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Sulla linea del fronte tra «onore» e «dolore»

Lo scorso 4 novembre, a Carrara, mentre autorità di ogni genere celebravano la gloriosa Prima Guerra Mondiale e l’immarcescibile Vittoria, Soledad Nicolazzi – attrice, musicista, militante anarchica – non ne […]

Pubblicato quasi 9 anni faEdizione del 24 novembre 2015

Lo scorso 4 novembre, a Carrara, mentre autorità di ogni genere celebravano la gloriosa Prima Guerra Mondiale e l’immarcescibile Vittoria, Soledad Nicolazzi – attrice, musicista, militante anarchica – non ne ha potuto più e davanti a tutti costoro ha intonato «O Gorizia tu sei maledetta», la più dura e dolorosa delle canzoni popolari di quella guerra. L’hanno afferrata in otto, identificata, portata in questura e solo più tardi lasciata andare a malincuore. La canzone non gliel’hanno lasciata finire.

È anche questo un segno che su quella guerra – su tutte le guerre, oggi che l’Italia la guerra non la ripudia più – continuano a scontrarsi memorie diverse e in conflitto, attraversate da una nitida linea di classe. Questa coscienza è presente fin dal titolo dello spettacolo-concerto – «Maledetti studenti italiani che la guerra l’avete voluta» – costruito dall’Università popolare Antonio Gramsci e dal Circolo Gianni Bosio costruito a partire dalle storie e dalle canzoni di chi quella guerra l’ha subita ed è stato costretto a combatterla.

Il titolo viene da una canzone molto diffusa nella memoria popolare, tuttora ricordata e cantata nella tradizione orale, ed esprime assai bene il risentimento nei confronti di un interventismo classista già pronto a trasformarsi in fascismo.

Dice la canzone di «Gorizia»: «Voi chiamate il campo d’onore questa terra di là dai confini…» Qualche anno fa, in una registrazione del Circolo Gianni Bosio, un reduce contadino di Ginestra Sabina cantava: «Voi chiamate il campo dolore questa terra di là dai confini…» Quello che i signori e la gente istruita chiamavano onore, i contadini analfabeti – per i quali linguaggio era una lingua straniera ma che su quel «campo» ci stavano – lo chiamavano dolore.

Questa memoria alternativa, questo scontro fra «onore» e «dolore», attraversa insieme i canti e i racconti dello spettacolo. Le canzoni (alcune famose, altre sconosciute o addirittura inedite, appena recuperate dagli archivi sonori del Circolo Bosio) sono presentate da una delle voci più grandi della nostra musica popolare, Sara Modigliani, insieme con il gruppo Albero della Libertà (Gabriele Modigliani, Stefano Pogelli, Gavina Saba, Laura Tedeschini Lalli, Laura Zanacchi).

E si intrecciano con i racconti di cantastorie cantati da Mauro Geraci, e dalle letture dello stesso Geraci tratte dallo straordinario libro di memorie di Antonio Rabito, Terra : un contadino siciliano spedito a fare la guerra dall’altro capo dell’Italia, che la racconta senza un’ombra di ideologia ma con tutta la rabbia e la sofferenza della cultura popolare incarnate in una scrittura.

Lo spettacolo debutta il 27 novembre alle 21 al Centro di Cultura Popolare del Tufello (ingresso a sottoscrizione più tessera associativa 1 euro; a fine serata crostini, pasta e vino per tutti). Nel frattempo, tanti musicisti, coristi, cantori, compagni e antimilitaristi si stanno organizzando per partire da Roma (e da altre parti d’Italia) per andare a Carrara il 12 dicembre. a cantare tutti insieme «Gorizia» e le canzoni contro tutte le guerre.

Sui pullman c’è ancora posto: info susannacerboni@libero.it

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