Sulla poesia visiva
I bambini ci parlano «La vedi, non la leggi. Ma se vuoi puoi anche leggerla»
I bambini ci parlano «La vedi, non la leggi. Ma se vuoi puoi anche leggerla»
Cosa abbiamo fatto venerdì pomeriggio? Vi ricordate cosa è la poesia visiva?
«Io mi ricordo che pioveva». «A scuola, mi ricordo, al pomeriggio, abbiamo fatto i collage con le lettere». «Perché tu avevi portato a scuola le lettere dei giornali. Le locande, le locandine dei giornali. Allora noi abbiamo ritagliato le parole e poi abbiamo fatto il collage». «Noi abbiamo fatto…. Noi venerdì pomeriggio abbiamo fatto una gran confusione perché dopo era tutto in confusione. Perché abbiamo dovuto cercare tutte le lettere delle parole. Poi abbiamo dovuto ritagliarle. Poi abbiamo dovuto incollare». «Ci siamo divertiti a tagliare le parole. Anzi, i giornali. Poi abbiamo attaccato le letterine con la colla sul foglio grande che ci avevi dato». «Venerdì abbiamo fatto una mostra con i nostri collage che avevamo fatto con le nostre facce fatte con le lettere». «Abbiamo fatto il disegno della nostra faccia. Il nostro ritratto. Però senza colori. Ma le lettere del giornale». «Però… Però ognuno di noi poteva fare il disegno della sua faccia senza usare la matita, senza scriverlo, ma scrivendolo solo con le letterine ritagliate del suo nome». «Io ho un nome lunghissimo: Alessandro. Io non riuscivo mai a trovare tutte le letterine del mio nome e a ritagliarle. Invece Iris è stata più fortunata perché i suoi genitori le hanno dato un nome corto e a scuola è meglio avere un nome corto invece di un nome lungo perché poi è anche più facile da scrivere e si scrive più in fretta». «Io ho consumato tutta la mia colla e ho detto a mia mamma che me ne deve comprare un’altra ma lei non me la ha ancora comperata».
Non mi avete detto cosa è una poesia visiva…
«Per esempio, fare un disegno della tua faccia senza usare mai la matita o i pastelli ma solo le lettere». «Però non puoi usare tutte le lettere che vuoi, ma solo le lettere che fanno il tuo nome». «Però se tu ti chiami Iris, per esempio, puoi usare la R o la I tante volte quanto vuoi». «Ma solo le lettere del tuo nome. Quella è la regola che ci avevi detto tu, maestro».
Ma perché si chiama poesia visiva?
«Forse perché è una specie di poesia…», «Perché tu fai la tua faccia». «Per me si chiama così perché quando fai questa cosa, questo ritratto, dopo è come una poesia, ma un po’ strana». «Perché si vede». «Perché la devi fare con le lettere, la figura». «Perché… non lo so». «Perché la vedi, non la leggi. Ma se vuoi puoi anche leggerla».
Vi è piaciuta questa attività?
«A me sì, molto. Però si consuma troppa colla». «Anche a me. Perché a me piace leggere e anche ritagliare. La mia faccia era venuta bella e poi era un lavoro facile, per me». «Io ho scoperto che il mio nome è fatto da troppe lettere!», «A me piaceva di più se non dovevamo ritagliare perché io ho sempre paura di tagliarmi, quando usiamo le forbici». «Io alla fine avevo tutte le dita della mano incollate!», «Mi è piaciuta molto perché così ho imparato le lettere del mio nome e non me le dimentico più, ci scommetto». «Io ho capito che è più facile scrivere il mio nome con la matita, invece che con le lettere del giornale da incollare». «Per me è stato bellissimo!», «Per me non troppo, perché era un lavoro troppo lungo e non si finiva più». «A me è piaciuto quando abbiamo fatto la mostra sul pavimento e abbiamo visto tutte le nostre facce fatte con le scritte tutte insieme». «Per me è stato divertente ma non trovavo mai la U». «A me è piaciuto quando avevo già finito il mio ritratto e ho aiutato i miei compagni di gruppo a finire e loro erano molto simpatici e molto gentili».
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