dell’infelicità civile del Paese al cui declino, istituzionale, culturale, civile, morale che quest’uomo condannato per evasione fiscale ha contribuito come nessuno prima? ).
Un uomo «che trova in Dio il suo giudizio». Si fosse fermata qui, Eminenza. No. Ha aggiunto, ieraticamente: «e il suo compimento».

Il suo compimento. Si compie in Dio, dunque, la menzogna, la frode, la corruzione, lo svilimento di ogni virtù e merito civili, il disprezzo per la legalità e la Costituzione, la mortificazione della memoria dei giusti, e di tutti coloro che nel servizio della Repubblica hanno sacrificato se stessi, invece di sacrificare la sua dignità e le sue leggi ai propri affari?

Sì, tutto questo ora si compie in Dio. A me, Eminenza, queste sue parole paiono blasfeme. Ma chi sono io per giudicare un uomo di Chiesa. E lei, Eminenza, sarà elogiato quasi unanimemente per le sue parole. In fondo, de mortuis nihil nisi bene, no?
Ebbene: se pure la verità non fosse uno dei nomi del Dio che lei serve, a noi non è permesso, quaggiù, disonorare il precetto dei filosofi: se cerchi la verità, cercala tutta. «Una mezza verità è la più vile di tutte le menzogne».