Lo sblocca-cantieri avrà il timbro dei Cinque Stelle e arriverà in Consiglio dei Ministri mercoledì prossimo, ha assicurato il ministro del lavoro Di Maio. Sempre che ne esca dopo perché il suo vicepremier gemello diverso, il ministro dell’Interno Salvini, ieri ha risposto di non tenere «ai timbri», ma che lui, e tutti i ministri della Lega che siederanno nell’augusto consesso leggeranno «cosa c’è scritto riga per riga. Mi fido di tutti ma come San Tommaso voglio metterci il naso».

Fidarsi è un bene, ma non fidarsi è meglio. Nella Lega circola il malumore per la sortita di Di Maio che ha mostrato di volersi appropriare di un provvedimento presentato da tutti come lo strumento metterà il turbo alla crescita – quella «incredibile» che renderà il 2019 un «anno bellissimo». Salvini ha snocciolato anche cifre suggestive: sbloccherà «400 cantieri». Tuttavia, fino a ieri, alcune bozze generosamente circolanti anche sulle agenzie di stampa, non sarebbero state condivise preventivamente tra gli alleati per necessità notarile. Salvini, Giorgetti e il sottosegretario alle Infrastrutture Armando Siri, fino a poche ore fa, sarebbero stati tenuti all’oscuro. La tensione è arrivata al punto che , a stretto giro, fonti pentastellate hanno risposto dicendosi «dispiaciuti di leggere di malumori» (a quanto pare gli «alleati» non si parlano in camera caritatis). «Non abbiamo la sindrome da primo della classe – hanno continuato – Ci mettiamo al lavoro quando c’è da lavorare, tutto qua». «Se la Lega ha delle buone proposte siamo pronti ad accoglierle e a discuterne nelle opportune sedi di governo». Inviare una mail, a questo punto, potrebbe aiutare il lavoro dei primi e cancellare il broncio degli altri. Considerata l’attesa che circonda lo «sblocca-cantieri» – ieri Salvini ha parlato di un’«emergenza nazionale» – e l’ansia di fare qualcosa per dimostrare di non restare immobili davanti alla gelata economica annunciata, mercoledì un decreto potrebbe davvero uscire dal Consiglio dei ministri. I Cinque Stelle devono dimostrare di non essere contro tutte le «opere», Salvini vuole fare sgocciolare risorse sui territori e aprire cantieri «bloccati da anni». Aprirli è come uscire dalla conseguenze di una calamità naturale. Il lavoro arriverà. Sta di fatto che, per il momento, un testo vero non c’è.

Altro discorso è quello sulla capacità di spendere i fondi, perlopiù stanziati in questi anni ma spesi in quantità infinitesimali e, soprattutto, sui contenuti delle bozze. In quelle diffuse ieri si parla di rendere più semplice la progettazione per gli affidamenti di lavori di entità contenuta, come la manutenzione ordinaria e straordinaria, rinnovo o la sostituzione di parti strutturali delle opere o di impianti a parte. L’obiettivo è permettere una progettazione più semplice e meno onerosa per i lavori di entità contenuta. Un intervento è atteso anche per i lavori sotto-soglia. Si vogliono rendere più semplici gli affidamenti, facilitando le procedure di gara. I dubbi sorgono quando si dice di volere ampliare il criterio di aggiudicazione degli appalti dell’offerta più bassa al posto di quello dell’offerta più vantaggiosa. Si vuole puntare su quella più bassa per gli appalti di importo pari o inferiore a 2 milioni di euro, quando l’affidamento dei lavori avviene sulla base del progetto esecutivo e per i lavori di manutenzione ordinaria e straordinaria. I criteri ambientali minimi saranno limitati al di sopra di questa soglia, non al di sotto. È uno dei punti sui quali Lega e Cinque Stelle non sono d’accordo. Così inteso, sarebbe il primo atto contro la generazione che ha manifestato per la giustizia ambientale ieri in tutto il paese. Questo èuno dei costi del «semplificare, velocizzare, sbloccare» annunciati dal premier Conte