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Su Telegram si raccontano mondi

Su Telegram si raccontano mondi

Cultura online «Le Storie al telefono».: come nasce in una notte un'iniziativa di condivisione con i podcast di romanzi e novelle letti dagli utenti. Tra loro ci sono insegnanti, attori, giornalisti, ricercatori, musicisti, psicologi, fotografi. Ma anche operatrici di call center e telelavoratori del settore turistico

Pubblicato più di 4 anni faEdizione del 25 marzo 2020

«Quella sera, mentre il presidente del Consiglio firmava il decreto che rendeva la Lombardia, il Veneto e alcune province piemontesi ed emiliane zona rossa, mentre molti scappavano al Sud, io, che sono pugliese, sono rimasta dov’ero». Chiara Magrone, content creator 32enne, vive a Bologna.
Quel sabato sera (7 marzo, ndr) era al telefono con alcuni amici del suo paese. «Ci siamo detti che dovevamo fare qualcosa per aiutare le persone che dal giorno dopo avrebbero dovuto restare in casa. Così, nell’arco di una notte, abbiamo avuto l’idea – quella di Storie al telefono – preparato il format e, all’alba, aperto il canale Telegram per dar vita al nostro progetto di solidarietà digitale». Si tratta di un gruppo virtuale creato per condividere i podcast di romanzi e novelle letti dagli utenti che vi si iscrivono. Una sorta di Decameron moderno che valica le mura di Villa Palmieri.

«Sono circa ottocento le persone che si sono aggiunte al canale a fronte di un lavoro quotidiano di diffusione e coordinamento svolto da me e altri 4/5 amici. Alcune case editrici indipendenti e associazioni ci hanno poi aiutato a far conoscere alle persone il nostro progetto». Storie al telefono, un omaggio alle più celebri Favole di Gianni Rodari, ha debuttato con alcuni estratti dal suo Libro degli Errori. Un esordio con oltre mille visualizzazioni. Le oltre cento storie già disponibili – tutte scaricabili in qualsiasi momento – sono frutto dell’impegno di centotrenta lettori/lettrici che hanno creduto nell’idea, «Tra loro ci sono insegnanti, attori, giornalisti, ricercatori, musicisti, psicologi, fotografi. Ma anche operatrici di call center e telelavoratori del settore turistico». Un universo eterogeneo che ha dato vita a un indice che attraversa il mondo: La Peste di Albert Camus, Le Città invisibili di Italo Calvino, Beirut my Birthmark di Dima Matta, ma anche Delfin delfinero di Soledad Cruz Guerra e alcuni contenuti in inglese per rispolverare la lingua.

L’idea è venuta dopo aver sentito parlare di alcune maestre d’asilo che raccontavano storie ai loro alunni su whatsapp. «Abbiamo pensato che in questa fase del nostro Paese, il sostegno più grande dovesse andare agli adulti, in particolare ai precari rimasti a casa dall’oggi al domani. Non prendiamoci in giro: gli aiuti stanziati per gli autonomi sono ridicoli. È invece necessario un reddito di quarantena per le partite Iva come me e per quelli che – come alcuni miei amici – sono stati licenziati in questo periodo», spiega Magrone che poi racconta di come i podcast caricati su Telegram siano di conforto anche per le persone che sono costrette ad andare a lavorare. «Un’infermiera dell’Ospedale di Cremona, si è iscritta al canale e ha confessato che le narrazioni che ascolta sono un grosso aiuto per quando, stremata, rientra a casa a fine giornata».

Una storia che si aggiunge alle molte altre di cui l’ideatrice del progetto è orgogliosa. Lo è meno per come vengono trattati i lavoratori: «Mio padre opera in un laboratorio in cui si effettuano tamponi. Mia madre, che la sera lo aspetta a casa, è immunodepressa. Come deve sentirsi lui ogni giorno, quando rientra a casa? A coloro che svolgono attività indispensabili per combattere l’emergenza serve un supporto psicologico. Noi facciamo una piccola parte, regalando pochi minuti di svago, ma serve qualcuno che stia loro accanto. In primis, lo Stato».

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