Rubriche

Sulla Costituzione/3

I bambini ci parlano La rubrica settimanale di Giuseppe Caliceti

Pubblicato quasi 9 anni faEdizione del 22 ottobre 2015

Anche oggi (qui e qui)continuiamo il lavoro che abbiamo iniziato nelle scorse settimane: io vi leggo delle regole sulla scuola scritte da quel maestro mio amico che qualche anno fa è morto e si chiamava Mario Lodi. Io ve le leggo e voi mi dite che cosa vogliono dire secondo voi, va bene? Ecco la prima: Se vogliamo, per la nostra scuola possiamo scegliere di avere anche una bandiera.

«Vuol dire che noi in Seconda abbiamo fatto la bandiera della nostra classe, per esempio. Eravamo in venticinque bambini. Ognuno ha chiesto a sua mamma di dargli un pezzo di stoffa. Un pezzo piccolo. Come un fazzoletto, metà di un fazzoletto. Dopo la maestra ha cucito tutti i pezzetti insieme e quella era la nostra bandiera. L’abbiamo appesa a un muro dell’aula. Ce l’abbiamo ancora. È molto bella. È molto colorata». «Per me questa regola vuol dire che, se per caso noi maschi facciamo una partita di calcio con i maschi di un’altra classe, le nostre femmine possono fare il tifo per noi. E se hanno una bandiera da sventolare è meglio, altrimenti gridano e basta».

Un altra regola da commentare. Pronti? Ecco: Noi siamo liberi di scegliere di fare ciò che vogliamo nel rispetto degli altri.

«Questo articolo vuol dire che tu puoi fare quello che vuoi, per esempio camminare dove vuoi, però non sul piede di un altro, altrimenti gli fai male e poi lo fai apposta». «Per me questa legge vuol dire che devi rispettare gli altri, cioè vuol dire trattarli bene, con gentilezza. Senza darti troppe arie perché gli altri poi ci rimangono male. Non devi sempre dire che sei il migliore in tutto, per esempio. Non devi vestirti o camminare in modo troppo strano. Non devi sempre comandare tutti. Non devi dire che hai il telefonino a quelli che ancora non lo hanno».

Un altra regola: Tutti i bambini hanno il diritto di esprimere le proprie opinioni, sentimenti e stati d’animo. E possono fare agli adulti qualsiasi domanda.

«Per me questa regola vuol dire che se piangi, puoi piangere. E nessuno dei tuoi compagni può prenderti in giro. Anzi, qualcuno dovrebbe venire a consolarti». «Per me questa regola vuol dire che puoi chiedere alla maestra quanto manca alla fine della scuola e lei te lo deve dire senza arrabbiarsi». «Per me questa regola vuol dire che abbiamo tutti un po’ ragione. Per esempio, tu puoi anche non essere d’accordo con delle cose che dicono dei tuoi amici, ma per questo non devi vergognarti, puoi dirlo ugualmente. Però devi spiegare perché». «Per me questa regola vuol dire che ognuno di noi di Quinta deve fare i disegni come riesce a farli, però non può dire al maestro ‘Io non ci riesco’ perché dopo lui si arrabbia».

Bene, passiamo a un’altra regola: Tutti i bambini devono essere istruiti ed educati dai loro genitori o da altri adulti.

«Per me questa regola vuol dire che sono gli adulti che devono insegnare ai bambini, non i bambini che devono insegnare ai grandi, agli adulti, anche perchè i grandi sanno più cose». «Vuol dire che dobbiamo andare a scuola». «Questa regola dice che tutti i bambini, se studiano, possono imparare. E i grandi devono insegnare ai bambini: ma non solo i genitori, anche le maestre». «Istruiti vuol dire che devono imparare a scrivere e a leggere e a contare. Educati vuol dire che tutti i bambini devono essere gentili e non monelli». «Vuol dire che i genitori devono aiutare i bambini a fare i compiti». «Per me questa regola vuol dire che se uno sa una cosa, non deve tenersela segreta, ma deve anche dire quel segreto agli altri, così anche loro imparano quello cosa, imparano a fare quella cosa, non può tenersela solo per sé altrimenti è molto egoista». «Questa regola vuol dire che i genitori devono andare d’accordo con i figli e i figli con i genitori».

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