Sull’ex Ilva il governo non spiega come sarà usato il miliardo stanziato
L’ingresso dell’ex Ilva a Taranto – Ansa
Economia

Sull’ex Ilva il governo non spiega come sarà usato il miliardo stanziato

Decreto Aiuti bis È stata inserita una norma che prevede il finanziamento di ben un miliardo di euro per la stessa Acciaierie d’Italia. Ma nessuno al governo ha spiegato come saranno usati questi soldi
Pubblicato circa 2 anni faEdizione del 23 agosto 2022

La privatizzazione di Ita non è l’unica crisi industriale su cui il dimissionario governo Draghi sta operando. Sull’ex Ilva tutto è rimasto bloccato durante per lunghi mesi con il previsto aumento di capitale che doveva portare lo stato al 60% di Acciaierie d’Italia (e dunque Mittal in minoranza) congelato senza motivo.
Nel decreto Aiuti bis è stata inserita una norma che prevede il finanziamento di ben un miliardo di euro per la stessa Acciaierie d’Italia. Ma nessuno al governo ha spiegato come saranno usati questi soldi.

Tanto è vero che Mittal continua a considerarsi azionista di maggioranza, tanto da esprimere l’amministratore delegato Lucia Morselli. In una dichiarazione ufficiale di sabato scroso il concetto è stato ufficialmente ribadito: «Invitalia e ArcelorMittal condividono al 50% i diritti di voto, in consiglio di amministrazione così come anche in assemblea». Dunque lo stato non è nemmeno al 51% previsto.
Da più parti si sostiene infatti che il miliardo stanziato non serva all’aumento di capitale. Ma che il governo sia dovuto intervenire d’urgenza per garantire all’azienda la liquidità necessaria per proseguire la già bassissima produzione facendo fronte alla difficoltà di Acciaierie d’Italia di ottenere credito dalle banche.

I sindacati sono sempre più preoccupati. «Il decreto Aiuti bis rischia di essere inutile e tardivo per l’ex Ilva. Se il miliardo di euro previsto dal governo non dovesse essere facilmente e immediatamente spendibile, ci sarebbero presto ripercussioni occupazionali, sociali e ambientali drammatiche. Senza chiarezza sul futuro, questi soldi rischiamo di essere bruciati così come accaduto con i 400 milioni precedentemente stanziati da Invitalia – denuncia il segretario generale della Uilm Rocco Palombella – . La decarbonizzazione ad oggi esiste solo a parole – spiega Palombella – la fabbrica può essere decarbonizzata con gli impianti in marcia, ma bisogna iniziare a fare i progetti, anche grazie ai fondi del Pnrr. Ma di tutto questo non c’è traccia. La priorità dell’intervento dello Stato deve avere come obiettivo primario il rientro al lavoro dei 3 mila dipendenti attualmente in Cig, la salvaguardia occupazione dei 1.700 in Ilva As come previsto dall’accordo del 2018, importanti investimenti sulla sicurezza degli impianti e il pagamento delle aziende dell’indotto – conclude Palombella – se questo non avverrà rischiamo una bomba ambientale, sociale e occupazionale senza precedenti».

Intanto il comportamento dell’azienda continua ad essere ai limiti della legittimità nella festione della cassa integrazione. La Fiom Cgil di Taranto ha scritto al ministro del Lavoro Andrea Orlando, all’Ispettorato del lavoro e all’Inps integrando un precedente esposto contro la decisione di Acciaierie d’Italia di tramutare le ferie dei lavoratori in cassa integrazione. «I lavoratori, in data 11 agosto, hanno constatato, attraverso il portale di Acciaierie d’Italia, consultando le buste paga e i cedolini di luglio, che l’azienda ha indebitamente sostituito le ferie programmate con la cassa integrazione».

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