«La persona a cui si manca più di rispetto in America è la donna nera». Lo ripete nel corso dello show Beyoncé, la prima artista e donna afroamericana ad essersi esibita al Coachella, il festival americano che si tiene ad Indio in California dal 1999 e più di tutti incarna il ritorno a una dimensione socio politica, come non si vedeva dai tempi di Woodstock. Uno spettacolo diventato un documentario Homecoming – A Film by Beyoncé, approdato ora su Netflix. Co-prodotto insieme a Ed Burke il film oltre allo show, offre il racconto dei dodici mesi di preparazione. Duecento artisti  coinvolti sul palco e che vediamo anche nelle prove ospitate in tre teatri di posa, per un live set trasformatosi nella celebrazione dell’empowerment nero. Dove accanto alle canzoni dell’artista americana, alla sua capacità di alternare momenti di frenetica danza a calibrate performance vocali, si celebrano le Hbcu (le storiche università afroindiane, fondate prima del 1964, con l’intenzione di servire le comunità indiana e afro-americana) e la cultura nera. Riprese intervallate da citazioni di Nina Simone, Toni Morrison, un set caratterizzato da gradinate piramidali dove trovano spazio danzatori e orchestrali e splendide mise: abiti lunghi e poi felpe e rosa e gialle, un tributo alle prime confraternite nere.