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Sulla storia «Non uno di meno»

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I bambini ci parlano La rubrica che dà voce ai più piccoli

Pubblicato quasi 4 anni faEdizione del 31 dicembre 2020

Mi dite chi sono i protagonisti di questa storia e cosa succede?

«Sono tutte le lettere dell’alfabeto. Anche con le parole straniere. Sono poche». «Sono solo cinque. Y, J come Juventus, , K, X, W che si dice Vu Doppia». «Succede un gran casino». «Protestano. «Non vanno più a lavorare». «È uno sciopero delle vocali». «E’ vero che l’hai inventata tu questa storia, maestro? lo sai che sei stato molto bravo?» «È vero. Bravissimo».

Grazie, bambini. Ma avete capito bene cosa è uno sciopero?

«Sì, io ho capito: che loro non vanno a lavorare per un giorno». «Anche le vocali sono solo cinque come le lettere straniere. Invece le consonanti sono molto di più». «Cosa vuol dire? Possono protestare ugualmente». «Sciopero vuol dire che protesti. Se protesti vuol dire che ti lamenti. Perchè le altre lettere ti trattano male» Vuoi lo stipendio più alto. Lo stipendio sono poi i soldi». «Anche mio padre una volta ha fatto uno sciopero nella sua fabbrica. Per un giorno. Anzi, credo due giorni». «Però se vai a fare lo sciopero, non ti danno i soldi, cioè se non vai a lavorare». «Infatti lo fanno solo una volta o due». «Protestare vuol dire che tu vorresti stare meglio».

Non mi state raccontando come è questa storia….

«Allora, prima ci sono le vocali che protestano. Perché loro dicono: Noi siamo più importanti. Perché ci siamo in quasi tutte le parole. Allora dobbiamo avere più soldi noi». «Allora il sindaco della città delle parole dà a loro più soldi, perché poi hanno ragione». «Dopo fanno sciopero per un giorno le consonanti perché dicono: Anche noi siamo importanti! Provate a fare una parola senza di noi, se siete capaci!» «E il sindaco dà più soldi anche a loro perché hanno ragione». «E’ una storia dove tutti hanno ragione». «Alla fine sembra tutto a posto, sembra che tutti sono contenti, ma ci sono ancora le lettere straniere, che poi sono cinque come le vocali, sono poche, però protestano anche loro». «Anche loro dicono: Potete fare la parola Taxi o la parola Kiwi senza di noi. Non riuscite. Allora vuol dire che per capirsi bene, ci dobbiamo essere anche noi. Dobbiamo essere pagate anche noi. Però le altre lettere dicono: No, prima noi, dobbiamo essere pagate di più noi consonanti e noi vocali perché siamo lettere italiane, non lettere straniere come noi». «Allora anche loro per un giorno non vanno a lavorare e anche quella volta, anche quel giorno, non si capisce più niente. Nessuno riesce a parlare bene, nessuno riesce a capire bene». «Perché sono tutte importanti». «Sì, anche loro». «Tutte». «Infatti l il sindaco dà più soldi anche a loro».

Vi è piaciuta questa storia?

«Sì. Molto. Perché fa ridere. Soprattutto quando fanno sciopero: Per esempio, quando fanno sciopero le vocali, i bambini invece di dire Ciao dicevano solo C». «Oppure gli innamorati dicevano solo: Tm, invece di Ti Amo. O la gente, al mattino, diceva Bn grn, invece di dire Buon Giorno». «Invece a me piaceva quando erano state a casa da lavorare per un giorno le consonanti. quando il signore invece di chiedere Che ore sono, poteva chiedere solo E oe oo?». «I cani e i gatti facevano solo M per miagolare e B per abbaiare, era ridicolo». «Anche la scenetta che abbiamo fatto del compleanno, quando tutti cantavano Ai auuui a e, ai auri a e!» «Il moroso, per chiedere alla sua fidanzata di innamorarsi, chiedeva Poi fai?» «Anche quando hanno fatto sciopero le lettere straniere nessuno ci capiva più niente, per esempio quando chiede un signore esce dalla stazione e chiede: Questo hai è libero? Invece era taxi». «Oppure l’innamorato chiede alla fidanzata: Mi sbucci il mio ii? Cosa vuol dire ii? Niente. Perché non ci sono le lettere straniere. Invece con le lettere straniere vuol dire kiwi». «A me questa storia è piaciuta perché fa ridere e poi fa capire che tutte le lettere dell’alfabeto sono importanti. Anche la X». «Come tutte le persone del mondo». «E’ vero, altrimenti, anche se ne manca solo una, di lettere, anche una sola, non si capisce più niente».

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