Sulle classi sociali
I bambini ci parlano La rubrica settimanale a cura di Giuseppe Caliceti
I bambini ci parlano La rubrica settimanale a cura di Giuseppe Caliceti
Abbiamo visto che piano piano iniziano a formarsi le prime città e abbiamo parlato di classi sociali. Mi dite cosa sono?
«Le classi? Le classi sociali?» «Nelle città vivevano molti abitanti. Allora bisognava darsi dei compiti, dei ruoli. Le classi sociali sono nate così. Perché poi non erano come le classi di scuola». «Sì, c’erano delle regole. Bisognava rispettare delle regole. Gli allevatori e gli agricoltori, cioè i contadini, dovevano procurare il cibo per tutti. Dovevano coltivare i campi, allevare gli animali. Mentre gli artigiani erano quelli che facevano i lavori con le mani. Come i vasi. Oppure i falegnami, che lavoravano il legno». «Le classi sociali che abbiamo studiato sono cinque e sono come in una piramide: sotto chi conta meno, sopra chi conta di più». «Però chi stava sotto era più numeroso». «La prima classe era quella degli agricoltori e degli allevatori. La seconda classe era quella degli artigiani che producevano attrezzi, armi e altri oggetti per tutti i cittadini. Poi…»«Poi c’erano i mercanti, che commerciavano la merce e il cibo, gli oggetti e insomma, tutto quello che riuscivano a vendere e a trasportare da un posto all’altro. Usavano il carro con le ruote, per trasportare tutto. Perché poi avevano inventato anche le ruote che era più facile trasportare le cose con le ruote». «Dopo c’era la quarta classe, quella dei sacerdoti e dei guerrieri. I guerrieri è facile, facevano la guerra, proteggevano tutti gli abitanti della città. I sacerdoti invece…» «I sacerdoti facevano i riti, le preghiere. Si occupavano del tempio». «Alla fine, in cima a tutti, c’erano il re e gli anziani. Il re e i suoi amici. Quelli che comandavano tutti».
Bene. Mi dite se secondo voi ci sono anche oggi queste classi sociali o trovate delle differenze?
«Be’, adesso mi pare che il re non c’è più». «Anche gli anziani adesso non contano molto. Invece prima erano importanti quasi come il re». «Però se erano suoi amici, amici del re, erano importanti anche gli anziani!» «Sì, certo, ma se però non lo erano?»«Per me una differenza è che adesso ci sono più mercanti e venditori e meno contadini». «Anche i guerrieri, cioè i soldati, la polizia, quella gente lì, mi sembra che ce ne sono meno e contano meno». «Però le guerre ci sono ancora, veh?» «Gli artigiani ci sono anche oggi. Mio padre per esempio fa l’idraulico ed è un artigiano». «Anche gli allevatori ci sono ancora». «E’ vero, il re adesso non c’è più e infatti non comanda nessuno!» «Non è vero, ci sono le elezioni per andare a votare e dopo scegli… Perché noi non abbiamo più il re, in Italia, c’è la democrazia che comandano un po’ tutti e un po’ nessuno». «I sacerdoti ci sono ancora?»
Già. I sacerdoti ci sono ancora? E i templi?
«No. Non mi sembra». «Sì, io lo so chi sono! I preti! Perché si possono chiamare sacerdoti o preti. E’ la stessa cosa. Bisogna scegliere come chiamarli». «I tempi sono la chiesa. Dove fanno la messa». «Prima però i preti non erano preti come adesso, si chiamavano sciamani. Si mettevano in testa una testa di un animale morto. Loro facevano la danza propiziatoria per la caccia. Pregavano gli dei di fare una buona caccia. Erano come degli stregoni, un po’». «Poi c’è un’altra differenza: prima c’erano tanti dèi, invece adesso c’è solo un dio e basta. Perché prima forse avevano… Perché prima forse gli uomini e le donne primitive erano più religiosi di adesso». «Anche i vestiti sono cambiati. Anche il modo di mangiare, mi sembra. Perché poi io ho capito che dopo un po’ di anni, mi sembra, dopo un po’ cambia sempre tutto». «Perché poi ci sono anche delle mode che cambiano, delle usanze, delle abitudini, delle parole». «Per me le classi sociali ci sono anche adesso, forse. Però hanno dei nomi diversi». «Non ci sono più le classi sociali di una volta, invece. Perché non c’è il re e allora non possono esserci. Perché chi comanda? Chi le fa le classi? Ognuno fa la classe che vuole? Come un bambino di sei anni, per esempio, lui va in Quinta classe anche se ha sei anni? Va dove vuole? Allora che senso ha? Ci salta fuori una bella confusione e non si capisce più niente, alla fine. Se tutti vanno nella classe che vogliono cosa imparano? Come fanno a fare i compiti? Non li fa nessuno?» «Io non ho capito una cosa, maestro: dentro a ogni classe sociale c’era un maestro? Una maestra? Oppure non c’erano? Non ci sono?»
I consigli di mema
Gli articoli dall'Archivio per approfondire questo argomento