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Sulla filastrocca metà paurosa metà senza paura

I bambini ci parlano La rubrica settimanale a cura di Giuseppe Caliceti
Pubblicato quasi 2 anni faEdizione del 1 dicembre 2022

Visto che vi piacciono tanto le cose paurose, ho pensato di farvi leggere, imparare e disegnare una filastrocca paurosa. Allora, leggetela ognuno per conto suo, nella sua testa, poi ditemi cosa ne pensate con le vostre parole….
«A me è piaciuto, però io avevo già capito che era una filastrocca per le rime. C’erano le rime baciate». «Per me non c’erano delle grandi parole paurose. Forse solo il pipistrello è un animale un po’ spaventoso perché è di notte ed è tutto ero e sembra una gatto volante, però un gatto impazzito». «A me non è piaciuta molto perché sembrava una filastrocca un po’ per bambini piccoli». «Io ho capito che c’era il verso che diceva i minuti durano ore, quando hai paura. Questo mi è piaciuto. Questo è stato il punto che mi è piaciuto di più. Perché anche a me, quando è pauroso tutto, quando ho paura, capita che il tempo sembra che non passa mai e allora anche i minuti sembrano delle ore». «Non sono dei gatti volanti. Dice i pipistrelli sembrano dei fiori volanti. E’ come un paragone». «A me ha fatto ridere quando ha detto che la saliera, cioè dove tieni il sale, sembra un rospo sulla tovaglia. Perché è una cosa pazza. Però per me non ci assomiglia molto una saliera con un rospo». «Anche la ringhiera fa paura quando dice che tu metti la mano su una ringhiera, che le ringhiere sono di ferro, poi, invece, la ringhiera è un serpente». «A me questa filastrocca non ha fatto paura perché non c’erano dei veri mostri tipo zombie, vampiri, mummie, eccetera eccetera. Era una poesia senza cose paurose allora non faceva molta paura e a me faceva quasi ridere». «Anche io sono abituato a delle cose più da grandi, più paurose. Come nei videogiochi, qui non c’è neppure un po’ di sangue. Qui sembra che non muore mai nessuno».

Questa poesia è divisa in due parti: una che dovrebbe far paura, anche se a voi non fa molta paura, e l’ultima parte, dove la paura e lo spavento se ne vanno via….
«Ah, sì. Io so dove è. Quando dice Lunedì da casa mia la paura è andata via. Poi è proprio alla metà. Perché lei, la filastrocca, ha 16 versi, e dopo 8, cioè a metà, inizia la parte buona». «Sì, infatti dopo le cose non sembrano più come fiori e pipistrelli volanti, ma dice che Le rose sembrano rose, cioè sembrano come sono le rose, cioè non sembrano niente perché sono proprio delle rose». «Poi anche quando dice che Martedì da casa mia è spartito lo spavento… Anche lì si capisce che non è più paurosa, che è finita la paura, che la paura è andata via e infatti dice che è in casa sono entrati gli amici che hanno portato la felicità e il vento.

Mi dite se vi è piaciuta di più la prima parte o la seconda della filastrocca e cercate di spiegarmi anche il perché?
«La prima parte, perché faceva paura, anche se a me non faceva molta paura. A me piacciono le cose che fanno più paura perché sono più emozionanti». «A me invece la seconda perché non mi piace avere paura e poi la seconda parte non è così buia, così paurosa, così brutta. Io preferisco le cose brutte alle cose… Cioè, le cose belle alle cose brutte». «Per me le cose più paurose sono più emozionanti perché ti viene come un capo al cuore, come se da un momento all’altro può succedere una avventura impossibile, invece le cose che non fanno paura, per me, sono un po’ noiose. Non dico per tutti, ma per me sono un po’ noiose». «Io mi diverto quando ci sono delle poesie che non parlano né delle cose brutte né delle cose belle, ma delle cose normali». «Per me la prima parte di questa poesia era con delle rime più facili, tipo paura e pura, tipo fiore e ore, tipo spavento e pavimento. Invece le altre erano meglio». «Io ho visto che alla fine non c’era una rima baciata, però, ho visto che c’era una rima alternata: casa, spavento, invasa, vento». «Io quando c’è il vento ho sempre paura, non so perché. Forse perché fa volare via le cose». «A me piacciono anche i cartoni e i videogiochi che fanno paura, invece gli altri sono più noiosi».

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