Sui due nuovi alunni della nostra classe
I bambini ci parlano Quest’anno nella nostra classe ci sono due nuovi alunni. Mi dite in queste settimane cosa avete scoperto di loro? «Veramente, per me, sono tre, perché A. è arrivato nella nostra classe alla fine della quarta. Perciò è nuovo anche lui». «A. viene dall’India, come Gorav»
I bambini ci parlano Quest’anno nella nostra classe ci sono due nuovi alunni. Mi dite in queste settimane cosa avete scoperto di loro? «Veramente, per me, sono tre, perché A. è arrivato nella nostra classe alla fine della quarta. Perciò è nuovo anche lui». «A. viene dall’India, come Gorav»
Quest’anno nella nostra classe ci sono due nuovi alunni. Mi dite in queste settimane cosa avete scoperto di loro?
«Veramente, per me, sono tre, perché A. è arrivato nella nostra classe alla fine della quarta. Perciò è nuovo anche lui». «A. viene dall’India, come Gorav». «Anche perché A. non sa ancora parlare quasi niente di italiano». «Io ho visto che L. è una bambina con la pelle nera ed è molto alta, molto magra, molto carina. Lei è nata in Italia ma ha dei capelli bellissimi con le treccine». «Io le parlo sempre a mensa e anche alla ricreazione e prima e dopo la scuola. Siamo diventate amiche. Ha un bel carattere. È molto gentile. Ha una voce gentile, calma».
«Io le ho chiesto quanto ci mette sua mamma a farle tutte le treccine in testa. A lei e a sua sorella, perché poi sua sorella è nella classe prima. Lei mi ha risposto che ci mette solo cinque minuti a fare le treccine a tutte e due. Ma per me ci mette più tempo». «L. parla benissimo l’Italiano perché poi lei è nata in Italia». «I suoi genitori sono nati in Senegal, ma lei è nata in Italia». «Ma non è per quello. Ma perché lei ha fatto anche l’asilo qui in Italia e allora è logico che ha imparato perché l’Italia, poi, è il suo paese. Invece il Senegal è il paese di sua mamma e di suo papà». «È il suo paese, l’Italia, ma anche di sua sorella, perché anche lei è nata in Italia».
«Corre molto veloce». «M. invece non parla bene in italiano perché lui è ancora… Cioè, lui non è ignorante, è un bambino sveglio, però lui… Però lui è venuto qui in Italia dall’Egitto solo una settimana o due fa e dopo ha iniziato la scuola con noi. Che poi l’anno scolastico era anche già iniziato. E insomma, è logico che ancora non parla bene l’italiano perché lo deve ancora imparare. Perché mettiamo che noi adesso andiamo in Egitto da un giorno all’altro. Noi appena arriviamo lì in Egitto sappiamo già parlare l’egiziano? No. È impossibile». «Per me M. corre velocissimo. Anche più veloce di Lorenzo. Di Leonardo. Di Jacopo. È una freccia». «Però non sa parlare ancora in italiano e deve studiare di più per impararlo».
Cosa facciamo noi per insegnargli l’italiano?
«Una cosa è cercare di parlare con lui in italiano e spiegargli tutto. Insegnargli tutto». «M. parla come A. perché anche A. non sa parlare bene l’italiano. Anche lui è venuto dall’India prima dell’inizio dell’estate e ancora non ha imparato quasi niente perché poi in estate e in casa sua nessuno parla italiano. Perché parlano tutti in indiano». «A. parla la lingua stessa di Gorav. A me Gorav ha detto che un po’ quest’estate gli aveva insegnato a parlare in italiano, ma lui deve imparare ancora. Perché poi una cosa è se gli insegna a parlare un bambino e una cosa se invece gli insegna a parlare la scuola, i maestri e le maestre della scuola». «Per me noi possiamo insegnargli le parole delle cose in italiano».
«Io delle volte, alla ricreazione, se il maestro o la maestra me lo chiede, se per caso finisco prima di fare i miei esercizi in classe, perché di solito in italiano e in matematica sono abbastanza veloce… Io faccio come dice il maestro e come dice la maestra… vado nell’altra aula con A. o con M. e li faccio leggere ad alta voce. Gli faccio leggere l’alfabeto italiano e le letterine». «Anche io sono andato fuori dall’aula a provare a farli leggere e mi sono accorto che stanno imparando benissimo, perché sono bravi, si impegnano, però non sanno ancora bene come si legge Ci e Ce e Chi e Che». «E anche Gi e Ge e Ghi e Ghe». «È vero. Non sanno leggere bene le H. Non sanno come si leggono le lettere con la H».
Vi faccio una domanda: secondo voi A. e L. anche se non sanno parlare bene in italiano dovrebbero essere in classe prima dove si insegna a parlare e leggere e scrivere in italiano o devono stare in classe qui con noi?
«Secondo me se voi maestri li avete messi qui con noi in quinta, secondo me è giusto così». «Per me dovrebbero andare in prima così impararebbero meglio tutte le letterine». «No. Per me no. Perché io… Perché io al loro posto vorrei stare in una classe con dei bambini e delle bambine della mia età, non dei bambini più piccoli che dopo, poi, alla ricreazione o nell’interscuola, quando si gioca, non potrei neppure giocare con loro o se anche ci gioco, dopo, non mi diverto». «Anche per me è giusto così. Perché poi M. mi ha detto che lui l’esame di quinta lo ha già fatto in Egitto, solo che in egiziano». «Anche per me è giusto così. È giusto se loro due sono in quinta perché hanno la nostra età. Però potrebbero andare ogni tanto anche in prima senza vergognarsi».
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