Sulle magie e i trucchi di Claudio Madia
I bambini ci parlano La rubrica settimanale a cura di Giuseppe Caliceti
I bambini ci parlano La rubrica settimanale a cura di Giuseppe Caliceti
Nonostante le scuole siano chiuse, siamo riusciti a incontrare al computer lo scrittore e giocoliere e mangiafumo e prestigiatore Claudio Madia. Mi dite cosa vi ricordate?
«Lui aveva le dita, due dita, per fare la lumaca Valentina. Erano due dita come le corna. Il mignolo e l’indice. Aveva pitturato con un puntino le dita, il polpastrello, sopra alle dita. Quelli erano gli occhi. Poi faceva la voce di Valentina. La voce da lumaca». «Mia mamma ha detto che quando lei era piccola se lo ricordava perché presentava l’Albero Azzurro che era una trasmissione in tv». «A me è piaciuto perché si vedeva un po’ come in tv, perché il computer è un po’ come la tv e questo non i piaceva tanto perché io volevo conoscerlo dal vivo, volevo che Claudio Madia veniva a scuola da noi, nella nostra aula. Però mi è piaciuto perché almeno l’ho visto al computer insieme a mia mamma e ha detto che è piaciuto anche a lei». «Lui non è solo uno scrittore che ha scritto dei libri per bambini. Lui è anche equilibrista, mangiafumo, teatrante, giocoliere: Lui sa fare un sacco di cose che io non so fare e mi piacerebbe saperle fare come lui». «Però non era vero che lui si metteva il fazzoletto rosso dentro un orecchio e poi lo tirava fuori dall’altro orecchio. Per me era un trucco». «Sì, certi, sì, era un trucco. Lo faceva con le mani. Non si metteva veramente il fazzoletto nell’orecchio. Ma non si vedeva». «È vero perché lui è molto bravo a fare le cose di nascosto. Senza farsi vedere». «È’ un mago!» «A me è piaciuto il cavallo. Quando ha usato lo stendino col bucato se lo ha trasformato in un cavallo e Claudio lo cavalcava. Mio papà si è messo a ridere». «Anche mia mamma. Anche io. Era buffo». «A me è piaciuto quando ha suonato con la fisarmonica piccolina». «La storia del pirata Bombardone era bellissima! Era un delinquente che faceva esplodere bombe nel mare e uccideva tutti i pesci». «Mia mamma lo sapeva chi era Dodò. Ma io non capiva come faceva a parlare». «Era lui. era Claudio. Ma non si faceva vedere. Perché ci sono anche delle cose invisibili come l’aria che tu non la vedi ma c’è ugualmente».
Altre cose che vi sono piaciute?
«La storia di Re-primo che era cattivo e dopo Re-Nato che era nato ed era un Re buono. E poi il gioco di tutte le parole che iniziano con re perché io ne sapevo tantissime.» «A me è piaciuto tutto. Claudio è bravissimo. Poi lui è anche simpatico perché fa ridere». «Anche io non pensavo che le sue storie facevano ridere tanto». «A me faceva ridere anche la storia breve. Quella corta. Quella del gabbiano. Anche se era morto». «Chi?» «Il gabbiano». «Ma no, era il foglio di giornale!» «Lo so, ma faceva finta che era un gabbiano e dopo è caduto, dopo quando ha fatto cadere il giornale era perché il gabbiano era triste. Anche se era una storia triste, a me ha fatto ridere». «Io lo so perché. Per me perché la raccontava lui. Invece se la raccontava un altro faceva piangere, faceva tristezza, invece Claudio faceva ridere sempre».
«A me è piaciuto quando ci ha spiegato alcuni trucchi». «A me la cosa più bella, che dopo ci ho provato anche io a casa mia con mio padre, la più equilibrista è stata quando ha messo il giornale sul dito. Prima ha preso un angolo e l’altro angolo dall’altra parte e dopo ha tirato. Ha fatto come una riga. Poi il giornale stava sulla punta del dito in equilibrio. Ma io e mio padre non siamo riusciti». «Perché c’era un trucco, per me. Era un giornale finto». «Anche l’altro trucco del giornale io non l’ho capito e lui non ci ha spiegato niente». «Quale?» «Quando lui ha preso il giornale e lo ha strappato in tante strisce e dopo, alla fine, ci ha fatto dire insieme la formula magica e il giornale era ancora tutto intero». «Era un altro giornale». «Per me faceva finta di romperlo». «No, no, lo strappava veramente!» «Anche a me è piaciuto la storia di Astro e Caio. Il clown mi era simpatico, mi piaceva. Anche se lui è rimasto povero». «A me sono piaciuti gli esercizi di ginnastica con le dita. Ma io non so farli così veloci come lui. Però un po’ riuscivo». «Lui ci riesce perché si è allenato molto, per me». «Io ho capito che le cose sono diverse. Anche se sembrano così, non lo sono». «Io ho scoperto che da grande voglio fare il clown».
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