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Sul tema del piano urbanistico nessuna concreta indicazione

Le linee programmatiche sono il documento che mostra alla città quali sono le scelte e gli interventi che dovranno essere messi in atto e qual è la visione che li […]

Pubblicato più di 8 anni faEdizione del 6 agosto 2016

Le linee programmatiche sono il documento che mostra alla città quali sono le scelte e gli interventi che dovranno essere messi in atto e qual è la visione che li guida. Il testo presentato dalla sindaca Raggi è in realtà un testo vuoto, perché manca proprio di quelle “azioni e progetti” che, sul piano della concretezza, devono dare indirizzo e corpo alle delibere della Giunta.

L’unica cosa che, invece, permea tutto il documento è l’apertura di “Tavoli” per qualsiasi cosa. Non c’è mai, però, un impegno preciso o una scadenza. In un momento storico in cui le città europee sono ferite da fatti gravissimi, non affronta nessuno dei “grandi temi” come, ad esempio, le migrazioni di milioni di persone, i cambiamenti climatici, la sicurezza, la tecnologia, il disagio nelle periferie, la mancanza di lavoro.

Prendiamo, per esempio, l’urbanistica che è, secondo me, la politica principe per dare attuazione alla visione che si ha della città, perché ha il compito di tramutare in trasformazioni urbane le idee che guidano il governo della città. Di tutto questo non c’è nulla nelle linee programmatiche, se non molta retorica e conclusioni generiche.

La sindaca Raggi dovrebbe spiegare alla città perché «ripristinare trasparenza e legalità» passi necessariamente dalla cancellazione di «tutti gli istituti di deroga discrezionali, quali le compensazioni urbanistiche e gli accordi di programma in variante urbanistica». Anche su questo serve chiarezza: se riscontra problemi di legalità, vada in Procura e denunci, se ci sono problemi di trasparenza imponga procedure chiare, se invece pensa che l’attuale Piano Regolatore Generale debba essere modificato, lo dica e lo faccia. Non può sostenere, infatti, che «verrà avviata una rigorosa verifica del Prg al fine di realizzare l’obiettivo di una concreta fine dell’espansione urbana», perché gli ambiti edificabili sono definiti dal Prg vigente e, quindi, è già un dato noto dove finisca la città.

Quello di cui c’è bisogno sono procedure chiare e snelle; a tal scopo, è necessario semplificare le norme tecniche d’attuazione del Prg e, al contempo, dotare i Municipi di procedure urbanistiche ed edilizie uniformi e online. Il controllo pubblico ovviamente non deve mancare, ma va anche pretesa qualità negli interventi architettonici imponendo elevati standard qualitativi, elevando lo strumento del concorso internazionale a procedura ordinaria per la selezione dei progetti e istituendo uffici di controllo che monitorino tutto l’iter.

L’urbanistica deve essere anche capace di ridisegnare la città e ricucire tutti gli strappi che una crescita non pianificata ha portato, ed è qui che è determinante quale idea questa amministrazione abbia delle periferie. Di nuovo, va registrata l’assoluta inadeguatezza delle linee programmatiche nelle quali si parla esclusivamente e genericamente di una «gigantesca opera di rigenerazione urbana» ma non si spiega come attuarla. Bisogna entrare nello specifico, nei singoli quartieri perché Roma ha tante “periferie” e bisogna conoscerle. Su questo tema in particolare, stupisce come con tanta superficialità si siano trattati i piani di zona (L.167/62) – per non parlare di toponimi e delle “zone O” – che, pur toccando centinaia di migliaia di cittadini, non sono neanche citati. Così come, sempre nell’ottica della rigenerazione urbana, non c’è una riga sulle centinaia di opere incompiute disseminate nella città, il cui completamento contribuirebbe in modo significativo a riconnettere e riqualificare il tessuto cittadino.

Anche sul trasporto pubblico locale, zero elementi di concretezza. Sull’ambiente non ci sono neppure 10 righe: su parchi, riserve, piani di assetto neppure una parola. Sull’agricoltura non c’è nulla! Su green economy una sola citazione del termine in un contesto estraneo. La sindaca Raggi vuole istituire un energy manager, che già esiste, ma non fa cenno a nessun progetto concreto per il risparmio energetico. Sul Tevere, neppure una parola, come se a Roma non esistesse il fiume. Sul Regolamento del Verde che Roma non ha, niente.

Manca un piano strategico ed economico per la città. Le grandi città del mondo si pensano nel futuro. Anticipano le trasformazioni ed elaborano le strategie per perseguire i loro obiettivi nella dimensione globale. Anche qui dalla sindaca quasi niente oltre piccole misure generiche. Le linee programmatiche chiamano in causa l’idea del “benessere” delle persone, ma non spiegano come verranno fotografati i bisogni sociali della città, né tantomeno si capisce quali saranno gli strumenti di valutazione della qualità e dell’appropriatezza degli interventi. O dove si collocano i due grandi assenti di queste linee programmatiche, ovvero la sanità e l’assistenza sociale.

Sulle aree metropolitane, serve un piano strategico che metta a sistema i settori industriali e produttivi della città con quelli dei comuni limitrofi, che sviluppi politiche della mobilità che non si limitino a guardare “dentro al raccordo” ma che tengano conto, ad esempio, dei flussi di lavoratori e turisti che quotidianamente si muovono nell’area metropolitana. Contemporaneamente, urge un processo di trasferimento di funzioni e risorse ai Municipi, con l’obiettivo di trasformarli in Comuni urbani. Serve quindi una vera rivoluzione amministrativa che nel programma del sindaco Raggi non c’è.

La nostra sarà un’opposizione dura, che andrà nel merito dei problemi e che, punto per punto, delibera per delibera, provvedimento per provvedimento, non si limiterà solo ad analizzare e criticare, se necessario, ma porterà sul tavolo della discussione e davanti ai cittadini soluzioni e alternative. Non ci saranno sconti da qui in avanti, quello che ci auguriamo è che, sin da subito, ai tanti interrogativi sottoposti oggi in questa sede, inizino ad arrivare chiarimenti e spiegazioni convincenti. Solo se le idee di ciascuno sono in campo e c’è trasparenza nel proprio operare allora si possono realizzare le basi per una dialettica che sia costruttiva e che produca risultati utili per la nostra città.

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