Mi raccontate con parole vostre come l’uomo diventa allevatore e coltivatore e come era il villaggio neolitico se lo doveste disegnare?
«Gli uomini imparano ad allevare i polli perché era più furbo allevarli che rincorrerli. Poi facevano l’uovo. Le galline, dico». «Verso la fine del paleolitico si diffondono nel mondo animali più piccoli di dimensioni e più docili, che vuol dire meno feroci. Così…. Così l’uomo li fece vivere insieme a lui». «Il primo fu il cane. Un uomo addomestico un cane. Credo un cane lupo. O forse era un lupo vero, che da addomesticato si chiamò cane». «Ma no!» «Sì, l’uomo scopre che invece di cacciare, che si fa fatica, poteva allevare mucche o pecore dentro un recinto, poi mettere insieme un maschio e una femmina e fare i vitellini o gli agnellini, farli crescere, mangiarli». «Invece di inseguire gli animali, li avevano già lì sul posto».

E rispetto all’agricoltura cosa avete da dire? Cosa vuol dire agricoltura? Cosa è?
«Vuol dire che tu non prendevi le bacche nei boschi, non raccoglievi quello che trovavi per strada nei sentieri o nei boschi. I frutti, dico. Ma non solo. Vuol dire che tu avevi capito che da un seme di un frutto nasce una pianta che fa quel frutto e perciò hai scoperto un tesoro». «Giusto. Perché bastava piantare un seme di limone e dopo un po’ di mesi o di anni la piantina cresceva e nasceva l’albero del melo, del limone, nasceva il pero che faceva la pera, il melo che faceva la mela. Insomma, un bel cambiamento, un bel guadagno». «Che poi proprio per la scoperta di questo, dell’agricoltura e dell’allevamento, l’uomo diventa stabile e non in movimento». «Cioè non è più nomade». «Esatto». «Lui alleva le pecore, i maiali, gli asini, le capre, le mucche. Gli animali meno feroci. E il cane lo alleva ma non lo mangia perché il cane lo aiuta, l’uomo. Allora non ha senso mangiarlo». «Anche i polli e le galline allevavano. E i conigli, secondo me. Ma sul libro non c’era scritto». «Si dice che l’uomo diventa sedentario, non stabile. Sedentario è il contrario di nomade. Cioè, non si dice mobile e stabile, ma si dice nomade o sedentario». «Sì, le cose erano tutte collegate, perché poi sono sempre tutte collegate. Prima c’è questa coltivazione di campi come il grano per fare la farina e il pane. Allora costruiscono degli attrezzi migliori per coltivare. Poi non puoi andartene via, devi aspettare che il grano cresce, perché le spighe non crescono mica tutte in una volta. Allora devi stare fermo lì e aspettare per poi raccogliere i frutti. Altrimenti coltivare non ha senso, se te ne vai». «Infatti va a finire che i campi coltivano di più di quello che era consumato. Più di prima, insomma. E vengono costruiti dei contenitori. nascono i primi villaggi del neolitico. Aumenta anche la popolazione. Perché se c’è più cibo, ci sono anche più figli e meno gente che muore. E’ tutto collegato, come dicevo prima». «Be’, certo, se la coltivazione è abbondante si mangia di più». «La stessa cosa per l’allevamento. Infatti è così che sono costruiti delle case, dei magazzini per conservare il cibo». «E nascono anche….. Nasce il baratto e il commercio. Perché se un villaggio aveva tanto grano, magari barattava un po’ del suo grano con un po’ di vasi che faceva un altro villaggio esperto nel fare vasi». «Nascono anche i commercianti, nasce il commercio. Cioè delle persone che portano avanti e indietro delle cose e se le scambiano, le scambiano con altre cose». «Il baratto è lo scambio, perché poi a quel tempo primitivo non potevano esistere ancora le monete e allora al mercato facevano così: io ti do questa pecora e tu magari mi dai cento uova. O dieci galline. Secondo me facevano così». «Anche noi a scuola delle volte facciamo dei baratti con le gomme o le matite o i pastelli anche se mia madre non vuole». «E neanche i maestri e le maestre». «Anche mia madre non vuole. Ma non vuole neppure che porto a scuola i soldi o il telefonino». «Hai già il telefonino in terza?» «Sì, me lo hanno regalato a Natale». «Anche noi facciamo un po’ il baratto con i nostri genitori…. Perché se siamo bravi a scuola forse ci possono dare i soldi per comperare delle cose che ci piacciono e che vogliamo avere. se invece prendiamo dei brutti voti, no».