Suicida il capo di Visibilia. «Non era malato grave»
Politica Luca Ruffino trovato morto a Milano
Politica Luca Ruffino trovato morto a Milano
Nella notte tra sabato 5 e domenica 6 agosto è morto suicida Luca Giuseppe Reale Ruffino, presidente della concessionaria pubblicitaria Visibilia Editore, fondata dalla ministra del Turismo Daniela Santanchè. In base alle prime ricostruzioni, Ruffino si sarebbe sparato un colpo di pistola con un’arma posseduta regolarmente nella sua abitazione in via Spadolini a Milano, lasciando alcuni biglietti con i saluti per i suoi familiari. La procura di Milano ha aperto un fascicolo per istigazione al suicidio, un atto dovuto per poter procedere con tutti gli accertamenti del caso: è possibile che l’autopsia sul corpo di Ruffino venga eseguita già martedì o mercoledì. Per gli inquirenti non vi sono dubbi sul fatto che il gesto dell’imprenditore sia stato un atto volontario, ma attualmente non è esclusa alcuna ipotesi sulle motivazioni all’origine del gesto.
Fonti da ambienti giudiziari hanno riferito all’Ansa che Ruffino, che aveva compiuto 60 anni lo scorso 24 luglio, non soffriva di malattie gravi conclamate e non risulta che il manager avesse problemi di tipo economico. L’imprenditore milanese infatti – noto anche per essere il fondatore e presidente di Sif Italia, unica società italiana di amministrazione e gestione di patrimoni immobiliari quotata in borsa – lo scorso ottobre era diventato azionista di maggioranza di Visibilia Editore rilevando le quote della senatrice Santanchè (il 29,97 per cento). Aveva inoltre un passato nel Cda di FerrovieNord, Fiera Milano e Milano Serravalle Engeenering.
Negli ultimi mesi la figura di Ruffino aveva ricevuto una maggiore attenzione mediatica per l’inchiesta in corso su Visibilia Editore, per la quale però non risultava indagato né oggetto di indagine dei pm. Il caso è nato dal servizio del 19 giugno della trasmissione televisiva Report sulle attività imprenditoriali della ministra del Turismo e dalle accuse alla senatrice di aver truffato lo Stato imponendo ad una dipendente di Visibilia, azienda con sede a Milano e proprietaria delle riviste Novella 2000, Visto e Ciak, di lavorare in cassa integrazione a zero ore; di aver licenziato altri lavoratori senza riconoscere loro il tfr e in generale di aver gestito in modo poco trasparente due sue società: Visibilia Editore, appunto, e Ki Group.
La stessa Santanchè che era stata tra i politici più agguerriti durante la pandemia da Covid-19 nel lamentare le difficoltà che gli imprenditori affrontavano a causa delle chiusure delle attività, a cui la senatrice ha più volte dichiarato di aver rimediato mettendo mano ai soldi di tasca sua. Affermazioni puntualmente smentite nella trasmissione di Rai 3 dai dipendenti di Visibilia. L’inchiesta ha provocato numerosi attacchi politici contro la ministra del Turismo, che si è difesa dalla mozione di sfiducia presentata dal Movimento 5 stelle in Senato – e votata anche da Pd e Avs – ricordando di non essere più la principale azionista del gruppo dall’inizio del 2022. Come Ki Group, anche Visibilia Editore è quotata in borsa ed è da anni in gravi difficoltà economiche, tanto che nel 2017 aveva licenziato tutti i dipendenti delle sue riviste. Lo scorso novembre inoltre – dopo appena un mese dall’entrata di Ruffino come azionista della società – il tribunale aveva chiesto il fallimento di Visibilia Editore.
Report aveva dedicato uno spazio del servizio a Ruffino, dichiarando che l’imprenditore si era rivolto ad un fondo arabo con sede a Dubai, Negma, per ovviare i problemi di liquidità della società. Ma Negma, dopo aver versato l’equivalente di 3 milioni di euro in obbligazioni alla concessionaria pubblicitaria, le aveva rivendute a distanza di pochissimo tempo facendo così crollare il valore dei titoli di Visibilia Editore. Lunedì sera la società, dopo la notizia della scomparsa di Ruffino, ha chiuso in Piazza Affari con un crollo del 30 per cento del valore dei titoli.
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