Politica

Sul Mes la destra fa melina: sospensiva di altri quattro mesi

Sul Mes la destra fa melina: sospensiva di altri quattro mesiL'aula della Camera deserta per la discussione sul Mes – Foto Ansa

Destra Divisa Alla Camera la maggioranza trova il compromesso: se ne parlerà a novembre. Ma il copione è già scritto, Cesa: «Lo approveremo». Leghisti silenti Conte: senza linea Della Vedova: altro che pacchetto, è solo un pacco

Pubblicato più di un anno faEdizione del 1 luglio 2023

Il Meccanismo europeo di stabilità «nella sua configurazione attuale rimane un’organizzazione intergovernativa, dunque non rientrante negli organismi dell’Unione europea e, per questo, non soggetto al controllo democratico del Parlamento europeo né a quello tecnico della commissione europea, e questa componente privatistica può generare conflitti con la gestione pubblica della politica economica». Pur di motivare il rinvio della votazione sul Mes, la maggioranza di destra arriva a usare argomentazioni del genere.

IL PASSAGGIO È PRESENTE nel testo della «questione sospensiva» presentata a Montecitorio «per non procedere per un periodo di quattro mesi» – dunque posticipando tutto a novembre, in piena sessione di Bilancio e a soli due mesi per la scadenza per l’approvazione – all’esame della proposta di legge del Partito democratico, e dell’abbinata proposta di legge di Azione-Italia viva, di «Ratifica ed esecuzione dell’accordo recante modifica del Trattato che istituisce il Meccanismo europeo di stabilità», sottoscritto dall’Italia a Bruxelles il 27 gennaio e l’8 febbraio 2021.

DAVANTI A UNA AULA DESERTA – solo una ventina i deputati presenti – non si è nemmeno votato. La questione sospensiva sarà esaminata, secondo quanto comunicato all’assemblea dal presidente della Camera Lorenzo Fontana, la prossima settimana.

Mentre la presidente del consiglio Giorgia Meloni, a Bruxelles per il vertice Ue, ha provato a sostenere che sulla ratifica da parte dell’Italia in Europa «non c’è la stessa attenzione che c’è nel dibattito nostrano», la sua maggioranza continuava a mostrarsi divisa con le tensioni che non si sono stemperate nemmeno un po’.
Lo sconfitto numero uno però è ancora una volta Matteo Salvini: il leader leghista puntava sulla bocciatura e ha dovuto fare l’ennesima marcia indietro, mentre il suo ministro Giorgetti appoggia l’approvazione.

La soluzione è quella più italica possibile: prendere tempo per appianare tensioni e divergenze tra i partiti per giungere alla fine alla più bieca posizione basata sulla realpolitik che consentirà all’Italia di completare l’operazione di ratifica, sia pure rimarcando che questo strumento non sarà mai utilizzato dal governo di centrodestra.

CONFUTATA DEFINITIVAMENTE almeno la panzana avanzata dalla maggioranza – ancora ieri da Antonio Tajani e dal capogruppo di Fdi Tommaso Foti – su un possibile «pacchetto europeo da discutere» che contenga sia il Mes che le modifiche all’Unione bancaria o perfino il necessario cambio dello statuto della Bce. Sul tema molto efficace la battuta di Benedetto Della Vedova di Più Europa: «Più che un pacchetto stiamo prendendo un pacco, sarete costretti a votare il Mes».

«Abbiamo sottolineato più volte che non è una prerogativa del paese la ratifica del Meccanismo europeo di stabilità. In questo momento non è una emergenza, mentre per noi è molto importante definire con gli altri paesi europei argomenti quali il Patto di stabilità e l’Unione bancaria», ha provato ancora ad abbozzare il capogruppo di Forza Italia Paolo Barelli, tra i firmatari della questione sospensiva. «Nessuna spaccatura nel centrodestra, la decisione era stata presa da giorni», ha affermato dal canto suo lo stesso Foti. Silente invece il capogruppo della Lega sempre a Montecitorio, Riccardo Molinari, anch’esso firmatario obtorto collo, assieme a Maurizio Lupi. In tutto questo il collega centrista Lorenzo Cesa ha infine ammesso: «Penso che alla fine il Mes lo approveremo».

Critici gli esponenti delle opposizioni. «Non esiste una linea del governo, non esiste una linea Giorgetti o una linea Meloni. C’è una linea di chi non sa che pesci prendere. Di fronte ad un dossier cosi’ importante, di fronte a tutta l’Europa che sta premendo, cercano di prendere, di guadagnare tempo. Sono indecisi su tutto», ha sottolineato Giuseppe Conte.

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