Europa

Sui migranti domina la prudenza, ma i 28 sono uniti solo sui rimpatri

Sui migranti domina la prudenza, ma i 28 sono uniti solo sui rimpatri

Bruxelles Il Consiglio d’Europa critica l’Ue: «Rinchiudere i migranti viola i diritti umani»

Pubblicato più di 7 anni faEdizione del 10 marzo 2017
C. L.ROMA

Per una volta a dividere i leader europei non è stata l’immigrazione, ma la conferma del polacco Donald Tusk alla presidenza del Consiglio europeo. Quello dei migranti, e di quali politiche adottare nei confronti di coloro che cercano di arrivare in Europa, è però un tema sul quale a Bruxelles si è sempre pronti a litigare e allo stesso tempo a mediare. La prova, anzi le prove si sono avute anche ieri, almeno tre. La prima: il documento finale che oggi dovrebbe concludere il vertice dei capi di Stato e di governo (ammesso che si arrivi a votarlo visto che la Polonia ha minacciato di porre il veto come ritorsione all’elezione di Tusk) nel capitolo dedicato ai migranti evita accuratamente ogni riferimento pericoloso. Così, stando almeno alle bozze circolate ieri, per non urtare i paesi del Gruppo Visegrad si evita di parlare di ricollocamenti, puntando invece tutto ancora una volta sui rimpatri dei migranti irregolari e dichiarando di voler completare la riforma del diritto di asilo entro giugno.

Seconda prova. Una ricerca commissionata dal Parlamento europea boccia senza appello la bozza di riforma di Dublino preparata dalla Commissione europea (e che continua a penalizzare i paesi di primo sbarco). In particolare lo studio critica l’idea di consentire agli Stati di non accogliere migranti in cambio del pagamento di un contributo finanziario. Per il parlamento meglio sarebbe «un sistema centralizzato» di ricollocamenti «che rompa con l’ingiustizia che riguarda la regola del paese di primo ingresso, massimizzi il potenziale di una giusta distribuzione e allochi le risorse in modo più efficace».

Infine la terza prova, quella più pesante dal punto di vista politico. E riguarda il giudizio negativo espresso ieri dal Consiglio d’Europa sulla raccomandazione della Commissione europea di rinchiudere, in attesa che vengano rimpatriati, quanti hanno ricevuto un esito negativo alla richiesta di asilo. Pur non essendo un organismo dell’Unione europea, il Consiglio d’Europa ha comunque un ruolo importante nella promozione e difesa dei diritti umani. Diritti che rischiano di essere «violati» dalla volontà di allungare il periodo di detenzione, ha detto ieri il commissario Nils Muizniesk, «senza promuovere altri obiettivi, come la facilitazione del trattamento delle richieste di asilo e la promozione di rimpatri dignitosi». Muizniesk ha quindi invitato i leader a trovare misure alternative alla detenzione «che possano aiutare a trovare il giusto equilibrio tra l’esigenza legittima di controllare la migrazione e il dovere morale e legale di evitare di violare i diritti umani dei migranti». Anche se pronunciate in maniera diplomatica, le parole del Commissario rappresentano un duro scontro con Bruxelles.

Unico punto sul quale sembra non ci siano divisioni, riguarda i rapporti con i paesi africani di origine e di transito dei migranti, che l’Europa – e in modo particolare l’Italia – vuole convincere a cooperare nel fermare i flussi. Tema che verrà ripreso oggi, Polonia permettendo.

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