Sui diritti umani Riyadh va allo scontro duro con il Canada
Medio Oriente La monarchia saudita ha reagito congelando le relazioni diplomatiche ed economiche con Ottawa in risposta al tweet con cui la ministra degli esteri canadese Chrystia Freeland ha condannato gli arresti attivisti in Arabia saudita
Medio Oriente La monarchia saudita ha reagito congelando le relazioni diplomatiche ed economiche con Ottawa in risposta al tweet con cui la ministra degli esteri canadese Chrystia Freeland ha condannato gli arresti attivisti in Arabia saudita
Flette i muscoli Mohammed bin Salman. Il giovane erede al trono saudita, di fatto già alla guida del regno, è andato all’escalation diplomatica con il Canada in risposta al tweet con cui la ministra degli esteri canadese Chrystia Freeland venerdì scorso aveva espresso «estrema preoccupazione» per gli arresti di attivisti sauditi per i diritti umani e dei diritti delle donne. Tra cui nell’ultimo periodo Hatun al Fassi, Nassima al Sada e l’influente Samar Badawi, sorella del blogger Raif Badawi, condannato a 10 anni di carcere per aver criticato le autorità e la polizia religiosa (la moglie e i tre figli sono esuli proprio in Canada). Alla condanna di Ottawa si è aggiunta quella di Amnesty: «Il livello di persecuzione in Arabia Saudita è senza precedenti. Le arrestate sono state minacciate e molestate». Altre sette attiviste – in passato in prima fila contro il divieto di guidare per le donne ufficialmente annullato due mesi fa – sono ora in carcere e rischiano fino a 20 anni di prigione.
Per Riyadh le critiche canadesi non sarebbero altro che “interferenze” inaccettabili nei suoi affari interni. E la monarchia wahabita ha reagito richiamando il proprio inviato in Canada, espellendo l’ambasciatore canadese e congelando gli scambi commerciali con il paese nordamericano. Quindi ha annunciato l’interruzione dei voli della sua compagnia di bandiera da e per il Canada e ha ordinato agli studenti sauditi (15mila) e ai loro famigliari (20mila) in territorio di canadese di rientrare al più presto in patria. Il Canada per ora non fa retromarcia. Però segue con grande attenzione, se non con preoccupazione, le mosse saudite. Anche perché sul piatto ci sono interessi economici importanti. La crisi potrebbe portare all’annullamento del contratto con cui l’Arabia saudita si è impegnata a comprare veicoli corazzati canadesi: un affare da 15 miliardi di dollari. E non si possono escludere mosse analoghe a quelle fatte da Riyadh da parte i regni del Golfo. Gli Emirati e il Bahrain si sono subito schierati con l’Arabia saudita. E altrettanto hanno fatto il “Parlamento arabo”, una istituzione decorativa ed inutile creata dalla Lega araba, e, a sorpresa, il presidente dell’Anp Abu Mazen. Quest’ultimo ha sorvolato, a dir poco, sulle dichiarazioni contro i palestinesi fatte da Mohammed bin Salman durante il suo recente tour nel Nord America, nonché la posizione filo-israeliana di Riyadh, favorevole al piano dell’Amministrazione Trump per il Medio oriente (“Accordo del secolo”) respinto proprio da Abu Mazen.
Perché Mohammed bin Salman ha scelto di andare allo scontro con il Canada? In fondo le dichiarazioni della ministra Chrystia Freeland sono simili a quelle blande e a bassa voce che talvolta rilasciano i governi occidentali a proposito delle violazioni dei diritti umani in Arabia saudita mentre negoziano con i Saud forniture militari per svariati miliardi di dollari. L’Italia non fa neanche quello. Il governo M5S-Lega come quelli passati resta in silenzio di fronte a quanto accade in Arabia saudita per non turbare le produzioni della Rwm di Domusnovas, nel Sulcis, che vende a Riyadh le bombe che vengono sganciate in Yemen. Il principe saudita ha scelto di scatenare una crisi diplomatica con il Canada perché sa di avere le spalle coperte dall’Amministrazione Trump che considera un “nemico” il premier canadese Justin Trudeau. Per l’analista Ayham Kamel pesa anche il disinteresse totale del presidente americano per i diritti umani. «Alcuni leader arabi, di fronte al silenzio degli Usa, sono sempre meno disposti ad ascoltare chi chiede democrazia e riforme», ha detto Kamel alla rete Cnbc.
Ieri il quotidiano arabo al Quds al Arabi scriveva che «Riyadh ha preso di mira Ottawa perché pensa che il Canada sia debole». Per il Washington Post la reazione a dir poco esagerata dei sauditi sarebbe il riflesso di un lieve indebolimento di Mohammed bin Salman in politica estera. Il principe avrebbe abbracciato con troppo ardore i piani dell’Amministrazione Trump in Medio oriente e stretto troppo i rapporti dietro le quinte con Israele costringendo re Salman ad intervenire per correggere parzialmente la rotta ed evitare imbarazzi al paese. L’erede al trono comunque sullo scontro con il Canada ha dalla sua parte l’opinione pubblica. Infographic KSA, un importante account twitter con 350mila follower tra i quali diplomatici e funzionari governativi, ha pubblicato e poi cancellato un minaccioso fotomontaggio in cui si vede un aereo di linea che vira verso la CN Tower di Toronto, in evidente riferimento a quanto accaduto 11 Settembre.
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