Sul nemico
I bambini ci parlano La rubrica settimanale di Giuseppe Caliceti
I bambini ci parlano La rubrica settimanale di Giuseppe Caliceti
In questi mesi abbiamo assistito a tre prove dello spettacolo della compagnia teatrale di Daniele Castellari, qui a scuola, vi ricordate cosa abbiamo visto e di cosa abbiamo parlato?
“La prima volta Daniele e la sua amica erano venuti prima di Natale”. “Io non mi ricordo perché è troppo tempo fa, Giuseppe. Io non mi ricordo”. “L’amica di Daniele era già vestita da uomo. Aveva la barba disegnata sulla faccia”. “Daniele ci ha fatto vedere l’inizio del suo spettacolo. Uno spettacolo che c’erano due persone che si facevano la guerra”. “Ma per finta, non veramente”. “Loro erano nelle buche. Cioè, avevano messo dei tavolo e loro erano nascosto dietro i tavoli. I tavoli rovesciati. C’erano due tavoli”. “Poi abbiamo fatto l’intervista. Tu e Daniele ci facevate le domande per sapere se quello che avevamo visto ci era piaciuto o non ci era piaciuto”.
Lo spettacolo è tratto dal libro per bambini «Il nemico», di Davide Calì. Vi ricordate di cosa parla?
“E’ la storia di due uomini, anche se uno è una ragazza travestita da uomo. Si sparano col fucile. Ma un fucile giocattolo. Quando spari fa un rumore bellissimo”. “Un soldato pensa a cosa fa l’altro soldato e sono sempre fermi nella loro trincea. La trincea è il nome del buco dove stanno”. “Io ho visto che sia un soldato sia l’altro soldato facevano cose uguali”. “Un soldato non sapeva cosa mangiare e allora voleva mangiare una mosca. Anzi, se la è mangiata”. “No, non l’ha mangiata perché si vergognava che il nemico lo vedeva”.
Nel secondo incontro abbiamo visto la scena della notte, quando i due soldati sognavano…
“Ah, sì! Quando ci sono le bolle di sapone! Le bolle di sapone sono i sogni dei soldati!” “Anche lì dopo abbiamo fatto l’intervista dei soldati: noi abbiamo detto che sogni facevano i soldati”.
Vi ricordate cosa avete detto?
“Io ho detto che sognavano la loro casa. La loro famiglia. La moglie. I figli”. “Infatti avevano anche la foto dei figli, nella buca”. “Io ho detto di giocare”. “Io ho detto che sognavano che facevano la pace e dopo andavano a mangiare insieme la pizza”. “Io ho detto che sognava di andare a fare un giro in bicicletta”. “Io ho detto che sognavano di cambiare gioco, di smettere di fare il gioco della guerra e di fare una partita a calcio o a pallavolo”. “Io ho detto che sognava di fare una vacanza”. “Io ho detto che sognavano di andare a fare un viaggio insieme”. “Io ho detto che sognavano di andare a mangiare insieme la pizza con la loro famiglia e i loro amici”.
Nel terzo incontro invece io e Daniele vi abbiamo chiesto come sarebbe finito lo spettacolo, secondo voi… Ricordate cosa avete risposto?
“Io ho detto che per me andavano a mangiare la pizza insieme, come avevo detto nel sogno che facevano, perché dopo il sogno si avvera”. “Io.. Io penso che loro si buttano una bomba e dopo il nemico muore”. “Per me alla fine arriva la primavera e c’è il sole e allora loro non hanno più voglia di stare chiusi nelle loro buche a giocare a fare la guerra e allora cambiano gioco e finisce così”. “Per me finisce che muoiono tutti”. “Io ho detto che finisce perché si stancano di fare la guerra”.
Ma voi avete capito chi dei due era il nemico? Chi ha vinto la guerra?
“Io no”. “Io sì, era l’uomo, non la ragazza, perché le donne non fanno la guerra”. “Per me erano tutti e due. Perché poi facevano sempre le stesse cose, le cose uguali”. “Secondo me loro non volevano fare la guerra, ma la facevano perché non si conoscevano ancora bene, non erano ancora diventati amici. Ma dopo non la fanno più”. “Per me il nemico era… Non lo so. Un po’ uno e un po’ l’altro”. “Per me il nemico era quell’altro. Cioè, uno pensava che era quell’altro, che non era lui. L’altro invece pensava che era quell’altro, non lui. Insomma,pensavano sempre che era quell’altro”.
Daniele ci ha invitato in teatro all’ultima prova dello spettacolo con i vostri genitori: venite?
“Io no, perché sabato andiamo al mare”. “Giuseppe, ma è vero che noi non paghiamo?” “Io sì. Anche mio papà e mia mamma vengono con me”. “Maestro, può venire anche mia nonna?”
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