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Sulla scia di papa Francesco, nuovo fervore «politico» all’Avana

Sulla scia di papa Francesco, nuovo fervore «politico» all’Avana

Chiesa cubana Nonostante il cardinale Ortega, che dialoga con Castro, venga destinato a nuovo incarico, aumentano i segnali di distensione

Pubblicato quasi 11 anni faEdizione del 28 novembre 2013

Stimolate dal papa Francesco – che nella sua esortazione pastorale Evangeli Gaudium resa pubblica proprio in questi giorni critica «l’economia che esclude e uccide» – le chiese cattoliche di Cuba e del resto del continente americano (Stati uniti inclusi) sono mobilitate per adeguarsi al nuovo momento storico e ad aprirsi alla società.

A Cuba, dove dove il presidente Raúl Castro ha dato il via a una serie di riforme seguendo le indicazioni dei «Lineamenti» approvati del partito comunista, la Chiesa è impegnata a ringiovanire l’episcopato, a formare nuovi clerici in un moderno seminario da poco inaugurato, a dar forza al suo movimento laico in modo da svolgere un ruolo più attivo nella società dell’isola.

Così, per la prima volta, il cardinale e arcivescovo dell’Avana, Jaime Ortega Alamino, non compare nel direttivo della Conferenza episcopale cubana, attualmente presieduta dall’arcivescovo di Santiago di Cuba, Dionisio García (laureato in ingegneria in un’università cubana). Ortega, nato nel 1936, ha raggiunto l’età per il ritiro dalla sua carica, ed è attualmente a Roma, dove si pensa possa avere in un prossimo futuro, probabilmente tra un anno, un incarico in una qualche congregazione e, dal Vaticano, fungere da consigliere di García, una volta che questi – come viene dato per probabile – costituisca la guida dell’episcopato cubano.

Il cambio al vertice ecclesiale, secondo la Santa sede, è frutto di un «normale» avvicendamento. Solo che Ortega, unico cardinale dell’isola, rappresenta «il volto» della Chiesa che, abbandonando la linea tradizionale di opposizione al potere socialista, ha instaurato un dialogo con il governo presieduto da Raúl Castro che ha portato alla liberazione di prigionieri politici, allo sviluppo di un sistema parallelo di educazione negli istituti cattolici (anche se i loro titoli di studio non sono ancora riconosciuti dallo governo cubano) e a recuperare templi occupati dallo Stato nei primi anni della rivoluzione castrista. Proprio per questa sua linea Ortega, nell’isola, è stato criticato dal piccolo e composito movimento di opposizione.

Ci si chiede dunque se l’attuale presidente della Conferenza episcopale continuerà la linea del suo predecessore.

Vari segnali indicano che García proseguirà il dialogo col governo, anche se accentuandone la critica. L’arcivescovo di Santiago ha infatti partecipato a vari incontri con Raúl assieme al cardinale Ortega. Inoltre, da mesi, nel Centro culturale Felix Varela, collegato all’episcopato, sono organizzati corsi di «posgrado» – una sorta di specializzazione post universitaria – che includono temi come lo sviluppo economico, il cooperativismo, il management di piccole imprese: il tutto a testimonianza di un rinnovato impegno sociale della Chiesa.

In una recente conferenza tenuta nel centro culturale, il monsignor Carlos Manuel De Cespedes, prelato che porta il cognome del padre dell’indipendentismo cubano e che per molti anni è stato il portavoce dell’episcopato dell’isola, ha affermato che si augura per l’immediato futuro «un socialismo più partecipativo e democratico».

Più in avanti si spinge la rivista cattolica Espacio laical. Nel suo ultimo numero, da spazio a un’iniziativa che vede la collaborazione di «cattolici, marxisti critici, socialisti repubblicani e anarchici» impegnati in «questo periodo di cambiamenti epocali» a definire i contenuti – questo è il titolo di questo «manifesto» politico – della «Cuba sognata, Cuba possibile, Cuba futura. Proposte per il nostro futuro immediato». La piattaforma contiene 23 punti, dal libero esercizio dei diritti civili, politici culturali per tutti i cittadini, alla libertà di informazione e di comunicazione; dal pluralismo politico, alla libertà religosa e, infine, alla proposta di eleggere tutte le cariche pubbliche per mezzo di elezioni dirette, libere, segrete e tra candidati che siano nominati direttamente dai cittadini.

Tutte queste iniziative, che ormai hanno un ritmo sempre più accelerato, possono costruire la base di un movimento politico di ispirazione cattolica che possa contribuire con le sue idee, la sua pratica sociale e le sue relazioni internazionali all’evoluzione del processo di riforme in corso da alcuni anni del socialismo cubano. Il movimento laico ha l’appoggio della gerachia cattolica cubana, e per una parte di essa si può parlare anche di impulso.

Non solo, questo tragitto verso un impegno sociale e in futuro anche politico del movimento cattolico cubano suscita l’interesse delle forze politiche di ispirazione cristiana operanti in alcuni paesi dell’America latina, forze interessate a ricostruire una nuova Democrazia cristiana latinoamericana, più aperta alle istanze sociali e al contributo di elementi che provengono dalla sinistra dei precedenti movimenti politici democristiani.

* Storico delle religioni e giornalista

 

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