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Sui vaccini la fretta è cattiva consigliera, e Pzifer insegna

Sui vaccini la fretta è cattiva consigliera, e Pzifer insegnaUltrafreezer in Belgio per i vaccini contro il Sars-Cov2 – Ap - LaPresse

Nonostante si conservi a temperature siberiane, non è del vaccino russo (Sputnik) che si parla, ma del Comirnaty, sigla con cui, in Europa, viene identificato il vaccino Pfizer-BioNTech, società che […]

Pubblicato quasi 4 anni faEdizione del 7 gennaio 2021

Nonostante si conservi a temperature siberiane, non è del vaccino russo (Sputnik) che si parla, ma del Comirnaty, sigla con cui, in Europa, viene identificato il vaccino Pfizer-BioNTech, società che proprio in questi giorni ha lanciato l’allarme sulla impossibilità di far fronte, da sola, al fabbisogno europeo di vaccini, a meno che l’Europa non si affretti ad autorizzarne altri.

Decisamente insolita questa uscita del Ceo della BioNTech ché non s’era mai visto un padrone spianare la strada alla concorrenza, il che fa pensare che dietro questo allarme si celi qualcosa di non detto.

Negli USA la Pfizer ha incontrato serie difficoltà sia nell’allestimento che nella distribuzione del vaccino, a causa del “troppo” freddo necessario a mantenerlo stabile, ovvero a non farlo deteriorare.

La tecnologia dell’ultra-freddo richiede componenti speciali (dalle fiale ai tappi di chiusura) in milioni di unità la cui produzione non si improvvisa da un giorno all’altro, così come la produzione del ghiaccio secco (anidride carbonica) nelle quantità richieste dalla Pfizer può risultare critica al punto che il governo Usa ha attivato l’Operazione Warp Speed con lo scopo di facilitarne l’approvvigionamento.

Ciononostante, a metà dicembre, oltre tremila fiale di vaccino sono andate distrutte (e sostituite) durante il trasporto in California e Alabama a causa di un abbassamento eccessivo di temperatura (fino a -92°C). Ora nella provincia americana, dove non ci sono gli ultracongelatori, si preferisce attendere l’arrivo del vaccino Moderna.

Analoghi inconvenienti (stavolta con aumento della temperatura fino a 15 °C) si sono avuti in Baviera e in altri Lander e probabilmente i ritardi accusati recentemente per la consegna dei vaccini Pfizer in 8 paesi europei sono dovuti a incertezze nel mantenimento della catena del freddo che è affidata al ghiaccio secco.

Pfizer prescrive che, all’atto della consegna dei vaccini, il sensore termico che controlla la temperatura dei contenitori venga disattivato (prescrizione rilanciata anche dall’Aifa) in modo da allontanare da sé ogni responsabilità riguardo al loro successivo mantenimento.

Da quel momento o si immagazzinano subito i vaccini negli ultrafreezer, o non è possibile controllarne la temperatura.

Negli Usa questo problema è stato superato facendo un accordo con la Controlant (società che esegue il monitoraggio della temperatura per Pfizer durante il trasporto) che seguiterà a svolgere la stessa funzione (controllare la temperatura dei vaccini ma questa volta per il Governo)! Dato che in Europa un accordo del genere è pressoché impossibile, il controllo della temperatura fuori dai centri di consegna muniti di ultracongelatori, è a rischio e la responsabilità ricade sui singoli stati.

Stando così le cose, è lecito supporre che l’allarme della BioNTech sia più che altro un tentativo di sviare l’attenzione dalle sue difficoltà nell’allestimento dei vaccini e nel controllo della catena del freddo, così come i ritardi nello svolgimento dei piani vaccinali nazionali e/o regionali, oltre alle carenze di organico e di programmazione, scontino anche l’impossibilità di attivare i centri periferici di vaccinazione perché non si è in grado di controllare la catena del freddo.

Come si è arrivati a questa situazione?

Ricordiamo che quando si cominciò a parlare della “soluzione” vaccino fior di scienziati ne invocavano l’uso anche se questo avesse avuto una efficacia del 50-60%, la risposta è scontata: la frenesia per la soluzione “tecnologica” alla pandemia, qualunque essa fosse.

Di qui il “miracolo” della Pfizer, peraltro ben pagato dai fondi pubblici ricevuti dalla BioNTech, che ha presentato domanda di autorizzazione per un vaccino che probabilmente abbisognava ancora di approfondirne la struttura chimica (è stabile solo a -80 °C, di complicata gestione e somministrazione) come invece ha fatto Moderna; tanto meno se ne giustifica l’approvazione da parte dell’Ema e dell’Aifa che, oltre a certificare l’efficacia e sicurezza di un prodotto per la salute umana, dovrebbero valutarne anche la sua operabilità richiedendo, se del caso, le opportune implementazioni.

Ora si pressa l’Ema perché approvi il vaccino Astrazeneca mentre è arrivato il sì a quello per Moderna, e nessuno che prenda atto della superficialità con cui si è proceduto finora. Ignorando, manco a dirlo, che tra pochi mesi sarà disponibile il vaccino cubano, di semplice e consolidata tecnologia, facilmente operabile e alla portata di tutti.

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