Internazionale

Sul tavolo di Beirut una tregua impossibile

Macerie nel quartiere di Dahiyeh a Beirut in Libano dopo un attacco israeliano foto ApMacerie nel quartiere di Dahiyeh a Beirut dopo un attacco israeliano – Ap/Hussein Malla

Libano Axios svela le condizioni poste dal governo israeliano: violano la risoluzione Onu. Raid dalla capitale al sud e Unifil di nuovo colpita dalle forze armate israeliane

Pubblicato 4 giorni faEdizione del 22 ottobre 2024

Nella notte tra domenica e lunedì l’esercito israeliano ha colpito in Libano decine di filiali dell’associazione al-Qadr al-Hassan, importante istituzione finanziaria di Hezbollah. Si tratta di un’associazione di microcredito secondo il principio islamico che proibisce prestiti con interessi, con oltre 30 sedi nel sud del Libano, nella Beka’a e a Beirut sud, zone finora a prevalenza sciita.

Un’associazione legale e autorizzata dal governo libanese, sotto sanzioni americane dal 2007 perché accusata di spostamenti illeciti di denaro attraverso conti di facciata. Durante la crisi finanziaria cominciata nel 2019 in Libano, che ha visto i risparmi dei correntisti libanesi congelati e svalutati, Hassan Nasrallah – leader di Hezbollah ucciso il 27 settembre – aveva invitato tutti i libanesi a usare al-Qadr.

UNO DEI BOMBARDAMENTI, molto vicino al perimetro dell’aeroporto civile libanese, ha fatto temere nei primi istanti che fosse stato colpita l’unica via di fuga dal paese.

Non stupirebbe: in questa offensiva, Israele ha attaccato le associazioni mediche del Comitato islamico per la salute, quelle dell’altro partito sciita Amal come al-Rissala Scouts, e ucciso in un anno oltre 100 tra medici e operatori sanitari. Nei mesi scorsi ha colpito la catena di supermercati al-Sajjad, che fornisce prodotti importati per lo più da Iran e Siria a prezzi più bassi rispetto al dollarizzato mercato libanese.

E ha espresso la volontà di smantellare le sedi di Al-Manar, il principale canale di informazione del partito di Dio e tutte le altre sue associazioni. Nella Beka’a e nel sud sono state bombardate le sedi di Jihad al-Bina’ («sforzo per la ricostruzione»), nata per dare una risposta alla guerra civile libanese e che oggi si occupa di fornire pannelli solari, di costruire infrastrutture e rifugi per gli sfollati dei vari conflitti, o di implementare progetti di educazione. Israele tenta così di abbattere tutta la struttura socio-economica di Hezbollah, dopo averlo decapitato politicamente.

Continuano le incursioni all’interno della Linea Blu tra Libano e Israele, dove ancora una volta l’esercito israeliano ha aggredito Unifil. Un comunicato di domenica del contingente Onu ha reso noto che un carro armato israeliano ha «deliberatamente demolito una torre di osservazione e la rete perimetrale di una posizione Onu a Marwahin».

Sono ripresi i bombardamenti anche a Beirut, dopo qualche giorno di tregua la settimana scorsa. Obiettivo la Dahiyeh, periferia sud e roccaforte sciita. Non si sono mai interrotti invece quelli sull’est e sul sud.

IERI POMERIGGIO è tornato in Libano – per l’ennesima volta dall’inizio del conflitto – l’emissario statunitense Amos Hochstein per discutere un eventuale cessate il fuoco con il presidente del parlamento Nabih Berri, terza carica dello stato, sciita, ponte tra le istituzioni nazionali e internazionali e Hezbollah.

L’agenzia Axios aveva pubblicato in mattinata le due condizioni che Israele ha posto alla Casa bianca per una tregua: all’esercito israeliano deve essere concessa l’«applicazione attiva» di un controllo nel sud del Libano affinché Hezbollah non si riarmi e la libertà di sorvolare e operare nello spazio aereo libanese.

Entrambe le richieste violano la risoluzione Onu 1701, che prevede il ritiro di Hezbollah dietro al fiume Litani e quello completo dell’esercito israeliano dal territorio libanese.

Mentre la diplomazia arranca, la tensione e la stanchezza montano nel paese e la tenuta sociale comincia a traballare. Ad Hamra, quartiere centralissimo di Beirut ovest, il tentativo di svuotare un palazzo occupato da famiglie di sfollati da parte dell’esercito libanese è degenerato in un’aggressione. Gli occupanti hanno dato fuoco a copertoni di auto e lanciato pietre contro i militari. Domenica una donna, nello stesso edificio, aveva minacciato di darsi fuoco con la benzina.

I consigli di mema

Gli articoli dall'Archivio per approfondire questo argomento