Dopo aver conquistato la maggioranza assoluta alla Rada Volodymir Zelensky si prepara a varare il suo governo. Su chi dovrà guidarlo circolano già molte ipotesi e voci. Qualche giorno fa Kommersant aveva ipotizzato per la premiership una rosa di nomi tra cui spiccavano Vladislav Rashkovan, rappresentate ucraino del Fmi, e il presidente di Naftogaza Andrey Kobolev.

Ma nelle ultime ore il candidato più probabile è diventato Alexey Goncharuk. Avvocato di 35 anni, è figura sconosciuta. Prima di diventare il vice capo dello staff del presidente, il suo curriculum era striminzito: deputato mancato alla Rada nel 2014 con uno score dello 0,1% dei voti, aveva svolto in seguito ruoli di secondo piano in una serie di aziende di Kiev.

Malgrado ciò il suo programma economico – per come è stato presentato ieri in un’intervista a Bloomberg – rischia di non essere dimenticato da generazioni di suoi concittadini.

Si tratta, per gli esperti, del più grande programma di privatizzazioni e di dismissioni di asset statali mai avvenuto, per rapidità e dimensioni, in Europa orientale. Prima di tutto nel settore fondiario. «Stiamo discutendo con la Banca mondiale dei modelli di riforma agraria, in particolare, per quanto riguarda la possibilità che gli stranieri possano acquistare la terra».

Chiamare «riforma agraria» un gigantesco trasferimento di ricchezza dai kolchoz ai privati è degno della neolingua orwelliana, ma secondo Goncharuk «nell’ipotesi liberale ciò consentirà di aumentare il Pil di oltre il 3% l’anno e nel peggiore dei casi dello 0,5%».

Che le ricette neoliberiste abbiano prodotto solo disastri in Ucraina, fino a far crollare il paese al 170esimo posto dei rating mondiali per tenore di vita, non sembra sfiorare il premier in pectore, che ha sostenuto la necessità di privatizzare anche le poste e le ferrovie del paese. «Stiamo considerando le opzioni più indolori dal punto di vista delle ricadute occupazionali», ha sostenuto Goncharuk.

In cima ai pensieri del nuovo governo ucraino però c’è la privatizzazione dei settore creditizio destinato a finire in mani occidentali: «Le banche dovrebbero essere vendute per prime. Voglio che dieci banche di grosso calibro entrino sul mercato ucraino», ha affermato Goncharuk.

L’obiettivo è ingolosire il capitale americano ad allungare gli artigli su quel poco di appetibile che è rimasto nel paese. Non a caso la scorsa settimana il consigliere di Trump per gli affari ucraini, Kurt Volker, è atterrato a Kiev per una serie di colloqui per sondare le opinioni dei principali attori della politica e del business e la Monsanto sembra essere in pole position per mettere le mani sulle fertili Terre nere.

Il piano di dismissioni dovrebbe garantire un nuovo maxi-prestito del Fmi per i prossimi 3-4 anni che consentirà perlomeno di onorare il pagamento del debito estero, giunto al 90% del Pil annuo dell’intero paese. Negli scorsi cinque anni l’Ucraina ha ottenuto da Fmi e Ue oltre 20 miliardi di dollari di aiuti.