Rubriche

Sull’arrivo dei soldati a scuola

I bambini ci parlano La rubrica settimanale a cura di Giuseppe Caliceti

Pubblicato circa 7 anni faEdizione del 2 novembre 2017

Vi ho letto l’articolo che c’era sul giornale. Avete capito cosa si dice?

«A me sembra che ci sono dei soldati che vengono a scuola». «No, non i soldati veri. Dei soldati che non fanno più i soldati. Dei soldati in pensione. Dei soldati che non hanno le armi».
«Io non ho capito, ma non mi sembra che è così». «Io ho capito che però non vengono alla scuola elementare, i soldati. Non vengono nella nostra scuola. Vanno dai bambini della scuola dell’infanzia». «Ancora peggio!»

Perché?

«Perché per me i soldati non c’entrano con la scuola. Almeno, non mi sembra». «C’è una legge, c’è scritto sull’articolo che ci hai letto. E in questa legge c’è scritto che dei soldati in pensione o che non vogliono fare più i soldati, forse, se vogliono, se i bambini e le maestre li vogliono, possono diventare dei maestri dell’asilo».

«Per me sono tutti maestri perché non c’è un soldato femmina. E questo è sbagliato. Perché dovrebbero essere delle maestre, non dei maestri». «A me piacerebbe se anche noi avessimo dei maestri e non delle maestre e basta». «Ma sono i bambini dell’asilo, non noi!».
«Per me è sbagliato ugualmente perché i soldati, poi, sono bravi a fare il maestro dell’asilo? Io non dico che non possono fare la maestra dell’asilo perché sono maschi invece che femmine, ma non so se lo sanno fare».

Vabbè, immaginiamo comunque che questi ex soldati venissero a fare i maestri anche nella nostra scuola.. Vi piacerebbe? Sì? No? Mi spiegate perché?

«A me piacerebbe perché i soldati, se non sono nemici, sono bravi. Però dovrebbero venire qui senza armi perché altrimenti ci si può fare male». «A me non starebbe bene. Io direi a mia mamma di cambiare scuola. Di iscrivermi in un’altra scuola». «Per me è una pazzia perché la scuola non è una guerra». «Io penso che ognuno ha il suo lavoro e tra il lavoro di una maestra dell’asilo o della scuola primaria e il soldato c’è molta differenza».

«A me, se vengono, anche se sono maschi, non mi dispiace. Perché penso che a scuola, sia nella scuola dell’infanzia che da noi alla scuola primaria elementare, ci sono troppi pochi maestri maschi. Perché poi da noi ci sei solo tu, Giuseppe. E gli altri sono tutte maestre». «Anche per me. A me piacerebbero dei maestri soldati. Però non devono solo dare degli ordini e basta. Devono anche saper spiegare bene le lezioni. Devono essere pazienti. Devono essere buoni con tutti. Insomma, non devono fare i soldati ma i maestri». «Per me con dei maestri soldati faremmo più ore di ginnastica perché ai soldati piace molto lo sport».

«Io ho visto anche un film dove c’era un soldato che diventava un maestro. Faceva ridere. L’ho visto alla tv. C’era una classe di monelli e monelle e lui riusciva a farli stare in silenzio. Però era un film. A me non piacerebbe che a scuola ci fosse un maestro soldato».

Alcuni di voi hanno detto che forse, a scuola, alle scuole elementari e alle scuole dell’infanzia, ci vorrebbero più maestri maschi. Altri che i maestri non dovrebbero esserci. Mi spiegate meglio perché?

«Per me ai maschi adulti non interessano i bambini». «Perché per me a scuola ci si divertirebbe di più».
«Perché se un bambino ha un papà e una mamma, allora dovrebbe avere anche un maestro e una maestra, non solo delle maestre». «Per me i soldati sarebbero troppo severi, troppo cattivi». «A me piacerebbe avere un generale». «Per me ci vogliono sia i maestri sia le maestre. Insieme».

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