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Rubriche

Sul «Laboratorio di Archeologia»

I bambini ci parlano La rubrica settimanale in ascolto della voce dei piccoli. A cura di Giuseppe Caliceti
Pubblicato più di 2 anni faEdizione del 2 giugno 2022

Mi raccontate con parole vostre cosa abbiamo fatto nel nostro laboratorio di archeologia?
«E’ successo che la Mariuccia è venuta a scuola con della roba. Nella nostra classe». «La Mariuccia ci ha detto che lei fa parte del Gruppo archeologico di Calerno. Che però non fanno degli scavi come gli archeologi veri. Loro sono un gruppo di uomini e donne che hanno la passione dell’archeologia». «Cercano delle cose nei campi». «Come mio padre col metal detector». «Sì. No. Ma è diverso». «Ha detto che loro non scavano, fanno solo gli archeologi di superficie». «Però prendono la roba». «Sì, quello che ho detto io». «Ma non scavano». «No, infatti stavo dicendo che loro, quando c’è un contadino che ara il suo campo, cioè la rivolta tutta per poi mettere i semi, per seminarlo, loro sono lì, loro vanno lì in mezzo campo arato e prendono quello che vedono e certe volte vedono delle cose antiche». «Certe volte anche della spazzatura, ha detto la Mariuccia». «No, ha detto che sono reperti, erano reperti di tante cose. Antiche o più antiche».

Mi spiegate meglio cosa abbiamo studiato quest’anno in storia e perché abbiamo chiamato proprio la Mariuccia a scuola?
«Perché lei fa parte del gruppo archeologico di Calerno e Sant’Ilario e anche noi siamo di Calerno, la nostra scuola si chiama Italo Calvino di Calerno». «No, perché lei ci ha spiegato… Ci ha fatto vedere dei ritrovamenti bellissimi degli uomini preistorici». «Infatti. io non pensavo. Invece è proprio così. Già ai tempi delle preistoria abitavano qui degli uomini primitivi». «Io so perché. Mi ricordo cosa ha detto». «Anche io: perché c’era il fiume Enza». «Se per quello il fiume c’è ancora!» «Sì, ma allora era grandissimo. Più del fiume Po che è il più lungo d’Italia. Mariuccia ha detto che c’era una riva a Sant’Ilario e una a Calerno. Allora, se tu con la macchina ci metti più di cinque minuti ad andare da Calerno a Sant’Ilario, per me era proprio immenso».»Loro, gli uomini primitivi, facevano quasi sempre dei villaggi vicino a dei fiumi perché il fiume gli dava molti vantaggi, per esempio pescare i pesci, dare da bere agli animali e anche a loro, lavarsi, eccetera». «Potevano anche irrigare le piante dei campi: irrigare vuol dire dargli l’acqua. Perché anche adesso per far crescere le piante bisogna irrigarle. Senza acqua muoiono». «Mia mamma aveva una pianta, una stella di Natale, un fiore, ma non la ha mai irrigata e infatti è morta».

Poi cosa abbiamo fatto?
«Mariuccia ci ha fatto vedere quello che ci aveva portato a scuola. C’erano delle pietre antiche. Alcune erano affilate come un coltello. Per me sono molto preziose perché non ne esistono molte di pietre primitive». «Ci ha detto che tutto quello che trovano lo disegnano e poi gli danno un numero. E hanno già trovato tante cose. Ma non solo dell’epoca degli uomini primitivi, ma anche di altri popoli come gli Etruschi e i Romani». «Io non pensavo che proprio qui abitavano gli uomini primitivi, qui dove abitiamo adesso noi. Io mi sono molto stupito». «Anche io». «A me invece piacerebbe far parte anche io del gruppo archeologico con mio padre». «Loro vanno anche quando devono costruire una casa. C’è lo scavatore. Perché la casa non si fa così su un prato, bisogna farla profonda». «Sì. Ci sono le fondamenta, Si chiamano fondamenta. Sono come la parte sotto della casa. Sono come le radici di un albero. Altrimenti gli alberi cadrebbero subito appena c’è un po’ di vento».

«Ci ha fatto vedere delle cose di selce, una pietra dura». «Ha detto che i nostri primitivi viaggiavano e facevano il commercio con dei popoli della Toscana, cioè commerciavano, ma senza soldi». «Ci ha fatto vedere un arco di legno, una mazza e delle altre cose che hanno ricostruito loro con il gruppo archeologico». «Per me lei era bravissima a spiegare e poi sapeva un sacco di cose e faceva toccare le pietre preziose».

«A me è piaciuto quando abbiamo disegnato i reperti». «Anche a me». «Io non pensavo che si disegnavano. Io pensavo che si faceva una foto al reperto. Invece Mariuccia ha detto che gli archeologi veri disegnano come abbiamo fatto noi, senza colori, solo a matita». «A me è piaciuto l’arco di legno». «Io ho disegnato l’accetta».

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