Sugli studenti il governo è andato in cortocircuito
Caso manganellate, Lamorgese (Viminale): «C’è stato un tilt con la direttiva che vieta i cortei per la pandemia». Contro l'alternanza scuola lavoro e per il cambiamento delle regole dell'esame di stato 2022 sono state annunciate nuove proteste venerdì 11 e 18 febbraio, mentre a Torino e a Milano crescono le occupazioni. Scontro con il ministro dell'Istruzione Bianchi
Caso manganellate, Lamorgese (Viminale): «C’è stato un tilt con la direttiva che vieta i cortei per la pandemia». Contro l'alternanza scuola lavoro e per il cambiamento delle regole dell'esame di stato 2022 sono state annunciate nuove proteste venerdì 11 e 18 febbraio, mentre a Torino e a Milano crescono le occupazioni. Scontro con il ministro dell'Istruzione Bianchi
In vista dell’informativa alla Camera di domani la ministra dell’Interno Luciana Lamorgese, ieri a Milano, ha dato un’altra spiegazione sulla ragione per cui la sua polizia ha picchiato studenti indifesi il 23 e il 28 gennaio. Ha parlato di un «cortocircuito» tra «una direttiva del ministro interno» «adottata durante pandemia, che per ragioni di salute pubblica vietava le manifestazioni se non in forma statica», mentre dall’altro lato «i ragazzi volevano manifestare per questioni gravissime, come la morte di un ragazzo». Qualcuno, nel governo o in parlamento, potrebbe ricordare a Lamorgese che il ministro dell’interno è lei, la stessa che lo ha creato. E potrebbe risolverlo. È il governo ad essere andato in cortocircuito.
LA PROTESTA degli studenti, nel frattempo, prosegue. Venerdì 11 torneranno in piazza. Domenica sera dopo l’assemblea al centro sociale Acrobax a Roma gli studenti del movimento della «Lupa» hanno manifestato di nuovo al ministero in viale Trastevere. Ieri hanno annunciato una mobilitazione venerdì 18 febbraio. «Abbiamo deciso di opporci tutti e tutte insieme ad un sistema che ci sta stretto, che ci opprime e ci uccide e che è volto soltanto a garantire le logiche del profitto e non costruito sulla base delle nostre necessità e desideri – dicono gli studenti – Con l’azione al ministero abbiamo dato un segnale fortissimo: conosciamo i responsabili, conosciamo chi ci costringe ad un presente di merda e ad un futuro altrettanto di merda». La rivendicazione: abolire l’alternanza scuola lavoro, considerare la salute mentale come un problema politico e collettivo, respingere la seconda prova dell’esame di stato «simbolo di quanto le istituzioni non ci ascoltino».
«GLI IMMATURI siete voi». Questo slogan, rovesciamento dello stigma sociale che colpisce i giovani italiani in un paese odioso, e che li odia, ha continuato a essere urlato ieri a Cagliari, Nuoro, Sondrio e Bergamo. E le occupazioni continuano. Dopo il Gioberti una settimana fa ieri sono stati occupati altri tre licei di Torino: il Cattaneo, il Primo Levi e l’Alfieri. Gli studenti hanno occupato gli spazi delle scuole, facendo partire le assemblee nei cortili. Non sono stati da meno gli studenti a Milano dove continua a crescere la mobilitazione. Ieri è stato occupato il liceo classico Carducci di via Beroldo.
ECCO le rivendicazioni: lo psicologo a scuola diventi una figura fissa per il benessere psicologico, la revisione totale dell’alternanza scuola-lavoro (Pcto) dopo la morte all’ultimo giorno di stage di lavoro di Lorenzo Parelli, 18 anni; marcia indietro del ministero dell’Istruzione sulla decisione di reintrodurre gli scritti alla maturità dopo due anni di Dad che hanno devastato i percorsi didattici e la salute psicofisica di un’intera generazione. Sulla maturità dicono: «Non riteniamo che il percorso si possa valutare attraverso l’esame voluto dal ministro Bianchi dopo le difficoltà di questi anni – spiegano gli studenti – Sosteniamo un approccio che garantisca al soggetto in formazione di apportare elementi di soggettività e pensiero critico al processo valutativo, valorizzando la multidisciplinarietà e il totale percorso di studi dello studente».
RISULTANO, in questo contesto, dissonanti e anacronistici i tentativi dei ministri di recuperare. Bianchi ha scritto una lettera dove ha ribadito che il governo non intende cambiare alcunché. Un’iniziativa disastrosa che ha rafforzato l’indignazione degli studenti. Oggi pomeriggio si terrà un incontro con le consulte degli studenti, organismi istituzionali su base provinciale, per molti sarà online. Gli studenti l’hanno bollata come di «routine» e non rispondono le motivazioni che li hanno spinti in piazza nelle ultime settimane. «Non abbiamo bisogno di atteggiamenti paternalistici dei signori del ministero: la paura che abbiamo per il nostro futuro passa risolvendo i problemi» sostiene Tommaso Biancuzzi (Rete degli studenti medi). «La scuola deve essere un luogo di crescita e relazione non palestra di sfruttamento, precarietà e morte» sostiene Luca Redolfi dell’Unione degli studenti (Uds). Viene rilanciato il percorso nato in questi mesi (le mobilitazioni, come raccontiamo su Il Manifesto, sono in corso da ottobre-novembre 2021), e parla di «Stati Generali della scuola pubblica» che si riuniranno a Roma assieme a realtà politiche e sociali «per ricostruire un nuovo immaginario della scuola».
PER CAPIRE il desiderio di rottura, e trasformazione, che permea le mobilitazioni studentesche bastava vedere ieri sui social la foto di uno striscione rimbalzato probabilmente da Torino, ma ricorrente in molti cartelli visti nei cortei di venerdì scorso: «La vostra normalità ci sta stretta».
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